Celim: cinquant’anni a servizio dei poveri del mondo

Cinquant’anni a servizio degli altri, per allargare gli orizzonti e lavorare per aiutare le zone più povere del mondo. Il Celim ha saputo innescare un movimento virtuoso di idee e di energie che ha contagiato negli anni moltissimi volontari impegnati a costruire progetti che hanno lasciato il segno in Africa, in America Latina e in Asia.

Ogni giorno ci prodighiamo al nostro meglio per migliorare la nostra vita, e ci impegniamo a raggiungere piccoli e grandi obiettivi. Lavoriamo per noi stessi, per stare meglio, per ritagliarci quei piccoli attimi di soddisfazione personale. Ma lavorare per gli altri è un altro paio di maniche. Ha un altro sapore. Quale dei due è più gratificante?

Ce lo facciamo raccontare da Andrea Milesi, che è presidente del Celim di Bergamo dal 2003. Celim è una organizzazione di volontariato internazionale no profit nata nel 1964. Dalla sua nascita ha formato e inviato volontari in diversi Paesi cosiddetti del Terzo Mondo sulla base di un principio forte: la cooperazione. «Una cooperazione non sempre facile con gli enti e le realtà locali. Per questo è una sfida, una sfida tramite la quale tentiamo di promuovere “l’uomo” laddove lo sviluppo e i diritti dell’individuo talvolta vengono meno».

In 50 anni di storia – festeggiati proprio quest’anno – Celim ha saputo pianificare e portare a termine importanti progetti legati ai problemi specifici dei singoli territori dell’Africa, America Latina e Asia, sempre promuovendo i valori di ogni comunità e ascoltandone i bisogni. Proprio in occasione dei 50 anni il Celim sta raccogliendo in una serie di video-interviste le testimonianze di alcuni volontari che negli anni si sono impegnati nei suoi progetti nel mondo. Sul suo canale Youtube ce ne sono già sei (qui sotto potete vedere il trailer), quelle di Susanna Pesenti, Lorena Sangiorgi, Bruno Goisis e Daniela Plebani, don Gianni Carzaniga, Sonia Mistrini e Alessandro Manciana. Certo è che la vita del volontario non è sempre rose e fiori come ci ricorda Milesi: «Incontriamo anche noi situazioni difficili all’interno dei nostri progetti. Mi vengono in mente alcune zone dell’Africa, per esempio, dove per varie questioni legate alle autorità e alle comunità locali la nostra attività è stata limitata. Per contro però sono molti gli aspetti gratificanti, mi riferisco alle relazioni che i nostri volontari sono riusciti a instaurare e poi a mantenere con le persone del posto».

Che ruolo assume l’identità cristiana nelle attività di Celim? «E’ un elemento sostanziale e imprescindibile nella motivazione iniziale: il volontariato si fonda sui valori della gratuità e della condivisione per poi approdare ai più ampi ideali della fratellanza e della solidarietà. L’identità cristiana non deve essere però una limitazione o un elemento esclusivo: ci rivolgiamo infatti a comunità di ogni credo e cultura».

50 anni sono una ricorrenza importante e Celim ha deciso di festeggiare promuovendo una serie di incontri sul territorio con l’obiettivo di sensibilizzare su temi importanti come la solidarietà, la cooperazione, la globalizzazione. Andando dunque a proseguire quel progetto già ben avviato che Celim svolge presso le scuole e le associazioni locali. Con uno sguardo rivolto verso il futuro, Milesi ci confessa gli obiettivi in dirittura d’arrivo e quelli possibili: «Attualmente stiamo operando molto in America Latina con l’obbiettivo di migliorare la qualità educativa e sviluppare una maggior sicurezza alimentare, tema centrale anche nel progetto del Burkina Faso. Stiamo pensando inoltre di intervenire in Romania anche qui con un progetto legato alla formazione».

È passata alla storia una celebre frase di Albert Einstein che recita: “Il valore di un uomo dovrebbe essere misurato in base a quanto dà e non in base a quanto è in grado di ricevere”. Immagino che l’emblema di questa rappresentazione sia il volontario: capace, nella sua vita, di dare tutto se stesso in aiuto al prossimo. Capace di donare, ma altrettanto capace di ricevere insegnamenti dalle sue esperienze.