Relazioni complicate in famiglia. Si parla poco, pare, e così i genitori ricorrono sempre più al detective privato per conoscere le abitudini dei figli. Il trend è diffuso, ma si registra con particolare frequenza nei grossi centri abitati, dove entrambi i genitori sono costretti a tante ore al lavoro. Secondo l’agenzia Redattore Sociale questo allarme emerge dai dati delle stesse agenzie investigative (per quanto non sia disponibile nessun dato complessivo nazionale). Alla Global security di Genova, ad esempio, ormai la tutela dei minori copre il 15% delle attività. Di più: alla Phersei con sede a Milano, le richieste (su tutta Italia) sono passate dalla ventina del 2011, alle 50 del 2012 fino alle 70 del 2013. In giro per l’Italia stanno sorgendo agenzie investigative specializzate proprio nella tutela dei minori.
«Di solito, le indagini partono dalla verifica delle cattive frequentazioni, per poi arrivare anche a scoprire casi di tossicodipendenza, abuso di alcol e altro», spiega Marzio Ferrario, amministratore di Phersei. «Al di là del fenomeno droga, i genitori si preoccupano soprattutto per le frequentazioni. Sono in aumento i casi di ragazze che si prostituiscono per avere più soldi da spendere», gli fa eco Silvio Bacherini, titolare della licenza da investigatore privato dal 1987 con la sua Global security a Genova.E qui il pensiero corre subito ai recenti scandali romani: che accada anche in altre parti d’Italia?
Le indagini sui minori hanno spesso durata breve. Difficilmente superano i 30 giorni. La difficoltà per l’investigatore è riuscire ad inserirsi in un ambiente giovanile e conquistarne la fiducia, senza essere sorpreso. E poi la parte dura è affrontare la verità che spesso emerge dall’indagine: «Nel 90% dei casi i genitori avevano fiutato giusto», nota Bacherini.
È qui che gli investigatori giocano la parte più difficile. Devono mantenersi asettici, rimanere legati solo a quanto emerge dalla relazione e dai riscontri fatti, evitare di dare giudizi. «Per questo spesso consigliamo alla famiglia di rivolgersi a psicologi con cui possiamo collaborare per decidere come dirlo al minore e come la famiglia deve trattare quest’informazione», commenta Ferrario. «Il problema di fondo è legato a come è cambiata la famiglia, al fatto che esistono sempre meno momenti per parlarsi e per stare tutti insieme. Per questo gli psicologi sono più titolati di noi, che forniamo solo i dati oggettivi da cui partire», aggiunge Bacherini.
L’altro punto critico delle indagini sui minori riguarda gli effetti sulle relazioni della famiglia. Spesso infatti il minore frequenta qualche coetaneo che ha sua volta ha qualche giro poco pulito. Come si deve comportare l’altra famiglia? Le verità dell’indagine spesso mettono a dura prova le relazioni anche con i genitori del «complice».