Cielo e terra

Passate le festività dedicate al santo patrono, la Parrocchia di S. Martino in Calolziocorte si prepara con Ugo Riva ad affrontare l’Avvento. Come segni forti le sue sculture popoleranno la chiesa, a partire dal 14 novembre e sino a Natale.

UN TOCCO DI CIELO

Un angelo intrappolato vicino all’ambone.  Dal luogo in cui la Parola è proclamata al simbolo del messaggio che resta rinchiuso nelle maglie dei nostri giorni.  Un’immagine intensa resa ancora più tragica dalla stessa materia che, nella sua superficie grezza e frastagliata, amplifica il senso di angoscia e disagio di fronte all’uomo imprigionato. Poche le maglie, appena accennate, ma rese di una forza insuperabile dal sapiente utilizzo di tondini di ferro. Trappola per angelo collocata in questa chiesa diventa simbolo dell’attesa del Natale per un cristiano. Un tempo in cui tra gli intrecci del proprio quotidiano bisogna fare spazio, perché il Verbo che si fa carne possa essere accolto dalla natura umana.

Natura umana che da sempre è in tensione, alla ricerca di quella verità così difficile da comprendere. Sull’abisso dell’eternità mostra l’uomo che con fatica e orgoglio cerca di penetrare una struttura che sembra impenetrabile. Una fatica quasi sovraumana, ma incessante. Dietro di lui una donna rivolta verso una realtà più concreta, reale, terrena, verso un mondo che è il nostro.

Donna che, nel tempo di Natale non può che essere madre. Completa così la sequenza il bozzetto per la Madonna dell’ascolto, realizzata per la chiesa di Curnasco, una madre salda e in movimento, rivolta al Figlio e all’umanità intera.

Un’esperienza questa che si ripete da tempo nella parrocchia di Calolziocorte. «Dobbiamo parlare di Dio parlando degli uomini e questo è tanto più necessario nei tempi forti, dove grande è l’esigenza di educare anche lo sguardo perché tale tempo, che corre il rischio di essere ripetizione di una consuetudine,  ci possa dare ancora qualcosa – spiega don Matteo Bartoli, curato della parrocchia -. Cogliere come gli artisti si mettono in relazione con la rivelazione può essere una ricca esperienza per tutti proprio in quanto essi sono uomini,  dalla spiccata sensibilità e dalle innate qualità, ma sempre e comunque uomini»: accanto all’esposizione, l’incontro con l’artista, proficua conversazione, almeno nell’esperienza già vissuta in passato con altri artisti, come Bonfanti e Defendi, per coltivare lo sguardo e curare l’anima.

 L’ARTISTA E LA SUA TERRA

È viva, negli occhi di chi ha percorso recentemente il centro cittadino, l’immagine della grande figura alata che campeggia nella piazzetta antistante la sede del Credito Bergamasco, in Porta Nuova. Anima Mundi, sintesi tra materia e spirito, visibile e invisibile. Sono passati solo due anni dalla grande mostra che ne ha portato la realizzazione. Protagonista un artista, Ugo Riva, che dalla sua città non ha avuto paura di staccarsi e ritornare, alla ricerca di luoghi per lui più stimolanti e per trovare i giusti terreni dove poter affrontare e proseguire la sua coerente e insistente, perché seria, ricerca sulle tematiche che da sempre muovono l’animo umano, spinto dal desiderio di risposte sulla sua presenza e sul suo cammino nel mondo. Un artista che non ha avuto paura di rischiare, lasciando il sicuro posto in banca per dedicarsi in toto alla scultura, perché essa è un’esigenza, quasi una missione, un desiderio irrefrenabile di rendere coscienti i quesiti più profondi dell’esistere. Un artista chiaramente consapevole delle proprie capacità e delle potenzialità della scultura, che deve trovare in sé la forza di interrogare, di scuotere, quasi di far vacillare le coscienze e non abbandonarsi soltanto alla piacevolezza dei sensi.

Una vorticosità espressiva che trova prima pace sulla carta. Viene da interrogarsi sulle recondite motivazioni che portano uno scultore a tenere in così grande importanza i suoi disegni e a mostrarli con grande emozione a chi visita il suo studio. Viene naturale immaginarsi uno sculture davanti al proprio blocco di pietra, ad un pezzo di argilla e non placidamente fermo con una matita in mano fronte ad un foglio di carta. Ma il disegno, al pari delle sculture, nasce dal sapiente e fugace incontro dell’anima con la mano che ne immortala la passione nel rapido gesto del segno. C’ è una vitalità nei disegni, nei bozzetti preparatori, un’intensità che Riva, da collezionista di disegni (da Fantin-Latour a Moore, da Giacometti a Bonfanti), ben conosce. Una vitalità, un’energia, una forza che come per miracolo riescono a non perdersi nelle sue opere in cui il segno lasciato a vista e il senso di precarietà dato dal dialogo tra finito e non finito mostrano la stessa freschezza del tratto realizzato su qualsiasi pezzo di carta trovato nei momenti di genesi artistica.

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