Bergamo e l′Atalanta

Arriva il lunedì. Si passa al bar a bere il caffè e di che cosa si parla? Dell’Atalanta. Si arriva in ufficio e prima di riprendere la routine defatigante del lavoro, con che cosa ci si distrae? Con l’Atalanta. Ma di che cosa parliamo in questo inizio di settimana, del pareggio con la Roma o di quello che è successo dopo? Siamo felicissimi, ovviamente, che quasi quasi l’Atalanta vinceva l’invincibile armata romanista. Anche per noi l’Atalanta è la nostra squadra. Ma è nostra, molto nostra la città, Bergamo, la “nostra Bergamo”. E va ricordato che non è Bergamo che vive per l’Atalanta, ma il contrario: l’Atalanta dovrebbe vivere per Bergamo, perché è un momento della città, importante finché si vuole, ma solo un momento.

LE DUE CITTÀ

L’Eco di Bergamo di lunedì 2 dicembre, nel riferire dei disordini, ha messo insieme due pagine e le ha accostate. Pagina di sinistra. Titolo: una domenica sotto assedio. Sottotitolo: Alta tensione per Atalanta-Roma: le forze dell’ordine evitano il contatto fra gli ultras. Sassi, bottiglie e bombe carta. E un intero quartiere blindato come per un coprifuoco. Pagina di destra. Titolo: Ma in centro è tutta un’altra città. Sottotilo: In coda per la letterina di Santa Lucia. E gli stand per le iniziative benefiche fanno il tutto esaurito. Acceso l’albero della solidarietà. Traffico in tilt per i continui cortei dei tifosi scortati dalla polizia.

Due città, in qualche modo. Ma solo in qualche modo, perché l’altra città, quella tranquilla, è stata comunque toccata dalla violenza, anche solo per il traffico andato in tilt per i cortei dei tifosi. Ecco: è la prima sensazione che viene in mente nel leggere quelle notizie. Anche i disordini dell’Atalanta fanno parte della città, che piaccia o no. L’Atalanta fa da detonatore alle tensioni di cui tutta la società soffre, in questo momento soprattutto.

RUBATO ANCHE IL SOGNO

Ma, detto questo, bisogna anche ricordare subito che di questi disordini, a Bergamo, ne sono sempre avvenuti, anche in tempi di floridezza economica, anzi forse più allora che adesso. E quindi non è colpa della crisi che Borgo santa Caterina, ancora una volta, sia piombato nel caos, con gli abitanti del quartiere impossibilitati a uscire nelle strade, come se si fosse trattato di un coprifuoco. A quel punto, il normale cittadino, magari tifoso anche lui dell’Atalanta, ma normale più che tifoso, si chiede: quanto sono costati, nei disordini di domenica, i 500 agenti di polizia, gli elicotteri, i mezzi di trasporto e tutto il resto?

Con un risultato finale deprimente: che non solo si sottraggono enormi risorse a una società che non ne ha per aggiustare le strade e mettere in ordine le scuole, ma al gran danno si devono aggiungere le beffe di non riuscire neppure a definire esattamente le responsabilità e tanto meno  a far pagare i danni a chi li ha provocati.

Ci resta solo la possibilità di una protesta, silenziosa e, lo sappiamo già da ora, impotente. Ma vogliamo proclamarla lo stesso: i delinquenti non ci piacciono, anche se sono tifosi dell’Atalanta. Anzi soprattutto se sono tifosi dell’Atalanta. Perché, appunto, ci hanno rubato e i soldi e, insieme con i soldi, ci hanno rubato anche il piccolo residuo di sogno domenicale che ci era rimasto.