Claudia dalla Bolivia a Bergamo: “Ho realizzato il mio sogno”

Dalla Bolivia a Bergamo: Claudia ha fatto volare i suoi sogni di felicità, costruendosi una famiglia unita e riuscendo a diventare imprenditrice di successo nel lavoro che ha sempre sognato.

“Mi chiamo Claudia, sono nata nel 1970 a Potosì, a 4200 metri di altezza, dove nevica spesso. La mia era una famiglia molto umile, il mio papà era vissuto in un orfanotrofio e la mamma era figlia di una ragazza madre. Si sono incontrati quando avevano 15 e 17 anni, si sono innamorati e forse per il desiderio di scappare entrambi da famiglie problematiche, dal nulla hanno costruito una famiglia. Così siamo nate noi: Sandra, la mia sorella maggiore, io e Silvana. Abbiamo vissuto in modo semplice, un piatto caldo a casa non è mai mancato”.
“Papà – prosegue Claudia – faceva il muratore, aveva uno stipendio esiguo ma dignitoso, eravamo sereni, ci si accontentava così. Anche mamma lavorava e così Sandra fin da adolescente si è fatta carico di crescere noi sorelle e tenere in ordine la casa. Ho frequentato le scuole e poi ho iniziato a studiare psicologia all’università, ma mi sono presto accorta che quella non era la mia strada; nel frattempo anche mio papà premeva affinché lasciassi quella facoltà, diceva che era inutile e che stavo perdendo il mio tempo. Così, assecondando quella che da sempre era stata una mia passione, mi sono iscritta a un corso di parrucchiera nella mia città, anche se mio papà mi ha sempre ostacolato anche nell’intraprendere questa carriera. All’epoca avevo un fidanzatino e avevo pensato di sposarmi, casa mia mi stava stretta e volevo spiccare il volo nella vita. Ma presto mi accorsi che i tempi non erano maturi, lui stava ancora studiando e io stavo cercando la mia strada. Così un giorno ho deciso di partire, ho scelto l’Italia, se ci ripenso adesso ho avuto un bel coraggio, avevo 24 anni e nessuna certezza al di là delle quattro mura in cui ero cresciuta. Le prime due settimane in questo Paese sono stata ospite di un conoscente di mia sorella, è stato difficile perché non avevo nessun amico, mi sentivo molto sola”.
Poi, grazie al passaparola – la crisi era ancora lontana – Claudia ha trovato il suo primo lavoro: “Ero con una signora che soffriva di depressione, la assistevo e le tenevo compagnia. L’ho accompagnata e le ho voluto bene per due anni ma poi ho deciso di lasciare l’impiego, era diventato psicologicamente pesante, ero sempre triste anche io. Presto ho trovato un nuovo lavoro presso una coppia di anziani, e nel frattempo ho anche ottenuto il permesso di soggiorno. Successivamente ho assistito un’altra signora e nel frattempo è arrivata in Italia anche Silvana, mia sorella minore. E’ venuta a vivere nel mio appartamento, ha trovato dei lavoretti saltuari e stavamo bene, eravamo felici. Ma dopo pochi mesi Silvana, seppur giovanissima, si è fidanzata con un ragazzo italiano ed è andata a convivere con lui, che oggi è suo marito. A quel punto ho cambiato casa, sono andata a vivere in un appartamentino delizioso in centro città e trovato un nuovo impiego come donna di servizio presso una giovane famiglia con tre bambine, dove mi trovavo benissimo. Nel frattempo un ragazzo di nome Giorgio era venuto a vivere proprio nell’appartamento a fianco al mio, avevamo il terrazzo in comune. Lui, con la scusa di parlare del più e del meno incrociandomi nelle scale o sul terrazzo quando stendevo il bucato, si era presentato con modi gentili, ma io ero diffidente. All’epoca la mia vita era fatta solo di lavoro, casa e un corso serale che frequentavo quotidianamente per ottenere il diploma di scuola media valido in Italia. In questo modo, un giorno, avrei potuto seguire il corso professionale per parrucchiera. Non c’era spazio per altro in quel momento, se non per la mia realizzazione personale, la mia stabilità e serenità. Io sono sempre stata una ragazza seria e non volevo che Giorgio avesse un’impressione sbagliata di me. Così stavo al mio posto, gli rispondevo con educazione ma sempre molto distaccata. Col passare delle settimane ho preso un pizzico in più di confidenza, lui non demordeva nel suo corteggiamento ostinato ma gentile, aveva una cordialità e un’attenzione per me che non mi aveva mai dato nessuno. Mi hanno colpito i suoi sani principi, la sua semplicità e la sua generosità. Nonostante questo non riuscivo a fidarmi completamente, ma quando sono partita per la Bolivia per il matrimonio di mia sorella la lontananza mi ha fatto capire che mi aveva conquistata. Tornata in Italia, Giorgio mi ha proposto di andare a convivere ma io ho sempre pensato che fosse giusto prima sposarsi e così ho rifiutato, spiegando che gli volevo molto