Don Giussani e CL

Nel settembre del 2013 l’Editore Rizzoli ha pubblicato 1350 pagine di “Vita di don Giussani”, il fondatore di CL, scritte da Alberto Savorana.

CL E DINTORNI

L’uscita del libro avviene nel bel mezzo di pesanti vicende giudiziarie, che coinvolgono esponenti di primo piano di CL, mentre il nuovo leader di CL, don Julian Carron, è stato costretto a intervenire pubblicamente per prendere le distanze dalle filiazioni politiche (prima Movimento popolare, aderente alla corrente di Andreotti, poi il CCD, poi in Forza Italia, poi NCD e Popolari per l’Italia) e socio-economiche (la Compagnia delle Opere) del Movimento ecclesiale. Inevitabilmente emerge l’interrogativo: si tratta di un tradimento del lascito di don Giussani oppure si radica culturalmente nello stesso pensiero di don Giussani, relativo alla “presenza” quale categoria centrale dell’agire di fede nel mondo e perciò nella politica? La parte migliore del libro, dal punto di vista storiografico, è quella che incomincia dagli anni ’30 e ’40 del ‘900 fino a tutti gli anni ’70. Salendo lungo i gradini successivi del secolo, il libro si riduce ad un riassunto cronologico degli interventi e degli scritti di Don Giussani. Al tono più oggettivamente storiografico se ne sostituisce uno più schiettamente agiografico. E’ una parte scritta in ginocchio.

GLI INIZI

Fin dai primi anni di Seminario, don Giussani costruisce un nucleo dottrinale, cui rimarrà fedele tutta la vita. Vi confluiscono la teologia trionfalista del cristocentrismo degli anni ’30/’50, di cui è stato esponente di primo piano K. Adam, maestro di Ratzinger – Cristo Re, centro del cosmo e della storia – e, in seguito, con impianto evoluzionista, Teilhard de Chardin; le nuove tendenze teologiche, che utilizzano sempre meno il neo-tomismo e sempre più il linguaggio ontologico di M. Heidegger, di cui E. Przywara, maestro di H.U. Von Balthasar, e K. Rahner sono stati i “discepoli teologici” più promettenti: l’idea dell’Evento (Ereignis in Heidegger), del Fatto; le correnti del protestantesimo liberale, in particolare di Niebuhr e Tillich; la declinazione esperienziale e personalistica, che prende dall’esistenzialismo cattolico francese; l’idea della nuova civitas christiana di Pio XII, che emerge dal disastro di civiltà della Seconda guerra mondiale. La cosiddetta “Scuola di Venegono”, della quale sono esponenti Gaetano Corti (1910-1990), Carlo Colombo (1909-1991), Carlo Figini (1883-1967), Enrico Galbiati (1914-2004), conserva del tomismo il concetto delle “basi razionali della fede cattolica”. Da questo mix uscirà una proiezione missionaria di riconquista pacelliana.

RE-AZIONE MISSIONARIA

Solo che, quando il giovane prete Giussani va incontro al mondo, si accorge che la Milano borghese e operaia è ben lontana dalla via del “Regno di Cristo”. Al Liceo Berchet negli anni ’50 Giussani scopre così la propria vocazione: non del teologo, ma del un missionario-educatore, teso alla “re-implantatio fidei” e alla la rievangelizzazione del Paese, travolto dallo tsunami, ad oggi tutt’altro che esaurito, della secolarizzazione e della scristianizzazione. Prima Gioventù studentesca e poi, dopo il trauma del ’68, Comunione e liberazione sono gli strumenti della re-azione missionaria. “Comunità”, “autorità”, “verità” sono i pilastri della nuova “unità carismatica”, così la definisce Giussani nel dicembre del 1973, movimento ecclesiale, non istituzione ecclesiastica, che corre febbrilmente a costruire la propria “presenza” nella società civile e politica e a cercare e ottenere il riconoscimento ecclesiastico e una visibile valorizzazione da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI. Al suo interno vige la regola di un severo centralismo carismatico, perché Cristo si incarna storicamente ogni giorno solo in quanto mediato dall’interpretazione del Padre fondatore e dei suoi “visitor”. Fatalmente, attorno a Don Giussani, sempre più malato già dagli anni ’90, si è instaurato un “cerchio magico”, che ha portato il movimento ecclesiale ad essere colonizzato e sopraffatto dal movimento socio-economico e da quello politico, a loro volta fortemente intrecciati. Esito fatalmente coerente con il lascito di Don Giussani o suo tradimento? La lettura del libro può aiutare a farsene un’idea.