Venti di tempesta e dialoghi silenziosi al Baco

Il Baco (Base arte contemporanea odierna) è uno spazio forse un po’ defilato, in via Arena, in Città Alta, che non è un luogo di massiccio passaggio come la Corsarola, ma vale la pena di uscire un po’ (qualche passo) dai percorsi tradizionali e scoprirlo. Da oggi a domenica, nell’ambito di Artdate, offre una vera e propria immersione nell’arte contemporanea, con tre interessanti inaugurazioni.
La prima esposizione apre stasera, è curata da Stefano Raimondi e Mauro Zanchi, si chiama “Gust” e inaugura lo spazio Baco-Project Space, un luogo dedicato alla promozione e alla valorizzazione di artisti italiani, la cui ricerca e pratica artistica è considerata di particolare rilevanza e valore. Sotto i riflettori le opere di Jacopo Miliani.
“La parola ‘gust’ – spiegano i curatori – in inglese significa forte raffica di vento. Il suono è simile a quello di ‘guest’, ospite. Secondo le parole di Jacopo Miliani “Quando immagino questa parola e la leggo nella mia mente, il suo suono è silenzioso, come se fosse il fruscio del vento che muove le punte degli alberi più alti. Guardando in alto verso le cime per osservare quel movimento ondulatorio allora si percepisce che questo è l’evidenza di qualcosa di molto forte che sta per accadere: una tempesta. Questa è una sensazione che mi è capitato di ‘ospitare’ più volte, ma che riesce sempre a cogliermi di sorpresa e immette dentro di me una piccola ansia o forse paura per quello che credo stia per succedere in un indeterminato momento successivo, di cui non avrò il controllo perché la sua presenza è diretta da forze per natura incontrollabili. Ho pensato a questa parola per descrivere il luogo in cui mi sono trovato e in cui mi troverò successivamente condividendo le mie personali sensazioni anche con altri. Una casa che divide il cammino in due strade”.

Venerdì 16 Maggio 2014, poi, si inaugura la mostra personale di Andrea Romano “Claque & Shill”, all’interno degli spazi di lavorazione dell’azienda di marmo e graniti Freri e Brignoli a San Paolo d’Argon (vedi anche il programma dettagliato di Artdate nel dossier). La mostra apre il progetto Open Factory, a cura di Stefano Raimondi, in cui importanti aziende concorrono alla produzione e all’esposizione dei lavori creati dalla collaborazione e dal confronto tra l’artista e l’azienda. A partire da Sabato 17 Maggio i lavori saranno allestiti presso BACO – Base Arte Contemporanea, in Via Arena 9. La collaborazione e la mostra sono state possibili grazie all’indispensabile e generoso supporto e contributo di Johnny Patelli. Sabato, infine, saranno inaugurate anche altre due esposizioni: quella di Annika Kahrs “Playing to the birds” (aperta fino all’8 giugno), con cui l’artista si presenta per la prima volta in Italia, un’originale reinterpretazione della predica agli uccelli, uno degli episodi più famosi della storia di san Francesco, e poi quella di Sara Benaglia “Running reverse”, entrambe curate da Stefano Raimondi e Mauro Zanchi. La mostra di Sara Benaglia è un percorso di due stanze: Casting the circle e Reverse running, due progetti sviluppati nei sette mesi passati durante una residenza presso il Centro d’Arte Contemporanea di Kitakyushu, in Giappone.
“Casting the circe – spiegano i curatori -, ideato a partite dagli scritti di Alice Bailey sulla telepatia, include fotografie e disegni ritraenti un gruppo di ragazze nel tentativo di creare un ordine non gerarchico, che ha come modello di riferimento Lemuria e il primo step dell’acquisizione umana di un linguaggio vocale. Nonostante lo sviluppo fisico, l’essere umano di Lemuria non aveva bisogno di emettere alcun suono per esprimere il proprio pensiero, vivendo in una condizione astrale ed eterea ed il linguaggio cinese di oggi è il solo a discendere linearmente dal linguaggio lemuriano. L’incontro con le studentesse è pensato come un momento di autocoscienza, non strutturato attraverso testi femministi di matrice occidentale, ma tramite l’esercizio della telepatia istintiva in quanto forma di comunicazione interpersonale empatica e non linguistica”. “Ho dato alle ragazze istruzioni – chiarisce l’artista – affinché componessero fisicamente alcuni schemi geometrici, pensati come forme di energia astratta concentrata. Nello spazio di incontro dei corpi si percepiva un centro di trasmissione. La teoria di genere è così stata sostituita da una composizione coreografica, in cui il corpo fisico è la chiave d’accesso a una volontà di gruppo intesa come intelligenza attiva, prossima al mondo animale. Reverse running è lo storyboard di un viaggio antropologico alla ricerca dei riti occulti ancora presenti nel nord Italia. Seguendo il metodo Stanislavskij, condizionata dalla parziale impossibilità di accesso in cui risiedo, inserisco il tradizionale folklore delle Alpi all’interno della vita giapponese attraverso una lente germano-esoterica. Il risultato è la Lombardia in giardino vista da una serra in cui si trovano se non gli iperborei quantomeno i celti sotto ai pini”. Altre informazioni su www.bacoartecontemporanea.it.