Gori: dopo la campagna in bici, è tempo di pedalare

Alla prima conferenza stampa in veste di nuovo sindaco di Bergamo, Giorgio Gori arriva, come sempre, in sella all’immancabile bicicletta con la quale ha percorso, in questi mesi di campagna, oltre 700 chilometri, passando al setaccio ogni quartiere di Bergamo per conoscerne i problemi e studiarne le possibili soluzioni. Quella bicicletta che è ormai diventata una sorta di simbolo-portafortuna per i candidati sindaco del PD di tutta Italia da quando, 5 anni fa, un giovane “rottamatore” fiorentino ne ha fatto il suo mezzo di locomozione preferito.
Si è presentato sorridente e già pronto per mettersi all’opera. Già pronto a rinnovare e a “cambiare passo” – come più volte ripetuto nel suo programma –, ha ammesso di non aver ancora scelto i nomi della prossima giunta, ma sembra aver già un’ idea di come saranno i prossimi consigli comunali: «Mi aspetto una opposizione ferma ma corretta da parte del centro-destra; così come mi sembra di aver visto un atteggiamento costruttivo e positivo da parte dei grillini».
Sull’onda del successo ottenuto dal suo partito alle europee, Giorgio Gori al ballottaggio ha staccato del sette per cento Tentorio e si è preso Bergamo, dopo una campagna elettorale lunga ed estenuante, come da queste parti non se ne sono mai viste: toni accesi, polemiche, battute al vetriolo (mantenendo però una certa signorilità da parte di entrambi i candidati), incontri, comizi e apparizioni ovunque e ad ogni tipo di manifestazione. Personaggi illustri a fare da sponsor (Renzi e Boschi da una parte, Meloni e Salvini dall’altra) e soldi, tanti soldi, investiti per “farsi conoscere”.
Alla fine, il risultato ha dato ragione alla dinamicità e all’energia di Gori: il volto giovane della sinistra, il nuovo che avanza. Un nuovo che cerca punti di contatto e di dialogo coi giovani stessi, che cerca di attirarli verso il magmatico ed intricato mondo della politica, con tecniche innovative ma, evidentemente, efficaci: mojiti e feste in piazza, concerti e flash mob, torte (della cognata) e video di presentazione, tweet facili e social. Un nuovo che però divide i giovani bergamaschi, tra chi lo apprezza e lo stima e chi, invece, legato ai noti pregiudizi, non ha mai visto di buongrado la sua biografia in relazione alla sua coalizione politica e, tutt’ora, lo etichetta come «quello con la puzza sotto il naso». Quello che a Bergamo, prima di questa campagna non si era mai visto, quello che ha lavorato per Berlusconi, quello che non ha esperienze pregresse in politica e che, in fondo in fondo, non è poi tanto diverso da tutti gli altri politici. Quale di questi è il vero Gori? Questa mattina si è visto un neo-sindaco propositivo, con le idee chiare sul futuro di Bergamo: «Mi piacerebbe vedere una città un po’ più dinamica, più europea, più aperta e accogliente anche per i nostri giovani. Una città che sia riuscita a recuperare un po’ di posti di lavoro e a costruire sui giovani dei progetti importanti».
Un Gori che, a freddo, analizza in questo modo la vittoria del centro-sinistra: «I nostri avversari hanno trascurato i quartieri, cosa su cui noi abbiamo puntato molto. C’è una forte richiesta d’ascolto da parte di questi e noi siamo chiamati a mantenere il contatto che abbiamo creato con le reti dei vari quartieri. Non dobbiamo dimenticare infatti che saremo anche l’amministrazione di quelli che non ci hanno votato».
Una breve chiamata di Tentorio per congratularsi del risultato, un messaggino da parte del Premier Renzi e l’avventura del nuovo sindaco Gori comincia oggi. All’orizzonte si aprono nuove sfide e nuove opportunità in una città che, a detta di molti, deve scrollarsi di dosso l’immobilismo degli ultimi anni.
Da cittadini – giovani e meno giovani – di Bergamo possiamo solo fare i complimenti al nostro nuovo primo cittadino augurandogli così il più grande in bocca al lupo: «Giorgio, hai voluto la bicicletta? Adesso ti tocca pedalare!»