Il dramma di Yara e gli opposti estremismi

Sul caso Yara – era facilmente prevedibile – ci sono reazioni contrastanti. Molto contrastanti tanto che tendono ad andare verso gli estremi.

In internet, in Facebook, Twitter e nel social in genere, si tende a correre verso l’aggressione. Se fosse per la maggioranza degli internauti Giuseppe Bossetti sarebbe già impiccato da qualche parte.

Esistono però anche reazioni di segno diverso, minoritarie, ma ci sono. Sono i garantisti a oltranza (non certo quelli, misurati e intelligenti come Cesare Malnati nel fondo del nostro settimanale), garantisti a oltranza che si meravigliano che si parli di Giuseppe Bossetti come del presunto colpevole. Mi hanno riferito di un lettore del santalessandro che mi ha vigorosamente invitato a vergognarmi per avere titolato il nostro fondo di ieri: “Se questo è un uomo. Il presunto assassino di Yara”.

Le due reazioni sono opposte, ma soltanto fino a un certo punto. In realtà, tutte e due hanno un punto in comune: sono poco ragionevoli. Il mondo internet propone il ritorno alla giungla: non perdiamo tempo a fare processi e facciamolo fuori subito, questo Bossetti. Non si giudica con la testa, ma con la pancia e la pancia ha fretta. Per cui non esiste un presunto assassino di Yara, ma esiste solo l’assassino e basta. Da ammazzare.

L’altra posizione si scandalizza perché ho osato applicare al caso Yara il titolo famoso del libro di Primo Levi, con una chiara allusione ad alcuni aspetti disumani dell’assassinio della ragazza di Brembate. Quando ho scelto quel titolo mi erano davanti agli occhi i particolari agghiaccianti di cui si è parlato ancora in questi giorni. L’assassino ha infierito sul corpo della ragazzina, l’ha ferita più volte e poi se ne è andato lasciandola sola, nel campo di Chignolo, agonizzante. Non penso di dovermi vergognare se mi pare di vedere in questo atteggiamento qualcosa di disumano. L’uomo è uomo perché si appassiona dell’altro, gli vuole bene, gli fa del bene. Un uomo adulto in particolare protegge una ragazzina, soprattutto se la ragazzina ha appena tredici anni. Qui, invece, l’uomo disprezza e fa violenza, l’adulto approfitta della sua forza per ammazzare una adolescente fragile che ha trent’anni meno di lui. Davvero qui l’umanità se ne è andata, si è dissolta. Non ho vergogna di dire: “Se questo è un uomo”. Certo, può darsi che Bossetti non sia l’assassino. È l’assassino soltanto presunto: così dice il titolo del nostro articolo.

Mi viene in mente, a questo punto, un’altra frase famosa: «L’uomo non è né angelo né bestia e disgrazia vuole che vorrebbe far l’angelo ma fa la bestia». L’ha scritto Pascal. L’uomo non fa sempre la bestia. Ma qualche volta sì, qualche volta soltanto, per fortuna.