Voglia di natura, di corse nei prati, di vita all’aria aperta

Il miglior rimedio per coloro che sono impauriti, soli o infelici, è uscire fuori, da qualche parte dove possono essere tranquilli, da soli con Dio e la Natura. Perché solo allora si sente che tutto è come dovrebbe essere e che Dio desidera vedere la gente felice, in mezzo alla semplice bellezza della Natura.

Anton Chekhov

La bellezza della natura. Quella sensazione di libertà che ti assale quando respiri a pieni polmoni, con attorno solo alberi e terra bagnata. Quella voglia di sentire l’aria che ti soffia in faccia, di guardare le nuvole che corrono, di annaffiare un orto, di osservare dove sta andando quella formica così indaffarata. Il gocciolare dell’acqua, il cinguettare degli uccelli. Il silenzio. Quel silenzio che è oro, dopo una giornata passata tra voci sempre troppo squillanti, invadenti, penetranti.

Ecco, la natura, in questi giorni, è la mia medicina. Dopo un mese di didattica a distanza i miei bambini sono tornati a scuola meno di una settimana fa, ma la più piccola è già a casa, di nuovo, la sua classe in quarantena, quattordici giorni di Dad ancora davanti, quattordici giorni di vita sospesa. Perché per me significa dover per l’ennesima volta fermarmi, nell’istante stesso in cui finalmente speravo di ripartire.

Non sono stanca fisicamente. Lo sono mentalmente. E allora cerco rimedi facili, immediati, efficaci. Tipo rinchiudermi qualche minuto da sola in camera e respirare (o urlare ai muri). Tipo approfittare di quella preziosa mezz’oretta libera per stare immersa nella natura. Lì succede una cosa meravigliosa. Spengo il cervello. I pensieri restano sospesi, troppo in alto e troppo vaghi per essere afferrati. Sorrido. Vivo l’attimo, l’istante, il presente. Quel raggio di sole che filtra tra i rami, quel fiore che vola spinto dal vento.

Ciò che sarà sarà, intanto sono qui, ho attorno la meraviglia. Sono grata di poter comunque, sempre, essere felice.