San Giovanni XXIII e la Grande Guerra

San Giovanni XXIII non è stato solo un Papa, ma spesso quello che è accaduto durante il pontificato tende a offuscare la vita di Angelo Roncalli: contribuisce invece a mettere in luce episodi inediti e a scoprire, fra l’altro, da dove viene il suo grandissimo impegno per la pace l’incontro promosso per domani sera (mercoledì 14 maggio) alle 21 nell’ambito del Festival della cultura.
L’appuntamento segue il tema “Sergente Roncalli. Dal Buio della Guerra una luce di pace”, e si svolge al Centro Congressi Papa Giovanni XXIII. Nel corso della serata saranno proiettate immagini rare e artisticamente rielaborate da Antonio Chiesa che ritraggono Roncalli negli anni della Prima Guerra mondiale. A partire dai “Diari di guerra” del sergente Roncalli, don Ezio Bolis, direttore della Fondazione Papa Giovanni XXIII, individua alcune linee di pensiero che, nate negli anni del primo conflitto mondiale, troveranno pieno sviluppo nel pontificato. L’esperienza della Grande Guerra, a cui il giovane Roncalli ha partecipato come “sergente di sanità” e cappellano militare nell’ospedale di Bergamo, ha segnato profondamente il suo spirito e il metodo pastorale di approccio alle anime, lasciando ampie tracce nei suoi scritti. L’incontro ha lo scopo di evidenziare questa relazione, avvalendosi delle parole stesse di Roncalli, provenienti dai suoi scritti e discorsi. L’impegno per la pace e la ferma condanna di ogni guerra, sbocciati nell’enciclica Pacem in Terris, sono infatti maturati attraverso un lungo cammino iniziato dalla drammatica esperienza della Grande Guerra. «I dolori dell’Europa sono grandi: tante giovani vite sacrificate, tanti interessi individuali, domestici, civili, nazionali, sociali compromessi e mandati in rovina,tutte le conseguenze di una guerra che è sempre un flagello anche se è guerra vittoriosa, compongono un cumulo di affanni, spremono lacrime e lacrime, così come dal cozzo degli eserciti e dei popoli scaturisce un fiume di sangue» (Discorso sul Sacro Cuore del 11.06.1915). La condanna della guerra è netta, ma ciò non implica il disprezzo dei genuini sentimenti verso la Patria, la quale merita il sacrificio per i grandi valori della libertà e della giustizia. Le parole di Roncalli raccontano l’emozione di trovarsi davanti alla morte di tanti giovani e alla sofferenza dell’umanità, ma anche l’esperienza del contatto con persone di varia provenienza, cultura e religione: protestanti, atei, massoni, musulmani. Un incontro con mondi diversi, ai quali il futuro Papa si apre promettendo di presentarsi a tutti non «con il flagello in mano», ma con molta dolcezza, comprensione e rispetto della libertà, ispirandosi all’esempio di Gesù (cfr. nota del 31.03.1918).
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