Verso l’alt(r)o, la meditazione della settimana: la vita nuova che ogni Pasqua ci dona

«Ciò che diciamo principio
spesso è la fine, e finire
è cominciare. La fine
è là onde partiamo» 

T.S. Eliot, Quattro quartetti

Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla. Peggio di questa Pasqua, che non è semplicemente un tempo liturgico, ma è il passaggio di vita che questo momento storico ci sta consegnando, c’è solo la disgrazia di non riconoscerla. E di non riconoscerLo. Per vederci meglio, bisogna ritrovarsi accecati: solo così è possibile ricominciare. San Paolo insegna. 

Ma il punto è che la vita nuova che ogni pasqua, ogni passaggio, ogni crisi, ci dona è proprio un dono, non qualcosa che ci costruiamo da noi stessi. Si parla tanto di nuovo inizio, di ricominciare, e non vediamo l’ora di farlo. Però, forse, non vediamo nemmeno il “come”. E il “da Chi”. Si può iniziare a vivere solo se ci sono un Padre e una Madre. La novità non si fa, ma si riceve. E invece la tentazione della mentalità da Torre di Babele si ripresenta: fare, darsi da fare, tantissimo, perfino per arrivare a Dio. Mattoni pesantissimi sulle spalle per toccare il cielo. Sempre più in alto, ma sempre più lontani dagli altri, di nuovo: la gloria dell’opera rischia di essere più importante delle persone.

Questo intreccio di pasque, quella liturgica e quella dell’altra grande liturgia che è la vita, il qui ed ora, si è rinnovato di nuovo per noi, per ricordarci che la cosa più importante è lasciarci fare da Dio, vivere da figli amati del Padre. Stare con Lui, prima ancora che fare per Lui. Cristo ci ha già amati, prima che ci mettessimo a realizzare qualsiasi opera. E ci ha amati tanto da dare la vita per noi. Ricominciamo prima di tutto da questo Amore. Ricominciamo rimanendo: Gesù ha cambiato la storia rimanendo inchiodato a quel legno, nell’impotenza e nell’inutilità. 

E ricominciamo dalla Pasqua, andando oltre, non facendo cose nuove ma facendo nuove tutte le cose.