Ponteranica, la resurrezione nel polittico di Lorenzo Lotto

Particolare del polittico di Lorenzo Lotto a Ponteranica

Dal 16 al 21 aprile il Vescovo Francesco visiterà, durante il suo pellegrinaggio pastorale, l’Unità Pastorale di Ponteranica. La chiesa parrocchiale di Ponteranica, dedicata ai Santi Vincenzo e Alessandro, custodisce un  prezioso polittico dipinto da Lorenzo Lotto. L’opera è firmata e datata sulla roccia su cui poggiano i piedi di Giovanni Battista, purtroppo però l’ultima cifra è cancellata: 152?. Sembra che l’opera sia stata commissionata per la Pasqua del 1522, data entro la quale l’artigiano specializzato Pietro de Maffeis da Zogno avrebbe dovuto consegnare la struttura lignea dorata entro la quale sarebbero state collocate le tavole dipinte. «La scadenza pasquale del 1522 prescritta all’artigiano è del resto perfettamente in linea con il significato eucaristico e sacrificale del complesso lottesco» scrive don Enrico D’Ambrosio.

Il racconto per immagini di questo polittico ci aiuta a rileggere il momento dell’anno liturgico che stiamo vivendo, ci rivela il significato della Pasqua. Cristo risorto, infatti, è il centro fisico e del significato di quest’opera. Gesù divide la scena dell’Annunciazione, come a dire che già nel momento in cui è sceso nel grembo di Maria Gesù sapeva che sarebbe morto e risorto. L’ambone dove poggia il libro che Maria stava leggendo «è robusto, essenziale, è una mensa: la tavola della parola. È solenne e sobrio, potrebbe quasi assomigliare a una mangiatoia: la parola si fa carne. L’ambone potrebbe assomigliare a un altare: la parola è Eucarestia». Nella nascita di Gesù c’è già la sua Resurrezione. Maria tiene lo sguardo rivolto verso il basso, è turbata ma dichiara con un gesto la sua disponibilità. Il suo volto è illuminato da una luce che proviene da sinistra, dall’angelo che è sceso a portarle lo Spirito di Dio, raffigurato come una colomba. Dietro la colomba un sole con tre raggi che si apre nelle tenebre, «è la presenza della Trinità nella storia dell’uomo», un sole che «sorge dall’alto per rischiarare chi sta nelle tenebre e nell’ombra di morte». Anche dal capo di Gesù si irradia una corona di luce con tre raggi, che sostituisce quella di spine: è Risorto. Dal suo costato zampilla il sangue che riempie il calice. Il sangue del sacrificio di Cristo sgorga come acqua da una fonte viva, l’Eucarestia è una fonte di vita per i cristiani, il centro della nostra fede. 

Anche se Cristo ormai è «glorioso, sulle nubi del cielo, porta per sempre i segni dell’incontro di Dio con l’uomo. Dopo questo incontro anche Dio non è più come prima (Prefazio Pasquale III) […] Egli rimane per sempre in mezzo a noi e si rende presente nella comunità che fa Eucarestia». Anche la storia dell’uomo non è più come prima dopo la Resurrezione. Adesso ognuno di noi sa che Dio è al suo fianco, che anche se Gesù è tornato dal Padre, non ci ha abbandonato. Per Dio l’uomo è prezioso, lo vediamo nella parte inferiore del polittico che «dice la parola e l’azione umana del profeta, il Battista, che  preannuncia il Cristo nella sua Passione e morte e degli apostoli Pietro e Paolo, testimoni della sua Resurrezione. […] Dalla Pasqua nasce la Chiesa, Pietro e Paolo. La Chiesa non sostituisce né succede a Cristo, lo rende presente nel Sacramento, nella Parola, nella Carità». Pietro ha le chiavi e un libro chiuso, è rappresentato da Lotto come custode della Parola e proprio a lui, che rappresenta la Chiesa, sono state consegnate le chiavi per aprire il libro della Parola. Paolo ha la spada e un libro semi-aperto posto a terra: «perché la parola parli deve toccare la terra, la storia di chi la ascolta». Giovanni Battista, profeta che annuncia Gesù come Agnello di Dio, ha uno sguardo «sofferente, dice la passione profetica della morte, quello di Cristo è sereno dice la gloria compiuta di quella morte». Gesù Risorto, in alto, al centro, racchiude tutto il significato della storia dell’uomo, è il suo compimento.