Grande eredità

Questa mattina, nella celebrazione di ringraziamento per la canonizzazione di Papa Giovanni XXIII, celebrata a Roma nella Basilica di San Carlo al Corso (chiesa dove l’allora monsignor Angelo Roncalli fu consacrato Vescovo), il vescovo di Bergamo Francesco Beschi ha condiviso con i pellegrini la lettera da lui consegnata personalmente a Papa Francesco ieri mattina. Di seguito il testo. Riportiamo anche per completezza, dopo la lettera del vescovo, anche quella che Papa Francesco ha scritto nei giorni scorsi ai bergamaschi e che è stata pubblicata su L’Eco di Bergamo di sabato 26 aprile. 

LETTERA DEL VESCOVO A PAPA FRANCESCO

Caro Papa Francesco,
tanto grande è la gioia altrettanto la riconoscenza. Benediciamo il Signore per il dono della santità di Papa Giovanni XXIII e di Papa Giovanni Paolo II. La proclamazione di questo dono davanti alla Chiesa e al mondo alimenta la speranza che scaturisce dal Vangelo e da coloro che lo testimoniano in modo luminoso; nello stesso tempo ci sprona a ricercare, appassionatamente e con intima gioia, di raccogliere la seminagione di Vangelo che avviene attraverso i suoi testimoni e di coltivare quanto è stato seminato nella vita di ciascuno di noi, nella sua specifica vocazione e missione e nella vita di tutte le nostre comunità.

Gioia e riconoscenza desideriamo coralmente esprimerle a Lei, caro Papa Francesco, come comunità bergamasca. Con grande e delicata amorevolezza, Lei ha voluto rivolgerci un messaggio particolare, che attraverso il nostro quotidiano locale, profondamente radicato nella vita della nostra comunità ed espressione della vitalità secolare della diocesi di Bergamo, ha raggiunto tutti. Con parole che vengono dal suo grande cuore, Lei ha fatto brillare ai nostri occhi in modo ancor più luminoso, il grande esempio e la preziosa eredità del Papa, nato, cresciuto, vissuto nella nostra terra e nella nostra Chiesa diocesana che ha tanto amato.

Ci ha consegnato alcuni tratti della sua santità che ciascuno di noi e noi insieme vogliamo ridisegnare nelle nostre esistenze. Già nell’incontro avvenuto in occasione del Pellegrinaggio diocesano in occasione del 50^anniversario della sua morte, Lei ci aveva offerto indicazioni spirituali ed ecclesiali da seguire alla luce della testimonianza del Santo Papa: in particolare, rifacendosi al suo motto “Oboedientia et Pax”, ci aveva invitato ad una ricerca personale e comunitaria della volontà di Dio e alla sua attuazione coraggiosa e fiduciosa. Da questa obbedienza della fede scaturirà sempre il dono della pace: un dono da coltivare e custodire nelle nostre famiglie, nelle nostre parrocchie, nei nostri paesi e città e in tutte le relazioni personali e sociali.

Caro Papa Francesco, nel messaggio di questi giorni, mentre condivide la nostra gioia, lei ci affida un’eredità che è per tutte le donne e gli uomini del mondo, ma che desidera abbia una particolare accoglienza nel popolo di questa terra.

Il primo invito è a custodire la memoria del terreno nel quale essa è germinata: “un terreno fatto di profonda fede vissuta nel quotidiano, di famiglia povere, ma unite dall’amore del Signore, di comunità capaci di condivisione nella semplicità”. Desidero sappia che questo terreno esiste ancora; ancora è il grembo di una fede che si incarna nel quotidiano, di famiglie buone e generose, di gente disposta alla generosità concreta, senza esibizioni. Ma desidero che sappia anche del nostro impegno a fare del grande dono della Canonizzazione di Papa Giovanni un motivo interiore di un rinnovato e convinto slancio per alimentare quelle esperienze che riteniamo una ricchezza della nostra storia.

Il secondo invito è ad accogliere il cambiamento e le provocazioni che comporta per chi vuol essere fedele al Vangelo. Papa Giovanni è stato capace di riconoscere e corrispondere ai “segni dei tempi”. Questo è il compito che sentiamo di dover adempiere senza pigrizia anche noi, oggi. Solo così potremo essere una Chiesa che offrendo e testimoniando il Vangelo, si fa “compagna del cammino di ogni uomo e fontana del villaggio alla quale tutti possono attingere l’acqua fresca del Vangelo”stesso.

