Santi quotidiani

«Ci sono uomini e donne che non hanno nome, ma che onorano il nostro popolo, la nostra Chiesa, perché sono forti a portare avanti la loro vita, la loro famiglia, il loro lavoro, la loro fede». Lo ha detto il Papa, a braccio, nella catechesi dell’udienza generale di oggi, dedicata alla fortezza. Il Signore «viene sempre a sostenerci nella nostra debolezza, e lo fa con un dono speciale, il dono della fortezza», ha esordito il Santo Padre, sottolineando sempre fuori testo che questo dono dello Spirito Santo «ci dà forza, ci libera da tanti impedimenti». «Ci sono dei momenti difficili e delle situazioni estreme in cui il dono della fortezza si manifesta in modo straordinario, esemplare», ha proseguito, citando «il caso di coloro che si trovano ad affrontare esperienze particolarmente dure e dolorose, che sconvolgono la loro vita e quella dei loro cari». «La Chiesa risplende della testimonianza di tanti fratelli e sorelle che non hanno esitato a dare la propria vita, pur di rimanere fedeli al Signore e al suo Vangelo», ha detto il Papa, secondo il quale «anche oggi non mancano cristiani che in tante parti del mondo continuano a celebrare e a testimoniare la loro fede, con profonda convinzione e serenità, e resistono anche quando sanno che ciò può comportare un prezzo molto alto». «Tutti noi conosciamo gente che ha vissuto situazioni difficili, tanti dolori», ha detto il Papa: «Persone, uomini e donne che portano avanti la vita nelle difficoltà, lottano per portare avanti la famiglia, per educare i figli, e lo fanno perché c’è lo spirito della fortezza che li aiuta». «Sono i santi quotidiani», li ha definiti il Papa, che «nascono in mezzo a noi, hanno il dono della fortezza per portare avanti il proprio dovere di persone, di padri, madri, fratelli, sorelle, cittadini». “Tanti ne abbiamo!”, ha esclamato Francesco: “Ringraziamo il Signore per questi cristiani che sono santi di una santità nascosta”. “Se possono farlo loro, perché noi no?”, ha detto il Papa rivolgendosi alla folla di fedeli, e “chiedere che il Signore ci dia la fortezza”. “Non bisogna pensare che il dono della fortezza sia necessario soltanto in alcune occasioni o situazioni particolari”, ha spiegato il Papa: “Questo dono deve costituire la nota di fondo del nostro essere cristiani, alimentando in noi una santità vissuta nell’ordinarietà della nostra vita quotidiana”. “Tutti i giorni della vita quotidiana – ha proseguito Francesco a braccio – dobbiamo essere forti, abbiamo bisogno della fortezza per portare avanti la nostra famiglia, la nostra vita, la nostra fede”. Può venirci in aiuto la frase di san Paolo, il suggerimento del Pontefice: “Tutto posso in colui che mi dà forza”. “Il Signore dà la forza, sempre, non ci proba più di quello che possiamo tollerare”, ha commentato sempre fuori testo, “Lui è sempre con noi”. Altra parabola citata dal Papa, all’inizio della catechesi, quella del seminatore, che “sparge abbondantemente il seme della sua Parola”. Ma questo seme “si scontra spesso con l’aridità del nostro cuore e, anche quando viene accolto, rischia di rimanere sterile”. Con il dono della fortezza, invece, ha spiegato Francesco, “lo Spirito Santo libera il terreno del nostro cuore dal torpore, dalle incertezze e da tutti i timori che possono frenarlo”. “A volte possiamo essere tentati di lasciarci prendere dalla pigrizia o dallo sconforto, soprattutto di fronte alle fatiche e alle prove della vita”, ha ammesso il Papa: “In questi casi, non perdiamoci d’animo, ma invochiamo lo Spirito Santo, perché con il dono della fortezza possa sollevare il nostro cuore e comunicare nuova forza ed entusiasmo alla nostra vita e alla nostra sequela di Gesù”. Un doppio appello: per i minatori morti in Turchia e per i morti nel Mediterraneo. A rivolgerlo è stato il Papa, al termine dell’udienza generale di oggi, prima di salutare i fedeli di lingua italiana. “Vi invito a pregare per i minatori che ieri sono morti nella miniera di Soma, in Turchia, e per quanti si trovano ancora intrappolati nelle gallerie”, ha esordito il Papa: “Il Signore accolga i defunti nella sua casa e dia conforto ai loro familiari”. “E preghiamo anche per le persone che in questi giorni hanno perso la vita nel Mare Mediterraneo”, l’esortazione del Santo Padre: “Si mettano al primo posto i diritti umani e si uniscano le forze per prevenire queste stragi vergognose”.