Sogni e soldi

Un giorno a noi studenti capiterà di dover cercare lavoro… e si rivelerà (se continua così) un’ardua impresa. Con la crisi lo spazio, per un giovane laureato in cerca di impiego, è quello che è e allora bisogna adattarsi.

Studio giurisprudenza e sono andato a un seminario, organizzato dalla mia università, in cui un manager di un noto istituto di credito svizzero spiegava cosa richiedesse il mondo del lavoro a giovani laureati in giurisprudenza; ha dato informazioni preziose e interessanti, e noi studenti eravamo attenti a carpire tutti i segreti per emergere nella folta coltre di migliaia di laureati. Alla fine della relazione, c’è stato spazio per le domande: è utile un master? quanto è importante la conoscenza delle lingue straniere? E così via… Uno studente ha domandato: “ma quanto beccava come primo stipendio?”

A questa domanda coraggiosa (e un po’ impudente) sono seguite le risatine e i commenti del resto dell’aula, ma dopo qualche istante è calato il silenzio ed era palpabile l’attesa di una risposta sullo stipendio: si notava dagli occhi sognanti dei miei compagni.  Il manager ha risposto con pacatezza che un neolaureato assunto in Svizzera, presso la banca per la quale lavora lui, prende 65.000 euro annui: un sacco di soldi. Un colpo. Per un impiego analogo in Italia, un neolaureato prenderebbe 900 euro al mese! Come nei cartoni animati, mi sembrava di veder apparire, negli occhi di molti, il simbolo del dollaro e di sentire il tipico scampanellio del registratore di cassa.

Immaginate l’entusiasmo e l’euforia di tutti gli studenti dell’aula, già con la valigia in mano, pronti a partire per la Svizzera. Ma su quella domanda e su quelle reazioni ho riflettuto molto. Ho pensato alle attese dei ragazzi sul futuro: sembra quasi che i sogni coraggiosi e i progetti ambiziosi siano ridotti a una logica economica rivolta alla “massimizzazione del profitto” che, a mio parere, poco si addice ad un giovane.

È naturale aspirare al massimo e al meglio per la propria vita, ma lascia perplessi e un po’ tristi che il desiderio veniale di “fare tanti soldi” prevalga sul sogno di un lavoro bello e appassionante. Si vedono spesso, in televisione, impietose interviste a giovani in discoteca ai quali si chiede del futuro: quasi sempre rispondono, con una forte inflessione dialettale, la parola “soldi”. Possibile che il cosiddetto “sogno di gioventù” sia tutto qui?