L’onestà. Cosa?

Prima l’arresto dell’ex ministro Claudio Scajola accusato di essersi adoperato per l’ex parlamentare Pdl Amedeo Matacena, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e attualmente a Dubai in attesa di estradizione. Poi la notizia del micidiale giro di mazzette per gli appalti dell’Expo di Milano con tanto di video che riprende la consegna di una busta contenente 15mila euro. Cade in questa Italia del malaffare, un libro dedicato alla “Onestà” (edito da Cortina) scritto dalla filosofa Francesca Rigotti.

Che cosa si è rotto in Italia? Quando e dove si è allentato il senso dell’’onestà? 
“È difficile ascriverlo solo all’Italia. Un grosso contributo a questa rottura, per esempio, sono stati i nuovi media che hanno dato luogo ad una società di non commitment, di non impegno perché l’impegno può essere continuamente corretto dallo strumento stesso. Ma questo è un discorso generale che vale per tutti i Paesi mentre nel discorso italiano è forse legato alla costruzione del mito della casta. Mito per il quale tutto è uguale a tutto, la destra uguale alla sinistra, Berlusconi uguale a Cofferati. Tutto è un unico minestrone in cui tutti sono ladri. Intanto, primo: questo non è vero. Secondo, ha dato luogo ai famosi populismi alla Grillo che fanno presa perché si oppongono alla casta indifferenziatamente”.

Che non esista più la destra e la sinistra a molti sembra però un fatto evidente. 

“Certo, in Italia ha influito molto il venire meno della destra e della sinistra come classificazioni che a mio avviso per lo meno aiutavano a indentificarsi nel panorama, a indicare quale fosse la concezione del bene. Ma dire che viviamo tutti in un mondo in cui tutti sono disonesti, fa venire meno da una parte la fiducia nel bene che esiste, e dall’altra fa venir meno l’impegno, la parola data. Siamo stati abituati nell’ultimo ventennio al fatto che si poteva dire qualsiasi cosa e negarla il giorno dopo e nessuno protestava”.

Chi è allora la persona onesta? 

“Negli ultimi decenni che coincidono con la mercificazione del mondo, il termine onesto ha acquisito una accezione squisitamente economica legata al denaro. Per cui onestà è astenersi dalla sottrazione indebita del denaro, dalla frode o dalla corruzione. È onesto colui che non ruba. Ma nell’onestà c’è molto di più. E molto di questo di più si è perso per strada. Prendiamo per esempio tutto l’aspetto legato alla verità, al dire il vero, o almeno a dire ciò che si pensa sia il vero. Parlo della onestà intellettuale, dell’integrità morale, intesa come comportamento coerente in tutte le scelte secondo le proprie convinzioni”.

Ma vale la pena essere onesti oggi? La virtù dell’onestà appare una strada in salita. 

“Certo, la strada della disonestà è tutta in discesa ma porta nel fosso”.

L’impressione è che si tratti comunque di un fosso dorato? 

“La strada della disonestà è comoda. Mi chiedo però: davvero oggi tutto si può comprare? Una laurea comprata non è un traguardo che si è meritato. Certo, la si può esibire su una scrivania, mettere sotto vetro, ma rimarrà pur sempre qualcosa di comprato o con i soldi o con altri favori. E mi voglio illudere che in qualche modo quella persona si senta a disagio”.

Sta dicendo che parlare di onestà significa parlare di felicità? 

“Sì, alla fine sei più contento: se hai fregato ed hai viaggiato sull’autobus gratis, provi sicuramente una piccola felicità. Ma se ricevi un premio per qualcosa che hai fatto, il sentimento che provi vale molto di più di quel piccolo istante di godimento. Attenzione però a non creare un mondo adamantino di cavalieri erranti”.

Una curiosità: le donne sono più oneste degli uomini? 

“Le donne oggi sembrano meno corruttibili degli uomini e più disposte a scusarsi per gli errori commessi. Naturalmente ci sono donne disoneste. Ma nella quotidianità o sul lavoro si può dire che le donne hanno una maggiore propensione all’onestà. Forse perché sono appena arrivate. Forse perché devono stare più attente. Forse perché per loro nulla è scontato e devono essere più brave perché altrimenti il posto va al maschio. Forse allora perché questo maggior impegno le porta ad una maggiore attenzione sul lavoro”.

Allora il mondo in mano alle donne sarebbe un mondo più onesto? 
“Mah. A vedere queste sciacquette che riempiono il panorama politico, non direi proprio. Non spingiamoci troppo. Sono frasi fatte”.

E allora il suo libro sulla onestà a chi lo consegnerebbe? 
“A chi si deve occupare della formazione dei funzionari e degli amministratori. Una volta c’erano le scuole di partito: il Pci nel quale io militavo, aveva la scuola di Frattocchie. E così pure i democristiani, i socialisti educavano in questo senso. Ecco, ci vuole una formazione di chi va a fare politica. Cominciamo almeno da loro”.