Verso il Sinodo

La fede è importante, ma si allontana sempre più da un’adesione incondizionata alla dottrina della Chiesa su famiglia, matrimonio e sessualità. È quanto emerge in estrema sintesi dai risultati pubblicati dalla Conferenza episcopale svizzera in seguito alla consultazione sulla pastorale della coppia, del matrimonio e della famiglia nella Chiesa cattolica voluta da Papa Francesco e avviata in tutte le Chiese del mondo in preparazione al Sinodo della famiglia. La Svizzera batte, dunque, sui tempi le altre Conferenze episcopali del mondo ed è la prima a presentare pubblicamente i primissimi dati che emergono dalla consultazione: la valutazione dei dati è condotta dall’Istituto svizzero di sociologia pastorale che firma il comunicato. L’Istituto – diretto da Arnd Bünker – ha avuto incarico dalla Conferenza episcopale di studiare i questionari ma – si legge in una nota di presentazione – “già alcune tendenze molto nette si delineano”.

Fede e matrimonio religioso. Intanto i numeri della partecipazione alla consultazione: 25mila sono stati i partecipanti, per una media di età di 54 anni. La maggioranza dei questionari restituiti sono in lingua tedesca (87%). Segue la lingua francese (9%) e solo mille persone hanno compilato il questionario in lingua italiana. La prima conclusione che l’Istituto svizzero trae è che per l’80% degli intervistati il matrimonio religioso è generalmente importante per cui è chiaro il desiderio di dare una dimensione religiosa alla propria coppia. Il 97% conferma anche la sua adesione a un’educazione religiosa per i figli così come risponde che la fede riveste un ruolo importante nella vita della famiglia e nell’educazione dei bambini. Ne sono prova i battesimi che si celebrano in Svizzera e continuano ad avere una forte adesione. “Questi due risultati – si legge nel comunicato – sono per la Chiesa una grande opportunità per trasmettere il suo messaggio”. Ma – aggiunge l’Istituto svizzero – “questa apertura di principio verso la religione e la fede non va assolutamente di pari passo con un’adesione incondizionata alla dottrina della Chiesa su famiglia, matrimonio e sessualità”.

Divorziati risposati. Si parte con la constatazione che dai questionari emerge «la testimonianza d’incomprensione e rifiuto verso la dottrina ufficiale che non autorizza ai divorziati risposati l’accesso ai sacramenti. La grande maggioranza dei cattolici (90%) attende, dunque, dalla Chiesa il riconoscimento e la benedizione delle loro coppie… La richiesta più volte formulata ai vescovi e alla Chiesa in Svizzera – si legge ancora nel comunicato che accompagna i dati – è quella di abolire la pratica giudicata discriminatoria e carente di carità cristiana verso i divorziati risposati».

Unioni omosessuali. Si apre a questo punto il paragrafo delle coppie omosessuali. Una maggioranza di circa il 60% sostiene il riconoscimento e la benedizione da parte della Chiesa delle coppie omosessuali. Contrariamente, però, alla questione dei divorziati risposati – sottolinea l’Istituto svizzero – «non c’è un consenso quanto piuttosto una polarizzazione. A fianco, cioè, di una chiara adesione, esiste anche un rifiuto categorico, benché meno numeroso, di un riconoscimento da parte della Chiesa di partenariati omosessuali». Nel comunicato si fa notare come la questione implicherà un compito difficile alla Chiesa chiamata a «trovare una soluzione che tenga conto delle divergenze e, allo stesso tempo, risponda alle esigenze di pastorale delle coppie omosessuali per le quali è importante avere un riconoscimento e una dimensione religiosa alla loro relazione».

Contraccezione. Le risposte alle questioni sui metodi contraccettivi rivelano «un disaccordo drammatico e conosciuto da molto tempo»: il divieto dei metodi artificiali di contraccezione è ben lontano dalla pratica e dalle idee della grande maggioranza dei cattolici. «La maggior parte dei cattolici – si legge nel comunicato – afferma di conoscere le posizioni della Chiesa sulla sessualità, la coppia, il matrimonio e la famiglia ma si mostra piuttosto scettica quando si domanda loro se aderiscono a queste posizioni. Le riserve espresse sulla dottrina della Chiesa sono nette, ma – aggiunge l’Istituto – non siamo che all’inizio della valutazione. Per un’analisi ulteriore dei risultati l’Istituto si baserà anche sulle domande di pastorale concreta».