“Donando si impara”, kit scolastici per aiutare i bimbi al rientro a scuola

Donando si impara. È il titolo (e il motto) dell’iniziativa pensata dal Sermig di Bonate Sopra e da Associazione Lea Onlus che, in collaborazione con Caritas, hanno organizzato una raccolta di articoli di cancelleria, in previsione del nuovo anno scolastico e destinata ai bambini del territorio bergamasco.

«Secondo l’Istat, in Italia, oltre 2 milioni di famiglie vivono in povertà assoluta e non riescono a permettersi neanche l’acquisto del materiale scolastico – racconta Chiara Vitali, giovane volontaria del Sermig di Bonate –. A Bergamo e nella sua provincia, le famiglie in difficoltà sono più di ventimila e il numero è in aumento, anche a causa della pandemia. L’obiettivo di “Donando si impara” è quello di dar vita a kit scolastici completi e, possibilmente, crearne almeno duecento. Sarebbe un bel traguardo e un bel regalo per tutti quei bambini bergamaschi che si trovano in situazioni di fragilità».

Il materiale potrà essere consegnato presso il centro di smistamento delle spedizioni umanitarie, a Bonate Sopra, in via San Francesco d’Assisi, il 17 luglio, dalle 15 alle 17. Ma non solo. «Tramite Amazon, abbiamo generato una sorta di lista nozze – spiega la ragazza –, in cui poter ordinare direttamente quaderni, zaini, matite e tutto l’occorrente necessario affinché un alunno possa iniziare serenamente il quadrimestre. L’uso genuino della tecnologia ci ha premiati: a oggi, infatti, sono già arrivati tanti pacchi e ne siamo davvero contenti, ma la cosa non mi sorprende: anche a causa del Covid, il desiderio di aiutare il prossimo è sempre più diffuso e il Sermig, impegnato in diversi progetti (in Italia e nel mondo) è una realtà conosciuta e apprezzata, anche perché, ogni anno, attraverso i propri volontari, svolge attività educative con centinaia di giovani, nelle scuole, negli oratori e nelle associazioni».

Un entusiasmo, quello di Chiara, condiviso anche da Giulia Bossini, terapista della neuro e psicomotricità e referente équipe e progetti di Lea, associazione con sede a Curno che, da tre anni, si occupa di bambini con disabilità, attraverso diverse tipologie di percorsi (psicologici, logopedici, creativi…). «Conoscevamo il Sermig di Bonate da tempo, ma abbiamo avuto modo di confrontarci meglio con questo gruppo quando, anni fa, ci siamo ritrovati assieme all’Arsenale della Pace di Torino – racconta Giulia –. Frequentandoci ormai da tempo, ci siamo chiesti, dunque, cosa potevamo fare per il nostro territorio e, dato che Lea si occupa, oltre che di disabilità, anche di infanzia e genitorialità, l’idea della raccolta di materiale scolastico non è tardata ad arrivare, anche perché, avendo a che fare con i genitori, sappiamo bene quali siano i loro problemi. In questi giorni stiamo ricevendo diverse chiamate e richieste di informazioni; ne siamo felici e speriamo di poter raggiungere il più grande numero possibile di famiglie, ma sappiamo bene che presto dovremo rimboccarci le maniche per il lavoro di smistamento e distribuzione, così da risolvere almeno in parte i loro bisogni». Bisogni non solo materiali.

«Le ristrettezze economiche delle famiglie implicano il rischio che i bambini vivano male la scuola e che l’abbandonino presto, precludendosi, così, un futuro migliore, sia da un punto di vista lavorativo che sociale – afferma Chiara –. Tutto ciò non fa altro che generare spirali infinite di indigenza morale, prima che materiale, capace di fagocitare sogni, aspirazioni e speranze. Supplire alla mancanza di una penna a sfera o di una gomma, quindi, è un piccolo passo per garantire un futuro migliore ai nostri ragazzi». Ma la raccolta è anche un modo per condividere intenti e ideali, in nome di una positiva sinergia fra associazioni. «Crediamo sia molto bello lavorare insieme alle altre realtà associative – spiega Chiara –, soprattutto quando in gioco c’è il nostro territorio. È un buon modo per scalfire quell’insopportabile retorica che dipinge i giovani come svogliati e disinteressati alla propria comunità. Non è così e trovo fantastico che ci siano ragazzi pieni di risorse ed entusiasmo, in grado di coinvolgere anche gli adulti. Quel che mi preme dire, però, è che raccogliere materiale non significa, semplicemente, accumulare oggetti, bensì allenare continuamente lo sguardo, che deve essere vigile e attento e saper prendere coscienza delle fragilità presenti sul territorio e nel mondo. Spesso, ci si sente impotenti davanti alle ingiustizie e ai soprusi, ma anche le piccole e quotidiane azioni, se portate avanti assieme e tramite obiettivi comuni, possono fare grandi cose. È questa la consapevolezza che deve guidarci, perché è qui che si può riscoprire il senso del nostro agire e del nostro donare».