Ombre sul credito

Il diavolo sta nei dettagli. E si nasconde meglio se questi sono poco conosciuti, lontani dai riflettori e dall’attenzione dei più. Di diavoli, ce ne sta uno enorme nascosto tra le 183 regole che la European Banking Authority ha stilato per regolare l’attività delle banche dell’area euro: evidentemente anche le nostre. Peccato che ve ne siano un paio capaci di mandare all’altro mondo molti istituti italiani e, con loro, l’Italia intera.
Hai voglia di rilanciare, riformare, tagliare e cambiare, se poi si paralizza il flusso sanguigno di un’economia, cioè la sua finanza. Questo rischia di accadere a causa appunto di alcune disposizioni prese nell’assoluto silenzio delle autorità politiche italiane, che nei tavoli importanti europei o non ci stanno, o non hanno voce, o al massimo miagolano.
Una delle 183 norme impedirà alle banche di aiutare un cliente in difficoltà per più di una volta. Se lo farà, dovrà considerare il suo credito come “deteriorato” e quindi fare nuovi accantonamenti. Come si sa, la prassi – almeno qui in Italia – è ben differente, e per fortuna! Senza il sostegno delle banche, spesso prolungato per diverso tempo, mezza economia italiana avrebbe già portato i libri in tribunale. Già, e adesso?
Seconda regoletta. Molto tecnica, riguarda i fidi bancari (insomma le somme che una banca mette a disposizione di un cliente, dallo scoperto di conto corrente in su). Oggi il ritiro dei fidi – che quasi sempre è mortale per il cliente stesso – avviene dopo certe condizioni, che l’Eba restringe in modo automatico e drastico. Anche qui, se la banca continuerà ad appoggiare l’attività del cliente, dovrà considerare quei crediti defunti e fare i necessari accantonamenti in bilancio.
Risultato: i bilanci delle banche italiane diventerebbero nel giro di un anno un film dell’orrore, le filiali molto spesso dovranno chiudere i rubinetti dei crediti che già oggi sono tutt’altro che generosi. Tutto questo per la buona salute delle banche, che automaticamente si tramuterà nella pessima salute dell’economia italiana.
All’estero le usanze sono diverse, le imprese lavorano con le banche in un altro modo, e queste ultime sono certamente più rigorose di quelle italiane. È anche vero che negli ultimi dodici mesi sono ormai molti gli istituti di credito nazionali che sono andati in crisi, soprattutto quelli di piccole dimensioni e più “vicini” al territorio. Una vicinanza che in troppi casi è sfociata in scelte sbagliate, in finanziamenti generosi a chi non li meritava, in crediti che ora esistono solo sulla carta ma ormai bruciati per sempre.
Quindi se qualcuno ha fatto la marachella, ora per punizione la merenda la perdono tutti. Noi per primi, proprio nel momento in cui le grandi banche italiane stanno massicciamente tornando ad offrire ingenti somme sui mutui immobiliari: segno che considerano la crisi avviata verso tempi migliori, mossa che potrebbe dare fiato a famiglie e imprese.
Cosa succederà? Boh. Adeguarsi, se bisognerà farlo, non è cosa né semplice né immediata. Ma magari qualcuno, nel mondo della politica, nel frattempo potrebbe inserire in agenda anche questa rogna e chiedere spiegazioni e, magari, cambiamenti al presidente dell’Eba: Andrea Enria. Un italiano…