Museo della Basilica di Gandino: «Il nostro punto di forza sono i volontari»

«È come se la chiusura ci avesse messo in letargo : essendo un museo ci siamo adeguati alle varie regole dei decreti che si sono susseguiti, ma finalmente ora abbiamo potuto riaprire». Francesco Rizzoni è il rettore del Museo della Basilica di Gandino, fiore all’occhiello in Valseriana in cui sono conservati principalmente i tesori che i mercanti e le nobili famiglie hanno donato alle chiese gandinesi dal XV° secolo ai giorni nostri, e che si divide in tre sezioni distinte : museo di arte sacra, museo dei presepi e museo dell’archeologia tessile, con una delle più importanti raccolte mondiali di merletti e ricami in oro, argento e fibra.

«Eravamo già pronti ad aprire dal primo marzo – prosegue il rettore -, ma il ritorno alla zona arancione ha reso vano gli sforzi dei volontari ». La forza del museo, oltre alle opere in esso contenute, sono infatti anche « Gli amici del museo », un gruppo formato da una ventina di volontari – di età compresa tra i 36 e gli 86 anni, soprattutto donne – che accolgono e accompagnano i visitatori all’interno della Basilica, del Museo e anche in paese e nelle chiese sussidiarie, facendo loro da guide : « Il museo non solo permette di far conoscere la ricchezza del borgo, ma ha anche un risvolto sociale, dato dai volontari : per questo motivo il fermo ci ha penalizzato ulteriormente». Nessuna attività on line o tour virtuali organizzati durante il periodo di chiusura : « Non abbiamo percorso questa strada, anche se per il futuro stiamo valutando se partecipare a un bando per realizzare dei tour virtuali. Ma il nostro è un museo che va visitato. Durante questi mesi, quando era possibile, ci siamo ritrovati più volte per fare le pulizie e discutere dei vari progetti. Ora riapriamo con una novità : sarà infatti possibile visitare il museo in settimana su prenotazione. Un modo per dare la possibilità a più persone di scoprire l’esposizione e che permetterà in questo modo di diluire ulteriormente i visitatori. Saremo poi aperti il sabato e la domenica pomeriggio e i giorni festivi». L’entusiasmo per questa riapertura è stato alto : « C’è molto entusiasmo, anche se accompagnato da un po’ di titubanza per le difficoltà della ripresa delle  normali attività. Ovviamente abbiamo riaperto garantendo distanziamenti, sanificazione dei luoghi ed utilizzo dei DPI ». Il Museo ha riaperto il 26 aprile : « C’è già stato qualche visitatore, e stanno cominciando a telefonare per chiedere informazioni. Due settimane fa sono venuti in visita dei bambini di quinta elementare : abbiamo infatti dei percorsi adeguati alla loro età ». Tuttora visitabile nelle sale del Museo la tela “inedita” di Carlo Ceresa, presentata in anteprima lo scorso autunno. Nativo di San Giovanni Bianco, in Valle Brembana, Carlo Ceresa (1609-1679) fu con il Baschenis il pittore più importante del ‘600 in terra Bergamasca. L’opera esposta nel Museo, databile al terzo quarto del Seicento, proviene da una cappella gentilizia ed è considerata inedita in quanto mai studiata finora. Una riapertura dunque tranquilla, ma con uno sguardo nei mesi a venire : «È l’anno gaspariniano, in cui si ricorda la figura di Quirino Gasparini, musicista e compositore originario di Gandino. Ci saranno diversi eventi, soprattutto concerti per riscoprirne le musiche. Come Museo faremo una mostra incentrata sulla sua figura e sulla moda del ‘700, attuando un confronto tra l’abito civile e l’abito sacro ». Per prenotazioni : 035.745425 e 340.6775066, oppure scrivendo una mail a segreteria.museo@gmail.com.