Tentazioni

 In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame... (Vedi Vangelo di Matteo 4, 1-11). Per leggere i testi liturgici di domenica 9 marzo, prima domenica di quaresima, clicca qui.

«Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». Con questa vigorosa risposta Gesù congeda il demonio. È la conclusione delle sue “tentazioni”. Strane, le tentazioni di Gesù raccontate dal vangelo di inizio quaresima. Eppure la “tentazione” viene da lontano: fin dagli inizi della creazione, l’uomo deve scegliere o l’abbandono fiducioso a Dio, o la chiusura su di sé, nel tentativo di essere come Dio.

IL DESERTO, LUOGO DELLA TENTAZIONE

Gesù, dunque, viene condotto nel deserto, luogo che, con la sua aridità, offre le condizioni più esplosive per la tentazione della fame, della sete, della ribellione per le condizioni impossibili di vita. Proprio nel deserto, il demonio cerca di distogliere Gesù dalla sua obbedienza al Padre. «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane», gli dice. Se Gesù è figlio di Dio, se gode la familiarità di Dio, dovrebbe arrivare facilmente a trasformare le pietre in pani. L’azione proposta dal diavolo non è tanto per dar da mangiare a qualche affamato, ma per porre un gesto che deve suscitare scalpore. Gesù non rifiuta l’appellativo di “figlio di Dio” che il demonio gli dà, ma cita “ciò che sta scritto”. La Parola di Dio è l’ultima, definitiva parola, con la quale tutto l’agire di Gesù deve misurarsi.

La seconda tentazione avviene nel tempio. Questo è il momento manifestamente blasfemo della tentazione: la ribellione di Gesù dovrebbe avvenire nel Tempio, là dove Dio abita, al centro della città santa e, per di più, sulla base della Parola stessa di Dio, quella che Gesù ha appena citato e che, adesso, dovrebbe fare da cauzione alla sfida estrema. Gesù risponde, ancora una volta, citando anche lui la Parola che però proibisce di “mettere alla prova” Dio”.

La terza tentazione rivela l’intenzione segreta che guida, fin dall’inizio, il tentatore. Il demonio invita Gesù a scegliere la via di un messianismo terreno che lo porterà a dominare tutti i regni della terra se si prostrerà ad adorare il demonio. La risposta di Gesù è la riaffermazione del rigoroso monoteismo biblico: solo Dio. Non a caso “Satana” significa “avversario”, appellativo particolarmente adatto alla situazione descritta dal vangelo di oggi, in quanto si oppone a Dio e si pone come alternativa a lui.

COME NEL PARADISO TERRESTRE

Alla fine il diavolo lascia Gesù e gli angeli lo servono. In Marco si racconta anche che Gesù è in compagnia delle fiere. Avviene come agli inizi della creazione: è il paradiso terrestre ristabilito. Il Figlio ritorna alla situazione che esisteva prima della disobbedienza. Ristabilisce la perfetta figliolanza e quindi il paradiso, che è la situazione tipica dei figli che accolgono Dio come Padre e trovano in questo la loro piena felicità.

La tentazione esiste fin dagli inizi. È il senso di quello che ci racconta la prima lettura. Adamo ed Eva vogliono “essere come Dio”, diventare creatori di se stessi. Ma essi sono creature e così il loro tentativo finisce per rivelare soltanto la loro debolezza e la loro vulnerabilità. La “soluzione” viene quindi non dal primo Adamo, quello che ha voluto essere “come Dio”, ma dal secondo Adamo, l’obbediente, il figlio. Ed è, appunto, quello che ci racconta il vangelo.

L’alternativa fra la povertà, il servizio, da una parte, e la dominazione, la forza, il potere, dall’altra, è, oggi ancora una posta in gioco decisiva. Molti uomini sono anzitutto fraterni, servizievoli e usano la loro forza per servire meglio. Molti altri, invece, sono affascinati dalla forza e usano anche il servizio per essere più forti. L’alternativa la si ritrova dappertutto, dai rapporti personali, ai rapporti familiari, ai rapporti sociali.

Gesù è il figlio, il servitore. Quando egli pronuncia la professione di fede che sta scritta nella Legge di Dio, allora il deserto diventa paradiso: «Allora il diavolo lo lasciò ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servirono». Abbiamo la possibilità di trasformare ogni nostro deserto nel paradiso… Bisogna solo comportarsi, sempre, da figli. Da una parte, bisogna “smontare” gli idoli e, dall’altra, affidarsi solo e totalmente a Dio. Se così facciamo diventiamo tutti fratelli e, quindi, davvero il paradiso diventa possibile.