Migranti: eccoci

Di fronte alle centinaia di morti delle ultime tragedie del mare occorre aprire nuovi canali umanitari di accoglienza: siamo davanti alla disperazione di persone che scappano non per cercare lavoro, ma per salvarsi dalla guerra e dalle dittature. Savino Pezzotta, presidente del Consiglio italiano per i rifugiati (Cir), punta il dito contro la Bossi-Fini e, nel contempo, si interroga sulle responsabilità dei cristiani «che non sempre sono stati in grado di trasmettere i valori che scaturiscono dal Vangelo».

Quali sono le cause di questa nuova ondata di immigrazione?
«L’Europa non ha più l’attrattiva di alcuni anni fa per chi cercava lavoro ed una condizione di vita migliore. Oggi i migranti arrivano da situazioni in cui nessuno di noi vivrebbe. Proviamo a metterci nei loro panni e chiediamoci cosa farebbe ciascuno di noi se vivesse in Eritrea, Somalia, Siria: tutti cercheremmo di fuggire dalla guerra. Se non iniziamo a renderci conto di ciò che sta succedendo attorno al Mediterraneo rischiamo di continuare a dare giudizi banali, superficiali, inumani».

Come stiamo affrontando questa emergenza?
«Siamo arrivati tardi. Già due mesi fa il Cir aveva previsto l’arrivo di una marea di profughi, di persone costrette a scappare dai conflitti in atto nei loro Paesi, e aveva sottolineato la necessità che il Paese si attrezzasse per far fronte a questa situazione. Il fatto che in tanti scappino con i propri bambini è la conferma che si scappa dalle guerre e non per cercare lavoro. E qualcuno continua ancora a dire “aiutiamoli a casa loro”: bene, che questi provino ad andare in aiuto in Somalia anche solo per due mesi dove neppure un intervento dell’Onu ha sedato il conflitto, oppure provino ad andare in Eritrea con la dittatura che c’è. Queste persone scappano e rischiano la vita per motivazioni che vanno oltre il dato economico; ma noi, ormai imbevuti di una mentalità meramente economica, giudichiamo gli altri non per le loro sofferenza, ma per come ci rappresentiamo la realtà: ma questa, al contrario, è una realtà di disperazione che viene dalla guerra».

La Chiesa come è in campo?
«Ci sono tante associazioni che si sono mosse con determinazione e sono in campo per l’accoglienza: penso alle Caritas e alle tante realtà che in questi anni hanno accompagnato migliaia di migranti. E, poi, oggi vengono pure accusate ed ascoltiamo anche cristiani che criticano il Papa. Da cristiano mi chiedo, a partire da me stesso, se siamo stati all’altezza di trasmettere il pensiero e gli insegnamenti cristiani alla nostra gente. Su questo credo ci sia una responsabilità anche di noi credenti».

Secondo alcuni sondaggi, la maggioranza degli italiani sembra contraria a stanziamenti a sostegno dei sopravvissuti alle ultime stragi del mare.
«C’è una responsabilità anche di noi cristiani che non siamo stati in grado di trasmettere i valori che scaturiscono dal Vangelo. Qui si parla di gente disperata; la si smetta di dire che vengono per rubarci il lavoro: vengano per salvarsi la vita. Per questo come Cir abbiamo proposto un’accoglienza temporanea e spalmata sui Paesi europei: perché chi scappa dal suo Paese per le guerre e le dittature sono proprio coloro che, poi, vogliono ritornare nella propria terra».

Il Cir chiama in campo anche l’Europa?
«La pressione migratoria, dei profughi e dei rifugiati oggi è un problema europeo. La civile Europa vuole dimostrare di essere davvero tale? Ma davvero un intero Continente come il nostro non riesce ad accogliere per il tempo necessario alcune migliaia di persone?».

A proposito di civiltà: Letta ha proposto, anche solo a titolo personale, l’abolizione della Bossi-Fini. Cosa ne pensa?
«Ne sto chiedendo l’abolizione da quando è stata introdotta. Anche prima della Bossi-Fini non si poteva essere clandestini, ma ora il reato di clandestinità, per come è stato introdotto, è diventato uno strumento che favorisce i trafficanti di persone: se è illegale entrare nel nostro Paese, anche in condizioni di emergenze, mi rivolgo a chiunque mi trasporta. Certo: occorre regolamentare il tutto, ma bisogna abolire la Bossi-Fini e il reato di clandestinità».

Quali sono gli interventi concreti più immediati che servono?
«Occorrono centri di accoglienza più umani; serve un rapporto per l’Europa per rendere questa fase meno traumatica. Il nuovo pattugliamento del Mediterraneo potrebbe servire per aiutare le persone ad arrivare attraverso un canale umanitario. Non lasciarle partire o respingerli significa consegnarli a condizioni disumane. La missione varata dal Governo è un passo nella direzione giusta a patto che non serva per i respingimenti, ma per evitare nuove morti in mare».
Gianluigi Ravasio