La grande deriva

L’annullamento (parziale) della legge elettorale, per illegittimità costituzionale, da parte della Corte costituzionale dovrebbe interrogare seriamente le forze politiche presenti in Parlamento e, se non è troppo, indurle a un esame (si dovrebbe dire “di coscienza”, ma si teme il ridicolo…) e a un’autocritica seri e profondi. Niente di tutto questo avviene. Seraficamente, il padre del “Porcellum”, il bergamasco Calderoli, si è spinto fino ad ammettere che era – da sempre – ben consapevole dell’illegittimità costituzionale della propria “creatura”. Una simile ammissione, in un Paese men che normale, susciterebbe un coro di indignazione, mentre nel nostro Paese viene prontamente archiviata come folcloristica o addirittura apprezzata come atto di onestà intellettuale

I GIOCHI DEI PARTITI

Le forze partitiche si rivelano pervicacemente incapaci di autoriforma. Sarebbe indubbiamente spettato al Parlamento porre rimedio alla vergogna di una legge elettorale in contrasto con la Costituzione, ma gli appelli continui del Presidente della Repubblica e il monito della Corte costituzionale sono naufragati dinanzi alla ostinata indisponibilità delle forze politiche a superare un orizzonte di convenienza particolare di brevissimo periodo. Se il Partito Democratico si è irrigidito su una sua chiara opzione -il sistema elettorale maggioritario a doppio turno-, il centro-destra a guida berlusconiana, sulla questione, ha mantenuto un atteggiamento volutamente ambiguo, fino a far fondatamente sospettare che non disdegnasse, in fondo e inconfessabilmente, i vantaggi assicurati dal “Porcellum”. Solo adesso, per regolare conti interni con Alfano, Berlusconi invoca una svolta di tipo maggioritario.

I 5 STELLE E I FALCHI BERLUSCONIANI

E tuttavia, a noi preme ora portare alla luce una tendenza ancora più preoccupante dell’attuale confusa situazione politica e cioè il trascendere della critica politica da una insoddisfazione verso i partiti a una insofferenza verso le istituzioni. Quel che è intollerabile è che a questa deriva prendano parte forze partitiche rappresentate in Parlamento e, in qualche caso, responsabili ai massimi livelli del discredito di cui soffre l’azione politica. Alcune forze (tra cui il Movimento 5 Stelle) hanno apertamente imboccato la via del “tanto peggio tanto meglio”, traendo dal comunicato stampa della Corte costituzionale la conclusione che il Parlamento è delegittimato, perché eletto con regole dichiarate incostituzionali, proprio quando la Corte stessa opportunamente ricorda ciò che peraltro era scontato e cioè che il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali. Ancora il M5S, in “buona” compagnia dei falchi berlusconiani, agita lo spettro dell’impeachment ai danni del Presidente della Repubblica. Infine, almeno per ora, Grillo, in un crescendo allarmante, destabilizza ulteriormente le istituzioni invitando le forze di polizie all’insubordinazione. Anche in questo caso, si profila una saldatura perversa tra il M5S e un ormai disperato Berlusconi, pronto a cavalcare qualsiasi moto di piazza pur di rimanere in posizione di potere. Proprio Berlusconi, peraltro, appare poco credibile in questo goffo ma non innocuo tentativo di intestarsi il malcontento popolare; lui che al Governo, in questi anni di degrado inarrestabile, c’è stato più di ogni altro.

IL PARLAMENTO NON È DELEGITTIMATO

La deriva descritta è da respingere con fermezza, posto che l’attacco, del tutto comprensibile e giustificabile, alle gravissime (ma graduate…) responsabilità delle forze politiche non può degenerare nella delegittimazione delle istituzioni rappresentative che sono l’unico contenitore in cui, almeno finora, è potuto scorrere il processo democratico di mediazione e di decisione. D’altra parte, proseguendo in questa logica disfattista, sarebbe delegittimata la stessa Corte (eletta in parte da un Parlamento delegittimato e in parte nominata da un Capo dello Stato che qualcuno vorrebbe incriminare per “attentato alla Costituzione”) che ha annullato la legge, e ci sarebbe il vuoto assoluto delle istituzioni.

L’attacco alle istituzioni rappresentative spalanca la porta, come la storia insegna, a un’illusione di democrazia identitaria che si traduce poi, alla prova dei fatti, in affidamento cieco nelle mani di un leader carismatico; oppure, ma le cose non si escludono reciprocamente, nell’opacità di un forum telematico, che si vorrebbe far passare quale variante odierna della democrazia diretta, in cui ai partecipanti viene chiesto di esprimere una posizione su una questione posta non si sa da chi e quando; senza poter sapere chi riepiloga e sintetizza il senso delle consultazioni; e, ancora, chi è ammesso a parteciparvi e perché; e, soprattutto, in cui difficilmente può trovare ospitalità un processo mediativo che non sia semplice conta di posizioni individualisticamente e virtualmente espresse. Lo spazio della politica, soprattutto quella democratica, ha bisogno vitale di luoghi orizzontali e istituzionali di confronto volto alla ricercadi mediazioni. La tribuna virtuale offerta dai forum telematici tende, come è nella esperienza di ognuno di noi, a radicalizzare (polarizzare) e finanche a “incattivire” le posizioni individuali, senza che i partecipanti si assumano la responsabilità delle conseguenze della decisione finale.

IL RUOLO IMPROPRIO DI NAPOLITANO

Rispetto al ruolo di Napolitano, credo effettivamente che si possa giudicare improprio e inopportuno – e conseguentemente criticare – il ruolo di impulso che si è ritagliato nell’attuale processo di revisione della Costituzione. Il Presidente della Repubblica deve essere il custode fedele della Costituzione, non il promotore di una sua – così ampia – riforma. Ciò nondimeno, del tutto infondato e strumentale – finalizzato cioè alla mera delegittimazione – appare il ricorso alla minaccia dell’impeachment, mezzo con cui si dovrebbe far valere una responsabilità, non di tipo politico, ma penale del Presidente della Repubblica.

Credo sia nell’interesse e nella responsabilità di tutti i cittadini sinceramente democratici e delle agenzie culturali e formative di questo Paese arrestare questa deriva e magari – con una salutare dose di auto-critica – domandarsi pure come ci si sia potuti arrivare…