Suor Cristina e lo “scandalo” del Padre Nostro

Suor Cristina vince la seconda edizione di “The Voice” su Rai2 e dopo l’annuncio della vittoria recita un Padre Nostro con il pubblico. Qualcuno la segue, qualcuno no, ma tanto basta a scatenare la rete. Perché, si sa, la Rai è la tv dello Stato e lo Stato è laico, ergo… Via ai commenti indignati. I social network stamattina ne erano pieni, i link ai vari articoli sulla serata anche: “la solita propaganda della Chiesa!”, “Che schifo… il Vaticano ha pagato per vincere. Fa tutto parte della campagna marketing”, “E dobbiamo pure pagare il canone per questa propaganda? Ma vaff….”, “Assolutamente vergognoso che la Rai abbia permesso di mandare in onda un rito religioso, davanti a milioni di spettatori. Se un ateo avesse cominciato un discorso sulla religione e sui suoi dogmi l’avrebbero impiccato”. L’elenco potrebbe essere molto lungo. Il tutto perché la concorrente è una suora e ha recitato una preghiera in diretta tv. Uno scandalo non da poco, in una società e in una televisione ben più abituate a sederi nudi e parolacce.
Evitando di entrare nel merito delle qualità canore di Suor Cristina, della sua costruzione o meno come fenomeno mediatico o di una ipotetica vittoria pilotata per alzare gli ascolti, la domanda che sorge spontanea nel leggere tutto questo livore è una: come è possibile che una preghiera sia una tale seccatura o causi tanta rabbia? L’impressione – triste – è che una preghiera sia molto più fastidiosa di una bestemmia o delle miriadi di volgarità, insulti e imprecazioni che quotidianamente si sentono ovunque: il televisione, nel dibattito politico, nei confronti giornalistici. E mi viene da domandarmi se la libertà di manifestare apertamente il proprio pensiero – a livello personale, prima che a livello politico – sia davvero tale oggi in Italia, o se invece sia prerogativa di tutti tranne di chi osa parlare di “fede”, di “religione” o di “Dio”. Perché in tal caso scattano le gogne mediatiche, gli insulti su Facebook, le accuse di bigottismo.
Eppure cosa c’è di tanto “controverso” in una preghiera? C’è la manifestazione pubblica di una fede, l’ammissione di una scelta controcorrente, il coraggio di vivere la propria vita secondo una visione spirituale personale. Una preghiera non è propaganda, non è insulto, non è “marketing del Vaticano”: è la manifestazione personale di una giovane donna, coerente con la sua scelta. Suor Cristina non ha fatto proseliti, non ha tenuto una lezione di catechismo, non ha insultato nessuno: ha recitato la preghiera che accompagna la sua fede religiosa e l’ha fatto senza paura. Una preghiera, tra l’altro, che rimanda ad una dimensione di fratellanza, umiltà e condivisione. Forse il vero scandalo è proprio questo.

Apriamo il dibattito. Voi che ne pensate?