Segni di speranza

Giovedì santo nel segno della carità, dell’intensità e dell’umiltà, e con lo sguardo puntato sull’ormai prossima canonizzazione di Papa Giovanni. Sono stati questi gli elementi ricorrenti nel messaggio offerto dal vescovo Francesco Beschi nelle celebrazioni della giornata di apertura del triduo pasquale. Questa sera ha accolto le famiglie e i bambini in Cattedrale facendo memoria insieme con loro dell’ultima cena, mostrando come “il dono del pane e del vino è un dono d’amore”.
“La società – ha sottolineato monsignor Beschi – si sta raffinando e concede servizi ai più poveri differenziandoli a seconda dei bisogni. Sembra quasi che la carità si stia organizzando ed è positivo, ma prima di tutto è importante che ognuno la viva personalmente”. La carità, ha proseguito il vescovo, è fatta di corpo, anima e cuore, e la fede va vissute con tutte e tre queste componenti. E anche lo sguardo va affinato per imparare a vedere Dio anche nei gesti d’amore di chi non crede. Questi gesti d’amore, ha concluso il vescovo, “sono germogli per la primavera di una nuova umanità, l’inizio di una nuova resurrezione”. Il vescovo ha lavato il piedi a dodici bambini e ragazzi di età diverse.
Questa mattina in Cattedrale alla Messa Crismale il vescovo Francesco si è rivolto a tutti i sacerdoti bergamaschi (erano presenti a concelebrare con lui circa in 600) invitandoli a due segni di carità come gesto concreto di preparazione alla Canonizzazione di Papa Giovanni XXIII.
“Questo giovedì santo – ha detto – lo viviamo nella consapevolezza dell’imminenza della Canonizzazione di Papa Giovanni XXIII. Una grande gioia per il mondo e la Chiesa, una particolarissima gioia per la nostra diocesi. Tanti sono gli sguardi che possiamo rivolgere alla figura di Papa Giovanni, particolarmente io vorrei consegnarlo oggi a tutti noi come un “Seminatore di speranza”. Pastore, sacerdote, vescovo e finalmente Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa Universale, in ogni luogo seminatore di speranza. Che questa immagine possa arricchire il nostro servizio sacerdotale. Ci siamo preparati lungamente, avendo anche vissuto lo scorso anno il cinquantesimo della sua morte. La preparazione finale, insieme all’arricchirsi della conoscenza di lui e della preghiera, è particolarmente connotata dall’impegno della carità. Questa “seminagione di speranza” si esprime attraverso due segni con cui caratterizziamo la preparazione prossima all’evento della proclamazione della santità di Papa Giovanni. Altri li ricorderò nelle prossime celebrazioni di questo Triduo Santo. Il primo segno è rappresentato dall’invito che vi rivolgo con convinzione a METTERE A DISPOSIZIONE UNA NOSTRA MENSILITA’. Non semplicemente per aiutare famiglie, disoccupati, persone che vivono la precarietà oggi anche della loro abitazione, ma soprattutto per alimentare la speranza. Questo gesto non vogliamo concepirlo come “una tantum”, come un gesto isolato che ci può far sentire bravi, che ci può costare ma che alla fine riguarda soltanto noi, ma vogliamo che sia un processo generativo, che investa la nostra vita e la nostra testimonianza. Non vogliamo farci pubblicità ma alimentare un processo di crescita della solidarietà orizzontale che credo del tutto necessario ad affrontare e superare il momento ancora molto difficile per tanti, soprattutto i più deboli e i più poveri. Certamente sono necessari provvedimenti che vanno oltre ogni nostra competenza, anche se richiedono la nostra coscienza civile. Nello stesso tempo è necessario superare quelle forme di chiusura che abbiamo coltivato in questi decenni e soprattutto in questi ultimi, e che ci hanno portato in questa condizione. Per cui il segno che noi compiamo vuole essere un incoraggiamento, vuole essere l’aprire un altro tratto di strada a quella solidarietà quotidiana tra persone, tra famiglie, tra quartieri, tra comunità, tra borghi, di cui abbiamo assolutamente bisogno.
Proprio per questo il secondo segno è quello della GIORNATA PARROCCHIALE DELLA CANONIZZAZIONE. La Canonizzazione vedrà una bella presenza di pellegrini bergamaschi a Roma, ma la maggior parte rimarrà nelle nostre case e nelle nostre parrocchie. L’invito è a vivere la giornata della Canonizzazione, insieme, in ogni parrocchia, con la celebrazione eucaristica, con momenti che possono essere anche di convivialità e di festa, con l’attenzione alla visita gli ammalati e al cimitero, ma soprattutto con il gesto che la raccolta delle offerte per il fondo famiglia – lavoro –casa. È l’invito a mettere a disposizione qualcosa di proprio, a rinunciare a qualcosa di proprio da parte di tutti. Può essere piccolissimo per alimentare questi processi generativi che creano speranza, offrendo solidarietà”.