Uomini fragili

Figure scarnificate, alleggerite dal peso della sostanza umana. Corpi di un’essenzialità che è miseria e umiltà. Uomini protesi alla ricerca di aria e respiro. Sculture generate dalle mani feconde di una madre ferita che modellando la materia partecipa al dolore dell’umanità per oltrepassare il proprio.

Dolores Previtali incontra la parrocchia di Longuelo che ne accoglie le opere sotto le volute della chiesa della Beata Vergine Immacolata (via Mattioli, 57 – Bergamo – 035/256151) dal 31 ottobre al 21 novembre per accompagnare, sostenere e arricchire la liturgia in occasione del Triduo dei morti.

DOLORES

Una donna semplice ma dalla rara e profonda sensibilità. Una donna alla quale il dolore e la morte hanno permesso di sviscerare una potenza creatrice dandole lo stimolo iniziale per rispondere alla propria vocazione di artista. Un lavoro, il suo, di grande coerenza, frutto, come ricorda lei stessa, “delle esperienze della vita che mi hanno segnata e di un impulso che si muove dall’interno e mi spinge a creare”.

Nata in una famiglia di umili origini, senza mezzi per studiare e imparare la tecnica artistica, ha afferrato ciò che la vita concreta le ha presentato, osservando le orde di uomini uscenti dalla fabbrica del paese, cogliendo la solidarietà umana che unisce chi non possiede nulla se non il sostegno altrui. La perdita di un figlio ha poi dato origine a una prolifica creatività che non smette di generare.

Particolarmente significative sono le sue opere nell’accompagnamento della liturgia del Triduo dei morti: intense riflessioni, allegorie di una vita giocata tra tenebra e luce, angoscia e attesa, sempre con uno sguardo orientato oltre la vita umana, verso un compimento sconosciuto del cammino dell’esistenza terrena.

Saranno figure silenziose di Uomini ad accogliere i fedeli all’ingresso della chiesa, fastelli umani simboli di una fragilità che trova solidità nell’essere comunità e vitalità nell’anelito verso l’alto, nell’estrema tensione spirituale. Una tensione che viene interpretata anche nel tema inquietante ed orrido della Danza macabra sottolineando la dimensione umana e spirituale della morte, figurata da esili e stilizzati corpi di uomini e scheletri che si elevano insieme verso l’alto, come richiamati da una forza trascendente.

Figure umane che diventano folla, assiepate una accanto all’altra, in Esodo: una processione costante, sodale e silenziosa, di un’umanità uguale di fronte al mistero della vita e della morte, radicata nel terreno ma protesa verso un altrove celato e allo stesso tempo carico di speranza.

Un linguaggio discreto ed essenziale che vuole essere guida al raccoglimento e alla riflessione cristiana intorno al difficile tema della morte.

L’ARTE, UNA VIA VERSO DIO

Una chiesa che è tenda e grembo materno. Un ambiente per sua natura simbolica pronto a ospitare e accogliere, potenziato dalla delicata presenza di due sole opere d’arte che aiutano a fissare lo sguardo. Per questi motivi già da cinque anni la parrocchia di Longuelo persegue la volontà forte di mettere in profondo dialogo l’arte con il vissuto della liturgia affinché essa, come ben sottolinea il parroco di Longuelo, don Massimo Maffioletti, «abiti questa chiesa e si metta a servizio della comunità che la vive e celebra in essa gli snodi più importanti del suo stesso essere comunità».

Molti gli artisti che dal 2008 ad oggi sono stati chiamati a partecipare a questo progetto, per aiutare l’uomo a comprendersi ed abbracciare il grande mistero di Dio: Ugo Riva, Cosetta Arzuffi, Francesco Parimbelli e Gianni Grimaldi, solo per citarne alcuni.

Si spazia attraverso tutte le forme artistiche, dalla pittura alla scultura, dalla fotografia al teatro con il solo grande vincolo che tali espressioni siano adeguato tramite verso l’esperienza religiosa e deciso sostegno dei momenti forti dell’anno liturgico, quali l’Avvento, la Quaresima e il Triduo dei defunti, poiché, come ricorda sempre don Massimo, «non possiamo celebrare in modo serio se non ci poniamo seriamente in ascolto dell’uomo, anche attraverso l’arte, per non lasciare le celebrazioni astratte e disincarnate».

In questo senso l’ascolto attento dell’uomo passa attraverso ciò che dice, elabora e crea affinché ciò che viene espresso del rapporto con Dio attraverso la bellezza delle opere d’arte, possa essere a sua volta aiuto per celebrare, pregare e mettere in relazione viva i cristiani con il Vangelo.