Francesca, freelance, con un bimbo appena nato: «Ho dovuto chiedere aiuto alla Caritas»

La pandemia ha creato nuove povertà, portando diverse persone a rivolgersi alle istituzioni del territorio per poter arrivare a fine mese. Diverse le famiglie che hanno riscontrato difficoltà, non solo economiche, e che hanno potuto usufruire del fondo « Ricominciamo insieme » gestito da Caritas con i fondi della diocesi di Bergamo con il sostegno di Intesa San Paolo e della Cei attraverso l’8 per mille. «Non avrei mai pensato di dover chiedere aiuto alla Caritas : ma dopo un anno in cui il lavoro non è ripreso e un neonato, ho dovuto farlo ». Francesca (nome di fantasia), 38 anni, lavorava nel mondo della comunicazione, come libera professionista, e collaborava anche con un ufficio turistico della Bergamasca. «Da marzo 2020 il lavoro era diminuito ovviamente, ma riuscivo comunque a fare qualche oretta da remoto. Ero incinta di mio figlio : mi sarei presa qualche mese di maternità, da maggio a settembre, per poi rientrare a ottobre». E invece, l’amara sorpresa : «A settembre mi hanno chiamata per dirmi che la mia presenza non era più necessaria : pensavo ovviamente fosse legato al Coronavirus, dato che gli eventi – che erano una voce non indifferente per le entrate dell’ufficio turistico – erano stati tutti annullati. Ma credevo che avrei fatto comunque qualche ora a settimana. Ho poi scoperto che ero stata sostituita con un’altra persona, una tirocinante assunta tramite un bando di Regione Lombardia. Essendo libera professionista, non ho potuto accedere a disoccupazione o altri aiuti». Anche come libera professionista nell’ambito della comunicazione le cose non le vanno meglio : « Tante collaborazioni che avevo appena iniziato e che stavano andando bene hanno subito uno stop a causa della mancata pubblicità e quindi dei mancati introiti per pagare i collaboratori ». Con un affitto da pagare, la spesa alimentare e un figlio appena nato, esaurita la maternità, per riuscire a far quadrare i conti, l’unico appiglio rimane chiedere aiuto.

« Sin da adolescente mi sono sempre data da fare per riuscire a mantenermi da sola, per cui chiedere aiuti esterni è stato un duro colpo, anche se per una situazione non dipendente da me. Ho dovuto mettere il mio orgoglio da parte e non vergognarmi della situazione che stavo vivendo. Grazie al progetto Ricominciamo insieme siamo riusciti ad ottenere un aiuto per pagare due mensilità d’affitto, che ci ha permesso di avere un po’ di sollievo».

L’affitto è puntuale, la cassa integrazione no

Anche Miriam (nome di fantasia), ha usufruito di questo fondo : «Mio marito fa catering, quindi con la pandemia di lavoro non ce n’era – racconta -. Abbiamo tre figli: il primo frequenta le superiori, il secondo le elementari, mentre l’ultimo ha da poco compiuto tre anni. Già pre-Covid avevamo delle difficoltà, poiché è un lavoro che non dura tutto l’anno, ma nove mesi, e nei tre di fermo non si riceve cassa integrazione o altro. Con la chiusura a causa del Covid, avendo un contratto a tempo indeterminato, riceveva la cassa integrazione, ma non copriva tutto lo stipendio abituale e in più spesso le mensilità arrivavano in ritardo, ma affitto e bollette, quelle non si potevano posticipare ». E così, per la prima volta, la famiglia si rivolge alla Caritas : « È stato un aiuto molto utile e importante in un momento difficile: siamo riusciti a pagare l’affitto per tre mesi, le bollette e fare la spesa. Non era facile in quel periodo riuscire a dormire, con tutti i problemi che affollavano la nostra testa : oltre ai morti all’esterno, in casa la situazione economica che dava altre preoccupazioni. Ci chiedevamo : il mondo è fermo, ma le fatture non vengono messe in pausa, come faremo a pagare?». Oltre alla situazione economica instabile, qualche difficoltà dovuta anche alla didattica a distanza, da organizzare in spazi ristretti e senza materiali informatici adeguati : «Viviamo in un appartamento di 49 metri quadri : uno studiava in cucina, uno in camera, mentre il piccolo giocava in soggiorno e io cercavo di seguire un po’ tutti. Inoltre non avevamo né pc né stampante : per il grande ci è stato dato un tablet dalla scuola, che abbiamo poi restituito a fine anno, mentre il mezzano seguiva le lezioni dal mio cellulare. Abbiamo poi dovuto comprare la stampante per i vari compiti ed esercizi, un’altra spesa in più. E non avevamo l’adsl all’inizio, andavamo avanti a ricariche telefoniche che però finivano subito». E conclude : «Nonostante queste difficoltà, siamo riusciti a superare tutto. Ora mio marito attende che possa ricominciare a lavorare, a settembre iscriverò il piccolo all’asilo: vorrei poter lavorare anch’io. Speriamo che tutto migliori ».