Primarie: Gori

Vi presentiamo oggi tre interviste “gemelle”, che pubblichiamo in ordine alfabetico, per presentare i candidati alle primarie del Centrosinistra che si svolgeranno per scegliere il candidato sindaco della coalizione, quello che sfiderà il sindaco uscente alle prossime amministrative. Stesse domande e stesso spazio concesso per le risposte, per concedere a ognuno “pari opportunità”.

Lei chiede agli elettori del Centrosinistra di essere candidato alle prossime elezioni amministrative. Può dire in breve perché si è candidato?
«Perché penso di poter essere utile alla mia città: ne vedo le potenzialità e mi dispiace che non siano valorizzate».

Perché nel PD?  In altre parole: quali sono le motivazioni ideali e personali che le fanno scegliere questo partito e in che misura le linee del partito coincidono – o coincidono solo in parte – con quelle motivazioni?
«Nel PD si rispecchiano i miei valori. E non c’è oggi un’altra forza in grado di realizzare il cambiamento di cui il Paese ha bisogno».

Rispetto alle linee nazionali del partito per il quale lei si presenta, a quale gruppo o corrente appartiene e perché?
«Ho sostenuto sin dall’inizio l’iniziativa di Matteo Renzi. Al tempo stesso ho però cercato un dialogo e una collaborazione con tutte le componenti e le sensibilità presenti nel PD, soprattutto a livello locale».

E in ogni caso che cosa di quel gruppo o di quella corrente apprezza di più e che da che cosa intende eventualmente prendere le distanze?
«Non sempre condivido al cento per cento quel che Renzi dice, o come lo dice, ma molto più spesso mi trovo ad ammirarne il coraggio, la determinazione e la capacità di rinnovare profondamente – facendone salvi i valori – le posizioni e il linguaggio della sinistra».

Lei accetta di essere definito “di sinistra”? 
«Sì, certo».

Oltre alle preferenze politiche interne al PD, in che cosa si distingue dagli altri candidati o, se preferisce, quali sono le idee più “sue” che qualificano la sua candidatura rispetto alle altre?
«Mi differenziano il profilo biografico – ho esperienze come manager e come imprenditore – e alcune “idee forti”: l’accento sull’innovazione e sul “fare rete”, a tutti i livelli, ovvero sul superamento dell’individualismo che ha fin qui frenato le potenzialità di Bergamo, l’idea che la cultura e la conoscenza debbano porsi a fondamento dello sviluppo futuro della nostra città e l’apertura all’Europa».

Nell’area dei possibili elettori del PD, lei ha qualche gruppo sociale, culturale al quale intende rivolgersi di preferenza? O che rappresenti un settore per lei esemplare della società? 
«Mi rivolgo a chiunque, dentro e fuori il PD, condivida la mia ‘visione’ di città, ma in primo luogo a chi crede nella partecipazione e prende attivamente parte alla vita della comunità, nei quartieri e nelle organizzazioni del volontariato».

 A questo proposito che senso hanno per lei i disoccupati, i giovani, le donne… ? Sono soltanto categorie di cui occuparsi o possibili protagonisti di una amministrazione da lei guidata? E, in caso positivo, in che modo lo potrebbero essere?
«Donne e giovani caratterizzeranno il profilo della nuova amministrazione. Quanto ai disoccupati, oltre ad impegnarci perché siano il meno possibile, lavoreremo per coinvolgerli in attività di pubblico beneficio».

A Bergamo si dice esserci una delle comunità diocesane che qualcuno dice essere tra le più vive d’Italia. La Chiesa di Bergamo, per lei, che cosa significa? Un gruppo di potere con cui trattare? Una risorsa culturale e sociale? E quale risorsa e per che cosa, nella fattispecie? Pensa, anche in questo, di avere una sua posizione originale rispetto agli altri candidati? E in che cosa precisamente?
«Riconosco nella società bergamasca, nei suoi migliori aspetti di generosità e vitalità, la forte impronta della Chiesa. La Diocesi di Bergamo ha il merito d’aver creato una forte rete dedita all’accoglienza e alla cura delle persone in difficoltà, e di aver seminato nel cuore della città una cultura del “prendersi cura” che è oggi alla base della nostra identità. E’ dunque un interlocutore fondamentale».

Da candidato sindaco quali sono in sintesi le sue priorità per Bergamo? A quali questioni metterebbe mano per prime?
«Il mio obiettivo di fondo è contrastare i trend che vedono Bergamo invecchiare e perdere posti di lavoro. Tre le cose da fare subito: l’accorpamento di tutte le deleghe riguardanti il welfare e l’attivazione di una solida integrazione con le reti sociali di quartiere;  il nuovo piano del traffico e della mobilità, con l’obiettivo di spostare il 10% del traffico dal mezzo privato ai mezzi pubblici, in 10 anni; la creazione di un ufficio di progettazione europea per l’accesso ai finanziamenti comunitari e la progettazione esecutiva delle infrastrutture di cui parliamo da anni».