Cinquantamila sportivi a Roma con «capitano» papa Francesco

“Il nostro capitano è Papa Francesco” è lo slogan che riecheggerà in Piazza San Pietro il 7 giugno prossimo alle 16,30 quando il Pontefice incontrerà oltre cinquantamila “cuori sportivi” tra ragazzi, allenatori, dirigenti del Csi (Centro sportivo italiano) provenienti da tutta Italia.
Un simbolico abbraccio per festeggiare settanta anni di attività e impegno della più antica associazione polisportiva attiva nel nostro Paese dal 1944, promossa dal professor Antonio Gedda e dai vertici di Azione Cattolica, la cui missione è educare attraverso lo sport. Vittorio Bosio, Presidente del Comitato provinciale del Csi di Bergamo («lo scorso anno abbiamo chiuso con 93.400 tesserati a quasi 1.100 società sportive. Numeri immensi soprattutto se rapportati alla popolazione della Bergamasca»), si prepara a partire per Roma insieme a più di mille entusiasti conterranei. Sì, perché gli iscritti ufficialmente sono un migliaio ma «negli ultimi giorni però è stato un susseguirsi di telefonate di gente che decide all’ultimo minuto di partecipare all’incontro in Piazza San Pietro».
Il meeting con il Pontefice rappresenta «un’incredibile occasione – prosegue Bosio – per vivere un momento storico senza precedenti. Che il Papa ci offra questa possibilità e idealmente ci abbracci in Piazza San Pietro è un segno di affetto e di vicinanza che dà lustro ed esprime riconoscenza alla nostra presenza nella storia della società civile, dello sport, della formazione delle giovani generazioni.  Sarà una festa grande, dell’intero sport italiano, dal Presidente del Coni alla più piccola società di oratorio, il coronamento di settant’anni di Csi al servizio dello sport educativo. Da considerarsi sia come un traguardo e sia come una tappa. Del resto, Bosio ne è convinto «è innegabile che sia un grande traguardo. Un’associazione così vasta, articolata e complessa come il Csi, attiva su tutto il territorio nazionale, senza scopo di lucro e fondata sul volontariato, non arriva a questa veneranda età per caso. È invece il segno del valore di una proposta che aveva solide radici nei valori cristiani alla fondazione e che continua ad avere questi valori quali punto di riferimento quotidiano. Settant’anni sono anche una tappa di un lungo cammino che, mi auguro, durerà ancora tanti e tanti anni. Dico che sono una tappa perché la strada percorsa non è stata uniforme e uguale a se stessa sempre. Il Csi, come la Chiesa peraltro, ha saputo rinnovarsi nel rapporto con la società, con gli oratori, con gli enti locali, con le altre realtà sportive. Soprattutto ha saputo rinnovarsi ascoltando le istanze della gente e dando risposte concrete, efficaci».
C’è molta attesa per le parole che Bergoglio pronuncerà in Piazza San Pietro, anche se «Papa Francesco è di una genuinità totale e a volte spiazza anche chi lo conosce meglio. Certamente ci aspettiamo parole di conforto e sostegno; un po’ perché ne abbiamo bisogno, un po’ perché darebbero forza alla nostra missione fra i giovani e i non più giovani. Se dovrà anche “bacchettarci” un po’, vorrà dire che ce lo saremo meritati». I protagonisti di questo eccezionale evento non saranno solo le società sportive ma soprattutto i ragazzi, che giocano nei campetti degli oratori parrocchiali. È alle giovani leve che va il nostro pensiero ricordando a Bosio i recenti episodi di razzismo, auspicando che il calcio possa essere invece considerato come uno strumento d’integrazione. «Nel calcio in particolare, ma anche in altre discipline di squadra o individuali, si realizza un paradosso: quello che a livello “alto”, di grande specializzazione, è elemento di divisione, nel Csi diventa invece elemento di coesione. Lo è il calcio, che offre innumerevoli esempi di integrazione vera; lo è la pallavolo, il nuoto, le arti marziali… Lo sono alcune stupende manifestazioni a carattere nazionale. Tutto porta a vivere insieme un’avventura aggregante che fa letteralmente sparire le diversità di colore della pelle e di origine territoriale».
Quindi come contrastare il comportamento aggressivo nei piccoli allievi? «Dobbiamo avere particolare attenzione per la parte formativa della nostra attività. Quindi mantenere alto il livello di impegno e proporre corsi di formazione per allenatori, per dirigenti. Vanno per certi aspetti formati anche i genitori (magari in forma indiretta, passando sempre dagli allenatori). E poi è necessario mantenere attiva l’alleanza con i Comuni, le Province, le Regioni ma soprattutto con gli oratori e le parrocchie» puntualizza Bosio. “In campo devono esserci bellezza, gratuità e cameratismo”, ha dichiarato recentemente il Santo Padre «tre semplici ma stupende e illuminanti parole».  Nonostante alcuni intollerabili episodi di violenza lo sport è ancora in grado di trasmettere messaggi educativi e di crescita universali «soprattutto nei giovani (ma non soltanto per i giovani), l’attività sportiva è un luogo privilegiato per il passaggio dei messaggi legati ai valori fondamentali. È vero che si verificano a volte episodi di violenza intollerabile. Ma se rapportati alla massa enorme dell’attività svolta, e al numero elevatissimo di persone che fanno sport più volte la settimana, per ore e ora di gioco, gli aspetti negativi sono veramente minoritari. Fanno scalpore (ed è giusto rilevarli senza remore e senza infingimenti) ma non perché siano prevalenti. Fanno clamore per la loro assurdità e per gli effetti che provocano». Non è la prima volta che il Csi si stringe intorno al Papa. Nel giugno del 1955 Pio XII, definito “il Papa degli sportivi”, per festeggiare il decennale dell’Associazione incontrò a San Pietro i dirigenti del Csi con migliaia di atleti e tecnici. Da quello storico abbraccio in Piazza San Pietro com’è cambiata l’opera di sensibilizzazione del Csi? «Il Csi è un’Associazione di persone che aderiscono liberamente condividendo alcune modalità e finalità previste dallo Statuto. Quindi è stato necessario, oltre che importante, seguire e accompagnare il cammino della società. Oggi più che mai viviamo il tempo della comunicazione di massa e della forza della rete internet. Un tempo era tutto diverso e la relazione si esauriva molto spesso nel rapporto locale, nel paese, al massimo fra alcuni paesi vicini. Oggi invece dobbiamo essere attenti ai messaggi che viaggiano in rete e alle modalità di comunicazione dei giovani. Stampa e tv, infine, devono sempre avere un posto importante nell’organizzazione della comunicazione e dell’informazione associativa» conclude Bosio. Il 7 giugno saranno i colori di ciascuna divisa delle tante società sportive che accenderanno di colori, di gioia e di entusiasmo il sagrato di San Pietro, padrone di casa Papa Francesco per il quale l’attività sportiva “è un dono di Dio”.