Quella dolorosa intolleranza verso i religiosi. Ma c’è ancora spazio per generosità e dono

Un’amica suora mi raccontava con dispiacere di essere stata presa in giro e apostrofata per strada per l’abito che porta. Questo suo racconto mi ha procurato molto dispiacere: a voi è mai capitato di risentire di ostilità o pregiudizi in quanto religiose? Se penso alle congregazioni femminili della nostra diocesi mi vengono in mente molte opere importanti e preziose: dalle scuole materne alle comunità di accoglienza per persone in difficoltà, dalle missioni nei Paesi Poveri alla vicinanza alle persone ammalate. Eppure oggi le vocazioni sono sempre meno. Che cosa ne pensate? Da che cosa dipende?

Grazie e un saluto

Giusy

Cara Giusi, proviamo anche noi sofferenza per quanto è accaduto alla tua amica suora, ma non ci stupiamo di questo gesto segno di intolleranza e di ostilità verso tutto ciò che è “religioso”. Nei confronti di noi religiose a volte prevale l’indifferenza, altre volte lo scherno, l’ironia o il compatimento. Sino a qualche anno fa, nelle poche uscite dalla clausura, noi sorelle eravamo oggetto di curiosità e di un vago interesse da parte di qualche persona che incontravamo in ospedale o sui mezzi pubblici: qualche giovane sorrideva o toccava l’amico con il famoso “tua” come segno di scaramanzia. Ora cogliamo solo indifferenza, e raramente qualche persona si rivolge a noi incuriosita per la nostra giovane età o per l’abito che indossiamo. Stiamo vivendo un cambio d’epoca che sta trasformando tutta la società. La storia della vita consacrata nella nostra diocesi è ricca di opere delle molte congregazioni che hanno educato intere generazioni di bambini e ragazzi, assistito poveri e malati, anticipando con i diversi carismi le istituzioni pubbliche. La nostra terra profuma di una ricchezza di vita e di Vangelo espressione di una religiosità semplice, ma vera, che ha generato tanta santità “della porta accanto”. Purtroppo non custodiamo la memoria del passato che ci ha generato e ci concentriamo sul presente, su ciò che sfugge e passa velocemente. La diminuzione delle religiose e la carenza di vocazioni alla vita consacrata e sacerdotale stanno impoverendo il tessuto umano e spirituale delle nostre comunità. Possono essere diverse le cause di questo impoverimento vocazionale: il calo della natalità, la crescente scristianizzazione, il consumismo e l’individualismo che porta a pensare solo a sé, la mondanità spirituale. La nostra è un’analisi molto superficiale poiché la realtà è molto complessa, ma nelle cause non possiamo tacere anche le contraddizioni e le fragilità che feriscono la chiesa e i suoi membri. La certezza che ci abita è che il Signore continua a chiamare a sé, ad attirare al suo amore e non si stanca di chiamare alla sua sequela: ai giovani l’invito ad ascoltare la sua voce tra le tante che popolano il loro quotidiano.

Anche le famiglie cristiane e le parrocchie, dovrebbero assumere maggiormente il compito di educare i giovani alla scoperta della vita come risposta all’amore, all’interno della quale discernere la propria via di realizzazione. Se l’esperienza della vita cristiana viene vissuta come relazione con Dio che ci è Padre e ci ama personalmente, e non come un padrone che ci chiama ad osservare alcune regole, la vita può essere questa risposta all’Amore. Inoltre, la testimonianza di cristiani contenti di credere nel Signore, convinti che solo lui può donare pienezza alla vita e dare senso all’amare, al soffrire, alle gioie, alle fatiche della vita, è forza attrattiva e vocazionale. La pandemia sta cambiando l’orizzonte dei nostri stili di vita poiché siamo di fronte a un evento che ci ha sorpreso e ferito e ha posto interrogativi sul senso del vivere e del morire. Questa situazione di incertezza può essere occasione preziosa per interrogarsi, lasciarsi ferire dalle domande di senso che abitano nel profondo del cuore e che possono aprire sentieri di ricerca e di senso. I giovani sono capaci di grandi ideali, di slanci di generosità, di dono totale e forse hanno bisogno di adulti che sappiano fare loro proposte coraggiose e totalizzanti. Abbiamo tutti il coraggio di proporre grandi ideali, perché la vita è il compimento di un sogno di giovinezza: aiutiamo i giovani a realizzarlo!