Preghiera per le vocazioni. Il vescovo: “Ognuno è chiamato a scoprire la propria e a impegnarsi per realizzarla”

“Scoprire la propria vocazione e seguirla con tutto il cuore” è un’attitudine che appartiene a ogni cristiano a qualunque età, non soltanto ai giovani, ha sottolineato il vescovo monsignor Francesco Beschi alla veglia diocesana per le vocazioni che si è svolta ieri sera nella chiesa parrocchiale di Villa d’Almè, in preparazione alla 58 Giornata mondiale di preghiera che si celebrerà domenica.

L’incontro si è svolto nei luoghi in cui monsignor Beschi sta proseguendo in questi giorni il suo pellegrinaggio pastorale, nella fraternità presbiterale di Ponteranica-Villa d’Almè, nel territorio della Cet (Comunità ecclesiale territoriale) 9.

La figura di San Giuseppe è stata il filo conduttore della veglia, declinato attraverso letture, meditazioni artistiche, musica, canti e la testimonianza di suor Federica, della congregazione delle suore delle Poverelle, che da un anno e mezzo vive nella sezione femminile del carcere di Bergamo accanto alle detenute.

Papa Francesco ha indicato come strada maestra per questa giornata la preghiera, e su questo tema si è concentrato anche l’intervento del vescovo: “Gesù – ha spiegato – ci indica la strada maestra perché ognuno possa scoprire la propria vocazione e seguirla con tutto il cuore. Anche persone che hanno la mia età possono pregare perché il Signore rinnovi la meraviglia della sua vocazione e la gioia della nostra risposta. La via che ci chiede di seguire è quella della preghiera. Come dice Papa Francesco “tutto nella Chiesa nasce dalla preghiera e cresce grazie ad essa”. Il vescovo si è soffermato sulle tre parole indicate dal Papa ispirandosi al percorso di San Giuseppe “sogno, servizio e fedeltà”: “Giuseppe segue ciò che un angelo gli ha detto in sogno. Allo stesso modo il sogno di ogni persona ha a che fare con l’amore. Ognuno sogna di realizzarsi nella propria professione, di costruirsi una bella casa, di ottenere risultati nella propria ricerca, ma è l’amore che dà senso alla vita perché ne rivela il mistero, è come se contenesse una specie di tesoro nascosto. Ho incontrato in questi giorni un gruppo di giovani e ascoltandoli ho riscoperto che la ricerca del tesoro è proprio della loro età, ma anche da adulti non bisogna smettere. Il tesoro nascosto è quello che davvero riempie la vita, e si realizza nel donarla. Così Giuseppe si è messo a servizio del compito che gli è stato dato”. Avrebbe potuto cedere al dubbio e alla paura: “Allo stesso modo noi possiamo andarcene o scegliere di essere responsabili. Realizzarsi, incarnare un compito non è solo svolgere una professione, quindi fare il medico, ma essere”. E la fedeltà? «È la condizione per alimentare un clima quotidiano di fiducia – ha sottolineato monsignor Beschi -. La fedeltà è conservazione. Nella vita non è solo questo però, vuol dire anche quotidiana corrispondenza e relazione viva e vivificante, che si realizza ogni giorno. Come si alimenta? Alla luce della fedeltà di Dio. La fedeltà del credente è custodire ciò che conta”.

Ha parlato di sogno, servizio e fedeltà anche suor Federica Greco, raccontando la sua esperienza quotidiana accanto alle detenute: “Il carcere è un luogo di isolamento, dove si possono avere contatti limitati e a volte mi sento anch’io prigioniera. È una delle periferie del mondo di cui parla Papa Francesco, ma per me è un privilegio stare con queste persone, anche in una realtà pesante, faticosa, in cui bisogna avere a che fare con situazioni ferite. Questo luogo abitato dalla sofferenza mette profondamente alla prova, mi aiuta a comprendere come Dio agisce in me e attraverso di me, è un continuo allenamento alla fedeltà”. Suor Federica ha raccontato le sue giornate trascorse al lavoro nella lavanderia del carcere e nel laboratorio dove attualmente si confezionano mascherine: “È uno spazio di ascolto, corresponsabilità, crescita, un luogo educativo e di prossimità in cui alcune distanze si annullano e davvero posso sperimentare la fedeltà quotidiana, rimanere tra gli ultimi, imparare da loro, ripetere così il mio sì ogni giorno». 

Don Raffaele Cuminetti, moderatore della fraternità, ha concluso con l’auspicio che il pellegrinaggio pastorale e l’impegno nella preghiera “ci aiutino a rafforzare i nostri legami di fraternità, contenti di essere cristiani”, mentre dal vescovo è arrivato l’invito a continuare la preghiera per le vocazioni “perché ognuno scopra la propria e cerchi con tutte le sue forze di realizzarla”.