Chi è Gesù? Chi ha scritto i Vangeli? Come mai la Bibbia è un testo sacro? Il luogo comune dice che i ragazzi non hanno una grande cultura religiosa e “cadono” anche su domande semplici come queste. Ma si tratta solo, appunto, di uno stereotipo se guardiamo i risultati della ricerca «Sapere religione cattolica», commissionata dall’Ufficio Scuola della Conferenza episcopale lombarda, svolta dal Centro di ateneo per la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento (Cqia) dell’università di Bergamo e pubblicata nell’omonimo libro a cura di don Fabio Togni (Studium), collaboratore del Cqia e docente degli Istituti superiori di Scienze Religiose di Bergamo e Milano.
Il campione è ampio: 7656 studenti di sei diocesi lombarde – Bergamo Como, Crema, Cremona, Mantova e Vigevano – dell’ultimo anno della scuola primaria, della scuola secondaria di primo grado e di secondo grado. La buona conoscenza dei fondamenti della religione cattolica non è solo un segnale positivo dal punto di vista culturale. Il volume, infatti, si propone di mostrare, come spiega nell’introduzione Giuseppe Bertagna, direttore del dipartimento di Scienze umane e sociali dell’Università, come la scuola e in essa l’insegnamento della religione cattolica e di ogni altra disciplina debbano sempre avere lo scopo di permettere a ciascuno «di trasformare le nozioni/informazioni in vere conoscenze, le quali, a loro volta, rigenerate come nuove nella propria coscienza diventano mezzi privilegiati a disposizione per diventare una persona migliore». Come diceva Sant’Agostino: «Come pretendi che salga sulla lingua ciò che non è entrato nel cuore».
Questo lavoro prosegue idealmente una ricerca fatta nel 2007 solo nella diocesi di Bergamo sugli «apprendimenti di religione cattolica», poi pubblicata in un volume curato da Giuliana Sandrone (Rubbettino). con una rilevazione a tappeto compiuta coinvolgendo oltre 23 mila ragazzi.
«Il risultato positivo è confortante – sottolinea don Michele Carminati, direttore dell’ufficio diocesano per l’insegnamento della religione cattolica – e di sicuro l’insegnamento della religione ha un ruolo fondamentale, anche se le conoscenze religiose arrivano ai ragazzi anche da altri canali: la catechesi, internet, la vita nella comunità parrocchiale, la famiglia».
Sono molti i dati interessanti: nel complesso, come spiega don Fabio Togni, «pare che gli studenti che possono avere una buona conoscenza della religione cattolica siano realisticamente compresi in un range che va dal 20% al 40% ca. Ciò non esclude che in corrispondenza di alcune nozioni si possano avere risultati più alti». Non ci sono apprezzabili differenze tra maschi e femmine, almeno nella scuola primaria e nella secondaria di primo grado. In linea di massima le scuole di provincia hanno ottenuto risultati migliori di quelle di città. Ai ragazzi veniva chiesto preliminarmente di dire se si sentivano religiosi o no e se si consideravano cristiani praticanti: e in effetti chi ha dichiarato di frequentare la parrocchia e di andare a Messa la domenica ha ottenuto nel complesso risultati migliori. Un altro aspetto interessante è che a studiare la Bibbia sono in genere i più piccoli, i ragazzi della scuola primaria. Man mano che si sale con il livello degli studi aumenta lo spazio dato ai temi di attualità e alle grandi questioni che riguardano la vita. Con il crescere dell’età diminuisce anche l’affezione alla scuola e alla materia: «Tuttavia – sottolinea don Fabio – va detto che a determinare questi andamenti decrescenti intervengono diversi fattori che non sono immediatamente dipendenti dall’insegnamento della religione e sono piuttosto legati alla progressiva modificazione dell’atteggiamento degli studenti nei confronti dell’istituzione scolastica in generale. A mano a mano si sale nei gradi scolastici, infatti, aumenta l’estraneità tra la scuola e la loro vita. Inoltre, si incrementa lo spirito critico personale e la propria rappresentazione, e di conseguenza la propria autovalutazione, si fa sempre più realistica».
Dallo studio emerge fra l’altro, prosegue don Togni, «che i diciottenni intervistati, che si definiscono praticanti, vivono il loro percorso di approfondimento religioso in modo consistente anche nei percorsi parrocchiali, a cui la catechesi precipuamente si riferisce, e in secondo luogo nella partecipazione a gruppi, movimenti e associazioni».
Da un lato si vede che «nell’attuale contesto – rileva don Fabio – l’insegnamento della religione cattolica, fatti salvi alcuni attacchi che periodicamente cercano di togliergli legittimazione, ha assunto un ruolo riconosciuto e una stima condivisa nell’ambito scolastico». Dall’altro va sottolineato che «l’obiettivo dell’insegnamento scolastico della religione non si riduce alla trasmissione di informazioni, ma intende far acquisire agli studenti una “sapienza”, una costante tensione alla conoscenza, accompagnata dalla consapevolezza che la verità va sempre oltre le capacità di comprensione dell’uomo».
I dati della ricerca offrono un po’ di indirizzo sui punti forti dell’insegnamento della religione «ma anche sugli elementi di debolezza – chiarisce don Michele Cortinovis – sui quali mettere più impegno. Uno dei punti sui quali si potrebbe lavorare è il legame con le parrocchie. Alla scuola primaria i ragazzi hanno due ore di religione alla settimana: è una risorsa enorme. Tutta una serie di conoscenze di base sulla religione e sul mondo religioso in genere vengono fornite a scuola. La catechesi coordinandosi con gli insegnanti potrebbe quindi concentrarsi su altri aspetti, per esempio su elementi di esperienze di vita che tengano conto delle conoscenze di base già acquisite. Questo per dire che l’insegnamento della religione può diventare una risorsa anche per le comunità cristiane, un aspetto di cui prendere più consapevolezza».
Le adesioni sono in lenta crescita anche tra gli alunni stranieri: c’è il 35-40 per cento di adesioni in tutti i gradi di scuola. «Questo significa – dice don Cortinovis – che un numero consistente di ragazzi stranieri viene a conoscenza della nostra cultura e della nostra storia grazie all’insegnamento della religione a scuola e questo rappresenta un forte contributo all’integrazione ed è un arricchimento sia per loro sia per i loro compagni italiani, perché aiuta ad assumere un atteggiamento più aperto verso la vita».
PER APPROFONDIRE
Il messaggio della Cei per studenti e genitori: l’insegnamento della religione è una scelta di valore
Gli insegnanti: uno spazio per mettersi in gioco, confrontarsi su cultura e tradizioni e riflettere sul senso della vita
Marco Marzano: l’insegnamento della religione oggi è un percorso di formazione alla diversità