Da Bertone a Parolin

La nomina del nuovo segretario di Stato, mons. Parolin, fa pensare che il Papa sta iniziando davvero la riforma della curia. E, per farne capire il bisogno, molti media non risparmiano critiche anche aspre al predecessore, il card. Bertone, e plaudono al suo allontanamento.

IL  SORRISINO DEI DIPLOMATICI

Al riguardo io ho una mia idea del tutto personale, che oso condividere. Innanzi tutto Bertone non viene allontanato, ma semplicemente sostituito dati i suoi imminenti ottant’anni.

Quanto alle critiche, anche il Card. Bertone ha limiti e difetti ed è quindi criticabile. Ma il problema non è quello. A me pare non convincente la chiave di lettura del settennato Ratzinger-Bertone.

Per cominciare, i media sottolineano che la nomina di Bertone a segretario di Stato fu una sorpresa. Infatti, disattendendo vistosamente la tradizione vigente, il presule salesiano non proveniva dall’ambito della diplomazia vaticana, ma da tutt’altro ambiente. Ricordo che la cosa colpì anche me, tant’è che chiesi a due monsignori, diplomatici di professione, il loro parere sulla strana nomina ed essi si limitarono a sorridere. «Ho capito tutto» dissi loro. Il loro ambiente era perplesso, se non sconcertato. Comprensibilmente! Benedetto XVI con quella nomina aveva fatto capire chiaramente (forse troppo) di voler girare pagina nella curia romana e nella conduzione della Chiesa.

Proviamo a leggere tutto il successivo svolgersi dei fatti alla luce… di quel sorrisino.

LA DIFFICILE RIFORMA DI PAPA RATZINGER

Ratzinger, lo si sapeva, era stato eletto Papa, dopo le sue reiterate denunce di “sporcizia nella Chiesa”, con l’intento che facesse pulizia. Tra i problemi più pressanti c’era la piaga della pedofilia, particolarmente diffusa in alcune parti del mondo, e quella del nefasto carrierismo arrivista nella curia, da lui definito uno sfregio al volto della Chiesa. Per quanto riguarda la pedofilia, si tenga presente che le denunce arrivavano e arrivano alla congregazione della fede di cui il card. Ratzinger era prefetto avendo come primo collaboratore appunto mons. Tarcisio Bertone.

Del tutto comprensibile che nell’accingersi ad affrontare i problemi della pedofilia e del carrierismo in modo nuovo e più incisivo Benedetto XVI abbia voluto vicino il suo “vecchio” e fedele collaboratore, conoscitore come lui della gravità della situazione e convinto come lui dell’inadeguatezza con cui l’autorità della Chiesa la affrontava. Intendiamoci, non è che prima si insabbiassero le cose, ma in tutta buona fede si seguiva la linea della discrezione con l’idea che “i panni sporchi si lavano in casa”. Questo per Papa Benedetto evidentemente non bastava più.

Per me il calvario di Benedetto XVI e del card. Bertone inizia qui. In un primo momento la perplessità fu un atteggiamento naturale, umanamente comprensibile, come ho appena detto. È un po’ come nelle parrocchie. Quando arriva un parroco nuovo e dà segni di voler cambiare anche minimamente registro, l’emerito e i suoi collaboratori sono portati a sentirsi messi in questione.

I COLLABORATORI E LE LORO REAZIONI

Se le persone in gioco sono virtuose, soffrono, ma si adeguano e comunque non remano contro, e, se poi sono generose, arrivano anche a collaborare con impegno e lealtà. Ma se le persone non sono virtuose, Dio scampi.

A mio parere, in Vaticano, dopo la sorprendente nomina di Bertone a segretario di Stato, le persone leali e generose, sono state sicuramente tante. Ma non sono mancate nemmeno, purtroppo, le persone meschine, miopi e intriganti, con le conseguenze gravi che si son viste.

Sbaglierò, ma io vedo qui la spiegazione del fatto che, oltre alla resistenza sorda e il boicottaggio sotterraneo, si è rovesciato di tutto addosso sia a Benedetto, che a Bertone, riuscendo a convincere molti anche nella Chiesa, vanificando così, ottusamente, in gran parte le intenzioni del Papa.

C’è da augurarsi che l’insistenza con la quale lo stesso Papa Francesco ha già messo ripetutamente in guardia dal carrierismo (vedi gli incontri con i nunzi e con la curia) e la sua iniziativa di tornare alla tradizione nominando segretario di Stato mons. Pietro Parolin, che è un diplomatico di professione, portino pace e buona volontà dove serve.

IL TUO PARERE

Che cosa pensi della figura del card. Bertone?