Dopo l’inchino al boss il vescovo Milito: “La chiesa è per l’uomo, non contro”

“Netta riprovazione dell’inconsulto e temerario gesto di blasfema devozione che va all’opposto di quella dovuta alla Madre di Dio”. Utilizza parole dure il vescovo di Oppido Mamertina-Palmi, monsignor Francesco Milito dopo l’episodio avvenuto lo scorso 2 luglio ma reso noto domenica mattina a Oppido Mamertina dove la processione della Madonna delle Grazie, nella frazione Tresilico, si è fermata davanti all’abitazione di un presunto boss della ‘ndrangheta per alcuni minuti con un tentennamento, chiamato “ inchino ”, in segno di saluto. Un gesto che ha portato il comandante della locale stazione dei carabinieri ad abbandonare la processione insieme ai suoi commilitoni per avviare le procedure per l’identificazione di tutte le persone che stavano partecipando al rito religioso. 

Monsignor Milito, come ha appreso la notizia?
“Ho appreso la notizia, solo dai giornali e dopo quattro giorni dall’avvenuto, con sconcerto. Con rammarico ho subito preso le distanze da quanto avvenuto. Ho verificato la notizia impegnandomi a prendere i dovuti provvedimenti che dicano con forza il ‘no’ deciso ad ogni atto di commistione tra fede e criminalità”. 

La notizia ha sconcertato l’intera Calabria e non solo…
“Certamente ed è comprensibile. Ma, come è successo già ai tempi di Gesù, c’è chi vuole sentire e chi vuole fare orecchi da mercante. Gesù ha dimostrato il suo amore per tutti eppure c’è chi non ha voluto ascoltarlo. Oggi il Papa e la Chiesa si trovano in condizioni quasi simili. Il messaggio del pontefice e della Chiesa intera è chiaro ma trovano però persone, anche all’interno della stessa Chiesa, chiuse e indifferenti al messaggio”. 

La Chiesa calabrese e da molti anni è impegnata su questo fronte contro la malavita organizzata. Molti i documenti approvati e le prese di posizione dei vescovi. Perché c’è sempre bisogno di tornarci sopra? 

“C’è sempre bisogno perché il fenomeno non è sempre lo stesso e varia nel corso degli anni, come dimostra l’evoluzione storica. L’opera di educazione e di formazione delle coscienze è un po’ come l’acqua che scorre in continuazione e che, scorrendo, non è sempre la stessa. Anche in famiglia quello che si dice all’ultimo figlio arrivato è lo stesso che si è detto a quelli più grandi. C’è sempre bisogno di ripetere. D’altra parte anche noi nella liturgia non abbiamo gli stessi brani che si ripetono durante l’anno liturgico? Si potrebbe dire che è una ripetizione? No. E’ una riproposizione del messaggio del Signore adeguato ai tempi che si vivono. C’è bisogno di far capire a tutti qual è il messaggio del Signore e della Chiesa. Questo non impedisce agli uomini di opporre resistenza alla parola di Dio. Ma la vita è fatta così: nulla è dato per scontato”. 

Nella sua diocesi Lei ha iniziato un lavoro di risveglio delle coscienze con un programma formativo e di catechesi. Che risultati? 
“Ho sempre parlato, sin dal momento del mio ingresso in diocesi, della vita di cui il Signore è il solo e unico padrone. A nessuno è permesso di agire contro. Non c’è bisogno di fare una lotta contro la ‘ndrangheta, ma c’è bisogno di lavorare per far capire che la Chiesa è per l’uomo, per tutto l’uomo. Compresi quelli che appartengono alla ‘ndrangheta. La prima opera è e deve essere quella di amore e accoglienza verso l’uomo. Non siamo noi contro ma qualcuno è contro di noi”. 

Molte le proposte anche negli ultimi giorni come quella dell’arcivescovo di Reggio Calabria-Bova di abolire, per un decennio, le figure dei padrini nei battesimi e nelle cresime. Che ne pensa? 
“Penso che sia opportuno dare dei segnali forti anche se mi rendo conto della difficoltà nella realizzazione che colpirebbe molti e priverebbe di un dono al quale credono”. 

Quale deve essere il comportamento della Chiesa calabrese?
“Quello di continuare sulla strada intrapresa condannando gli atti e le persone ma non dimenticando il ruolo di tanti sacerdoti e laici, in tutte le diocesi, impegnati in prima fila per la lotta contro l’illegalità e il malcostume. Stiamo attenti a non generalizzare… La Chiesa non è collusa con la mafia”. 

Si ma nonostante gli appelli c’è qualcuno, come è successo a Oppido, che si comporta diversamente…
“Stiamo attenti però a parlare del clero di Oppido. E il caso limite… Ad Oppido come in tutta la Calabria c’è una chiesa viva che combatte in frontiere tutti i giorni”. 

Intanto ieri nel carcere di Larino, in Molise, i detenuti hanno disertato la messa dopo la scomunica del Papa…
 
“Ci può essere un doppio senso di lettura. Se uno reagisce con presa di coscienza è certamente un fatto positivo da apprezzare. Se fosse invece un gesto di reazione per presa di distanza non mi meraviglia. E facile prevedere una simile reazione. Occorre che si capisca dove è il male e ci si converta. Nella Chiesa i richiami non sono mai di condanna, ma di salvezza”.