bene ma per me era importante regolarizzare il nostro rapporto. Io sapevo cosa volevo, lui era la persona giusta, ma l’amore significava anche prendersi una responsabilità, ne ero convinta. E l’equilibrio e la serenità che mi ero conquistata a fatica da sola non li avrei lasciati per l’incerto. Dopo due giorni di silenzio da parte sua, durante i quali mi ero rassegnata all’idea che non volesse impegnarsi, si è presentato fuori dal mio luogo di lavoro con un anello e mi ha chiesto di diventare sua moglie. E’ stato emozionante, ero al settimo cielo. All’inizio i suoi genitori non mi accettavano, avevano pregiudizi perché sono straniera e non mi conoscevano, è successo tutto molto in fretta. Adesso invece abbiamo uno splendido rapporto. Credo che il matrimonio sia un continuo venirsi incontro, avere pazienza, essere altruisti ed essere convinti di voler costruire una strada insieme. Giorgio la pensa come me: mi spinge sempre positivamente in avanti, mi stimola, mi sostiene e mi trasmette pace e serenità anche nelle difficoltà, posso dire di aver trovato un angelo. Nel frattempo, continuando a lavorare come donna di servizio, ho terminato il corso serale da parrucchiera. A quel punto mi sono sentita molto combattuta perché mi ero affezionata alla famiglia per cui lavoravo, però dentro di me sentivo l’esigenza di continuare sul percorso che da sempre sognavo. In quel periodo Sandra, la mia sorella maggiore, è arrivata in Italia con la sua famiglia e così, consapevole che poteva essere all’altezza, ho deciso di presentarla ai miei datori di lavoro perché la assumessero al mio posto. E così è stato. Piano piano ho iniziato a inserirmi nell’ambiente dei negozi da parrucchiera, collaborando per alcune piccole attività e nel frattempo crescevo Giorgia, la mia prima figlia. Dopo settimane di prove e collaborazioni non retribuite presso alcuni saloni, sono stata finalmente assunta. Lavoravo, avevo un marito splendido e una bimba, ero felice. Poi è nato Andrès ho il mio secondo figlio. Conciliare lavoro e famiglia era diventato sempre più difficile, mio marito lavorava a Milano e io dovevo seguire i bambini durante il giorno. Ho deciso quindi di stare a casa, lo stipendio da ingegnere di mio marito poteva bastare per tutti. Ma Giorgio ha capito subito che il ruolo di casalinga non faceva per me, adoravo stare con i bambini ma ero sempre insoddisfatta e non mi sentivo realizzata. Così lui per primo ha creduto in me e mi ha spinto ad aprire un negozio di proprietà, così avrei potuto scegliere gli orari più adatti ai miei ritmi familiari e fare il lavoro che amavo. All’inizio ero sfiduciata e spaventata, non pensavo che sarebbe stato possibile. Ma mio marito mi ha sostenuto e appoggiato e così ho deciso di lanciarmi in quest’avventura, totalmente ignara di cosa mi avrebbe riservato, e ho aperto un piccolo negozio in centro città. Pian piano, grazie al passaparola, la mia attività ha ingranato, complici anche i prezzi che ho sempre mantenuto bassi. Giorno dopo giorno, mi sono ritrovata a non riuscire a sostenere da sola la grande quantità di clienti. Ho cercato una ragazza qualificata che potesse affiancarmi, l’ho trovata e presto non è bastata più una sola dipendente. L’attività cresceva e io sentivo la necessità di cercare altre collaboratrici serie e affidabili da assumere, cosa non facile perché negli anni sono incappata in numerose aspiranti apprendiste poco dedite al sacrificio e poco costanti. Adesso sono la proprietaria di un’attività con quattro dipendenti fisse. I miei genitori anziani qualche anno fa sono venuti in Italia per stare con noi, hanno venduto tutto ciò che avevano in Bolivia e sono riusciti a comprare una casa. Per me oggi sono un sostegno fondamentale e impagabile, perché mio marito ed io lavoriamo tutto il giorno e i bambini possono contare sul loro appoggio. Nel nostro quartiere, a San Tomaso, ormai siamo molto ben inseriti, ci supportiamo e ci diamo una grande mano a vicenda. Ho sempre coltivato una rete di contatti con le altre mamme e con le clienti più affezionate, fare comunità è importante. Sono contenta che i miei figli vivano in Italia perché è un paese bellissimo, hanno la possibilità di crescere con una buona istruzione, sono legati all’oratorio, frequentano il catechismo e il cre nel periodo estivo. Io sono molto grata a questo paese e alle brave persone che ho incontrato. Nonostante i sacrifici che ho dovuto affrontare, sono felice”. A questo punto Claudia non riesce a trattenere la commozione e la nostra chiacchierata può finire. Una testimonianza toccante, una bella storia di integrazione e imprenditoria femminile e la speranza che i sogni, se ci crediamo, si possono avverare.