Il terzo invito che raccogliamo è quello di continuare a camminare con convinzione lungo la strada tracciata dal Concilio. E’ una strada di rinnovamento della vita della Chiesa e di ogni cristiano, perché la fedeltà non sia uno sguardo rivolto all’indietro, ma piuttosto il desiderio e la responsabilità di incarnare il messaggio evangelico nelle condizioni e nell’orizzonte del mondo in cui stiamo vivendo.

Infine l’invito a tutta la società bergamasca, a perseguire i valori della fraternità e della solidarietà che in maniera profonda e forte ne hanno disegnato una fisionomia che possiamo continuamente rigenerare se li poniamo come tratti indiscutibili e impegnativi della nostra convivenza civile.

Caro Papa Francesco, lei ci sorprende ogni giorno. Anche il suo messaggio particolare è stata una sorpresa che non solo ci rallegra, ma incita il nostro cammino. La ringraziamo per il ricordo che in nome di Papa Giovanni ha rivolto a L’Eco di Bergamo, all’eccellente Ospedale, così caro alla nostra comunità, al Seminario ancora vivace e ci auguriamo arricchito di giovani orientati al sacerdozio. Raccogliamo con tutto il cuore e con rinnovata riconoscenza il suo invito a pregare per Lei e ancora chiediamo con fede la sua Benedizione Apostolica.

Bergamo, 27 aprile 2014

+Francesco Beschi

 

LA LETTERA DI PAPA FRANCESCO AI BERGAMASCHI

Cari amici bergamaschi,

avvicinandosi il giorno della canonizzazione del beato Giovanni XXIII, ho sentito il desiderio di inviare questo saluto al vostro Vescovo Francesco, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai fedeli laici della Diocesi di Bergamo, ma anche a coloro che non appartengono alla Chiesa e all’intera comunità civile bergamasca.

So quanto bene volete a Papa Giovanni, e quanto lui ne voleva alla sua terra. Dal giorno della sua elezione al Pontificato, il nome di Bergamo e di Sotto il Monte sono diventati familiari in tutto il mondo e ancora oggi, a più di cinquant’anni di distanza, essi sono associati al suo volto sorridente e alla sua tenerezza di padre.

Vi invito a ringraziare il Signore per il grande dono che la sua santità è stata per la Chiesa universale, e vi incoraggio a custodire la memoria del terreno nel quale essa è germinata: un terreno fatto di profonda fede vissuta nel quotidiano, di famiglie povere ma unite dall’amore del Signore, di comunità capaci di condivisione nella semplicità.

Certo, da allora il mondo è cambiato, e nuove sono anche le sfide per la missione della comunità cristiana. Tuttavia, quell’eredità può ispirare ancora oggi una Chiesa chiamata a vivere la dolce e confortante gioia di evangelizzare, ad essere compagna del cammino di ogni uomo, “fontana del villaggio” alla quale tutti possono attingere l’acqua fresca del Vangelo. Il rinnovamento voluto dal Concilio Ecumenico Vaticano II ha aperto la strada, ed è una gioia speciale che la canonizzazione di Papa Roncalli avvenga assieme a quella del beato Giovanni Paolo II, che tale rinnovamento ha portato avanti nel suo lungo pontificato.

Sono certo che anche la società civile potrà sempre trovare ispirazione dalla vita del Papa bergamasco e dall’ambiente che lo ha generato, ricercando modalità nuove ed adatte ai tempi per edificare una convivenza basata sui valori perenni della fraternità e della solidarietà.

Cari fratelli e sorelle, affido questo mio messaggio all’“Eco di Bergamo”, di cui il giovane sacerdote Don Angelo Roncalli fu apprezzato collaboratore. Quando poi il ministero lo portò lontano, egli ricevette sempre dalle pagine dell’“Eco” la voce e il richiamo della sua terra. Vi chiedo di pregare per me, mentre assicuro il mio ricordo e la preghiera per tutti voi, in particolare per i sofferenti, per gli ammalati – ricordando l’Ospedale cittadino che avete voluto dedicare a Papa Giovanni – e per il Seminario diocesano, tanto caro al suo cuore. A tutti invio, nell’imminenza delle feste pasquali, la Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 25 aprile 2014

Francesco