Jihan «salvata»

Il caso della piccola Jihan, 8 anni, ha commosso tutta Italia: mentre viaggiava in autostrada, all’altezza del casello di Bergamo, il padre aveva sbandato ed era finito contro il guard rail. La bimba era stata sbalzata fuori dal finestrino posteriore della Ford Galaxy, infrangendo il vetro con la testa e finendo sull’asfalto. Era stata rianimata grazie all’intervento provvidenziale di un gruppo di volontari della Croce rossa di Lomazzo (Como), che le avevano praticato il massaggio cardiaco, e al camionista romeno Ion Purice che aveva messo di traverso il suo tir per evitare che altri veicoli le finissero addosso (dal sito dell’Eco di Bergamo).

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Interessante quel titolo: Jihan salvata. Salvezza o salvataggio? Non è chiaro, ma forse non deve neppure esserlo. Il salvataggio è termine quasi tecnico: si tira fuori qualcuno da una situazione di emergenza o da un pericolo. La salvezza è invece un termine molto più vasto e ha vaste risonanze religiose. La salvezza viene dall’alto: Dio salva. E comunque ha a che fare con la vita stessa: se si è salvati si ricupera la vita o si evita di perderla. Nel caso di Jihan è ovvio che si tratta di salvezza. La logica umana lasciava facilmente pensare che Jihan avrebbe dovuto morire, con l’incidente pauroso di cui è stata vittima. E invece no: gli angeli custodi hanno fatto in modo che non perdesse la vita: l’hanno, appunto, salvata. L’autista rumeno ha messo il suo tir di traverso sulla strada per evitare che le automobili travolgessero Jihan, gli infermieri dell’automobile della croce rossa di passaggio si sono fermati hanno prestato i primi soccorsi. Una specie di miracolo che, per uno che legge i fatti con un occhio di fede, lo è davvero.

Da notare, comunque, un particolare. Attorno a Jihan si sono come coalizzati tutti: il camionista rumeno, gli infermieri italiani… Una fraternità inedita è nata attorno al pericolo estremo in cui la bambina si è trovata e ha reso possibile la sua “salvezza”.

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