La samaritana

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua… (Vedi Vangelo di Giovanni 4, 5-42. Per leggere i testi liturgici di domenica 23 marzo, terza di quaresima, clicca qui).

La protagonista è la “samaritana”, la donna che abita la Samaria. La Samaria è la regione che sta al centro della Terra Santa, fra la Galilea al Nord e la Giudea, al Sud,  mal vista perché i samaritani, dopo il ritorno dall’esilio a Babilonia,  hanno osato costruire un tempio tutto loro, diverso da quello di Gerusalemme, sul monte Garizim. Per questo motivo i pellegrini che dalla Galilea vanno a Gerusalemme non passano dalla Samaria, ma la aggirano percorrendo la strada della Transgiordania. Gesù, invece, incontra la donna di Samaria, le rivolge la parola e tiene con lei un lungo, straordinario dialogo.

OLTRE  GLI OSTACOLI

Nelle prime battute emergono le molte barriere che si alzano tra la samaritana e Gesù: è donna, è samaritana… Gesù le supera tutte. Anzi, è lui stesso che offre lo spunto per il dialogo e si presenta come uno che chiede, che ha bisogno… La donna all’inizio “non sa”: non conosce il dono di Dio e non conosce l’identità di colui che offre il dono. Se ella sapesse, le fa notare Gesù, lei stessa avrebbe chiesto e lui le avrebbe dato acqua viva.

Ma, fa notare la donna, come è possibile che Gesù le possa dare dell’acqua? Non ha nulla per attingerla dal pozzo. L’acqua, lo si vede già dalla prime battute, ha un significato simbolico per Gesù. E infatti, nella tradizione ebraica, l’acqua viva era la Legge. Qui potrebbe essere la rivelazione stessa di Dio, oppure la vita, in generale, data da Gesù, oppure lo Spirito Santo. Ma, come Nicodemo, anche la donna continua a interpretare le parole di Gesù alla lettera e fatica a entrare nella sua “logica”.

Allora Gesù addotta un’altra strategia: le chiede di andare a chiamare il marito. Ma la donna ha avuto cinque mariti e quello con cui vive ora non è suo marito. Con queste rivelazioni sbrigative Gesù riesce a “far breccia” nella vita della donna. Ma questa, un’altra volta, evita il problema posto da Gesù e propone una discussione di riti e di santuari che mettono i giudei contro i samaritani.

Allora, dopo gli andirivieni imposti dalla donna, Gesù le confida l’incredibile rivelazione: egli è il Messia. A quel punto, l’acqua sulla quale la donna aveva discusso tanto e che tanto le interessava, non le interessa più. Dimentica la brocca sul pozzo, corre a dare l’annuncio ai suoi compaesani e il suo annuncio fa nascere la fede.

SPAZIO E TEMPO

La donna sogna un’acqua che toglie la sete, un’acqua miracolosa. Essa sogna dunque un paradiso facile, dove non esista più la fatica. Gesù invece le chiede di andare a chiamare il marito. È il brusco risveglio alla realtà: la donna conosce molti uomini ma non conosce veramente l’amore. La richiesta di Gesù si insinua in questo punto doloroso, irrisolto della vita della donna e cerca una risposta. Gesù non è altrove, nelle diverse fantasticherie; è al pozzo, dove si va banalmente ad attingere acqua. È entrato nel cuore del mondo, entra nel cuore del piccolo mondo della donna. La conversione parte dal pozzo.

Il nostro rapporto con il Signore parte da un luogo, da un tempo preciso. Se noi mettiamo il Signore fuori della nostra vita, in un paradiso terrestre dove non esiste più la fatica dell’attingere acqua, noi sogneremo sempre di incontrarlo, ma non lo incontreremo mai. Molte volte abbiamo chiesto al Signore che ci liberasse dalla sofferenza, dal male, da tutto ciò che ci pesa. E invece Gesù, in questo brano, è stanco come me ed è seduto di fronte a me, sullo stesso pozzo sul quale mi sono seduto anch’io.

IL MIO POZZO

Quale è, dove è il mio pozzo? Quali sono i nodi non risolti della mia vita? O Gesù è lì, è anche lì, o rischia di non essere da nessuna parte.