Il 21 ottobre è il giorno della “memoria liturgica” di padre Pino Puglisi. È la prima volta che viene ricordato dalla liturgia il martire di Cosa Nostra. In questa occasione, e per l’esattezza domenica 20 ottobre, è stata posta la prima pietra di un centro pastorale che sorgerà al Brancaccio di Palermo e che sarà dedicato allo stesso beato Pino Puglisi. La prima pietra era stata benedetta da Papa Francesco durante l’udienza dello scorso 16 ottobre.
IL PRETE UCCISO DALLA MAFIA
Don Giuseppe Puglisi, meglio conosciuto come padre Pino Puglisi (Palermo, 15 settembre 1937 – Palermo, 15 settembre 1993), è stato un presbitero italiano, ucciso da Cosa nostra il giorno del suo 56º compleanno a motivo del suo costante impegno evangelico e sociale. Il 25 maggio 2013, sul prato del Foro Italico di Palermo, davanti ad una folla di circa centomila fedeli, è stato proclamato beato. La celebrazione è stata presieduta dall’arcivescovo di Palermo, cardinale Paolo Romeo, mentre a leggere la lettera apostolica, con cui si compie il rito della beatificazione, è stato il cardinale Salvatore De Giorgi, delegato da papa Francesco. È il primo martire della Chiesa ucciso dalla mafia (Wikipedia).
UN SANTO “PASTORE”
Don Pino Puglisi – il beato Pino Puglisi – è figura luminosa, di grande rilievo ecclesiale. Il suo nome è stato ed è tuttora al centro di molto interesse, perché legato al mondo inquietante della mafia. Questo “dato” che ha catalizzato l’interesse della grande informazione, non deve però far dimenticare i motivi della canonizzazione di don Pino, prete esemplare, prete “pastore”. È precisamente questo che ne fa una figura di grande interesse ecclesiale, di quel tipo particolare santità che non si tira fuori dall’attività a favore del popolo di Dio, ma che diventa santo restandoci dentro e vivendola fino in fondo.
Si potrebbe anzi aggiungere che don Pino Puglisi è stato preso di mira dalla mafia non solo perché pastore, ma anche perché pastore che si dava da fare per offrire ai ragazzi e ai giovani un’accoglienza a tutto campo, che comprendeva anche attività educative e sportive le quali volevano ridare loro dignità diversa rispetto a quella dei capi mafiosi che controllavano il territorio. È questa lotta diretta “sul campo” contro la mafia che l’ha portato alla morte. Ma la morte di don Pino Puglisi, va notato ancora una volta, è stata in perfetta sintonia con la sua vita: è vissuto da pastore ed è morto perché pastore, in quel mondo e in quel quartiere.