Le chiese, patrimonio di tutti

Rev.mo Don Carrara,
Ho frequentato, nell’ambito della 3^ Università, un corso che mi ha portato fisicamente nei vari borghi di Bergamo per conoscerne la storia, la geografia e l’arte del presente e soprattutto del passato.
La cosa che però mi ha colpito negativamente è stato il fatto che le maggiori difficoltà di visita siano venute da alcuni parroci (a parte alcune lodevoli, apprezzatissime eccezioni). Si è parlato, negli ultimi tempi, di Bergamo città di cultura e ho dovuto concludere amaramente che la bocciatura è stata una pura conseguenza della realtà.
Mi sono chiesto, a questo punto, perché la Diocesi, che tanta parte e importanza ha nella storia culturale bergamasca, non preveda una azione di sensibilità e di sensibilizzazione verso i responsabili delle parrocchie. Infatti ritengo che, oltre al valore culturale, queste visite possano rappresentare sia una elevazione spirituale che un approfondimento della Storia Sacra attraverso la lettura iconografica.
La semplice accensione delle luci ha rappresentato un problema pur con la disponibilità di noi corsisti a lasciare una copertura di questa spesa.
Mi rivolgo a Lei in quanto la conosco e so è che è stato, per qualche anno, responsabile della cultura nell’ambito della curia vescovile di Bergamo. Infatti non voglio pensare e voglio sperare che Bergamo non continui ad essere esclusivamente la patria di:Atalanta, Ciclismo e polenta e salame.
La ringrazio dell’attenzione e, restando in attesa di un suo pensiero, La saluto cordialmente.
Un Suo attento lettore che La stima.

Armando de’ Flumeri
Via Mosè del Brolo, 9
24128 Bergamo

Caro Armando, la sua lettera mi mette addosso un po’ di mestizia. Ho cercato, in tutti i modi, di “fare mente locale”, per capire.
Primo problema: perché i preti fanno difficoltà? Risposta ovvia e certa: non hanno molto tempo. Anche aprire una chiesa e far vedere i tesori che vi si trovano è un impegno, un nuovo impegno che si aggiunge ai già molti da affrontare. Controrisposta: ma perché i preti non affidano a un laico questo compito? Ecco: qui ci siamo. La Chiesa di Bergamo è prigioniera di se stessa. I preti hanno sempre fatto tutto e continuano a fare tutto anche quando non ce la fanno più. Sto semplificando. Ma la cosa è sostanzialmente vera. Con una prima conseguenza: le chiese sono più patrimonio dei preti che di tutti.
Secondo problema: quanto sono “sfruttate” le ricchezze storico-artistiche delle nostre 1400 chiese (diconsi: millequattrocento: quasi quattro ogni parrocchia)? Poco. Sarebbe poco anche se fosse molto, perché lo sproporzione con il moltissimo che abbiamo resterebbe. Se poi è effettivamente poco finisce per essere pochissimo. Così architetture, pitture, beni mobili restano di fatto sconosciuti. Con una seconda conseguenza: questi beni nati per comunicare e sostenere la fede non comunicano e non sostengono più.
Mi auguro, ci auguriamo tutti che la segnalazione di Armando serva più che a denunciare, a esortare a non nascondere un tesoro che è nato per essere visto e gustato da tutti.