Provocazione Pasqua

Che cosa significa dire “Gesù di Nazaret è risorto”? Che cosa significa oggi, in questi giorni e in queste settimane? Per la verità, la domanda non nasce solo attorno alla Pasqua, ma sempre. La Pasqua costringe a porsela in termini più netti perché è più netto il senso della fede: abbiamo di fronte il cuore del messaggio cristiano. Dalla prima lettera ai Corinzi in qua, i cristiani non hanno mai smesso di ripetere: o è vero questo o non è vero niente. Tutti ricordiamo, infatti, la frase perentoria di Paolo; “Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti.Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini (1 Corinzi 15, 17-19).

LE MOLTE OBIEZIONI

Ma più la domanda è forte, più forti diventano le obiezioni che si possono sollevare contro quella domanda. Infatti: che cosa significa che la fede è tutto, che la risurrezione è il cuore attorno a cui il corpo intero del messaggio cristiano pulsa, di fronte agli scandali di sempre e a quelli di oggi. Gli scandali che sono, in effetti, la negazione di quella verità così perentoria e così preziosa.

La risposta a questa provocazione non è di fatto una risposta. È più che altro una presa d’atto. E cioè: è impossibile superare l’enorme distanza che esiste fra quello che la Pasqua annuncia e quello che avviene attorno al sepolcro vuoto. La Pasqua resterà sempre diversa rispetto alle miserie umane: là si parla di vita che non finisce, qui c’è la morte; là si parla di piedi da lavarsi gli uni gli altri, qui c’è la violenza che tracima da tutte le parti; là si parla di un mondo nuovo, qui c’è un mondo incapace di rinnovarsi. E così via. Il messaggio cristiano, da questo punto di vista, parte perdente e sarà sempre, ma proprio sempre, oggetto di obiezioni.

“MA” È RISORTO

Allora annunciare la Pasqua significa non perdersi, non smarrirsi, non scoraggiarsi. Di fronte ai molti “però” e ai molti “ma” che si levano da tutte le parti il credente ha il suo “ma”, che poi non è suo. È vero: si soffre per la crisi, per le ingiustizie, per dolori di ogni tipo. Si soffre perché non si sa perché si soffre. Soffre chi non ha colpa e chi ha colpe è felice. È vero tutto, non c’è che dire. Ma io non voglio lasciar morire anche la speranza e ripeto, a me e a chi condivide qualcosa di importante con me: è risorto.

Buona Pasqua a tutti nostri lettori.