Nuovi populismi

Una serata decisamente anomala quella dell’altra sera in città sul tema «Vecchi e nuovi populismi» alla sala Zaninoni del mutuo soccorso, in via Zambonate. Il centro culturale Nuovo Progetto ha organizzato il convegno in collaborazione con i Corsi di Laurea in Scienze dell’Informazione, della Comunicazione e dell’Editoria dell’Università di Bergamo. L’incontro ha chiuso in sordina un’iniziativa molto interessante promossa dal Comune e dall’Università, che la portano avanti dal 2011 e che avrebbe dovuto chiamare a raccolta i giovani universitari più gagliardi: «Unibergamorete – University Social Network: una rete di eventi in città dentro e fuori l’Ateneo dal 7 aprile al 7 maggio», seminari per far incontrare i neolaureati con le aziende, Open Day, Lectura Dantis, e diversi itinerari culturali per avvicinare il mondo dell’università e del sapere al contesto in cui si colloca, la nostra città. Sarà stato il clima uggioso o la tarda ora infrasettimanale ma alle 21 solo uno sparuto gruppetto di cinquantenni e over 60 fa fatto capolino nell’ampia sala, riempendone nemmeno la metà, e dopo una ventina di minuti i relatori hanno cominciato il dibattito, davanti a circa 25 persone, di cui i giovani si contavano sulle dita di una mano. Mediati dal sociologo Marco Marzano dell’Università di Bergamo, i sociologi relatori Roberto Biorcio dell’Università Bicocca e Dario Tuorto dell’Università di Bologna hanno esposto alcuni aspetti dei nuovi populismi presenti in Europa, partendo dal concetto stesso di populismo, nato tradizionalmente in Russia, fino ad arrivare ai fenomeni presenti in Italia che hanno avuto una grande rinascita a causa della crisi economica ed ancora godono di consenso: dalle istanze anti-europeiste ai secessionisti del Veneto. Nonostante le idee non coincidessero sempre si è tentata di mantenere un’atmosfera neutrale, data la complessità del fenomeno, soprattutto in Italia, territorio più conosciuto e studiato dai relatori (Biorcio ha scritto i libri “Politica a 5 stelle. Idee, storia e strategie del movimento di Grillo” e “La rivincita del Nord. La Lega dalla contestazione al governo” e Tuorto “Lega e Padania. Storie e luoghi delle camicie verdi” sull’evoluzione del partito e del suo seguito). Alcuni flash: per Biorcio il populismo nasce all’interno della democrazia quando si rompe l’equilibrio tra il popolo sovrano e la democrazia, rappresentativa e diretta, come è successo a causa della crisi in Italia e in altri paesi europei. Esistono due tipi di populismo: uno che devia più a sinistra e uno più a destra e che rappresentano le soluzioni in cui gli interessi del popolo possono essere rivendicati: la prima in cui vi è una maggiore democrazia diretta, come attraverso i referendum, che però anche i sindaci hanno smesso di usare in maniera frequente; l’altra in cui un politico, un vero e proprio leader, prende il comando e la responsabilità di modificare le sorti del popolo sovrano con le sue decisioni. Le considerazioni di Tuorto si sono concentrate invece sul Movimento 5 Stelle e sulla scelta di non governare. Puntando ad avere la maggioranza assoluta in Parlamento e non avendola raggiunta, hanno rifiutato le alleanze e i compromessi proposti dimostrandosi un fenomeno del tutto fuori dal bipolarismo destra-sinistra, sia per contenuti che per la base eterogenea dell’elettorato e degli eletti, andando a dividere così il protagonismo politico in governativi e non governativi. Infine Marzano ha rilanciato con un quesito ostico: se i populisti sono tanti, ma in Italia non vogliono governare, non c’è il rischio che governeranno sempre gli stessi, ossia la grande coalizione dei socialisti e dei democratici cristiani (PD e PDL)? Aprendo uno stimolante dibattito con il pubblico, ma purtroppo senza giovani, forse ormai dormienti.