Il Regno di Dio: stupore e meraviglia

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:  «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo…» (vedi Vangelo di Matteo 13, 44-52. Per leggere i  testi di domenica 27 luglio, diciassettesima domenica del tempo ordinario, clicca qui)

«Trovata una perla di grande valore, va’, vende tutti i suoi averi e la compra». Siamo ancora nel capitolo 13. E’ il terzo grande discorso del vangelo di Matteo. Il discorso della montagna è il primo: capitoli 5-7; il discorso di missione è il secondo, capitolo 10. Dopo aver annunciato la presenza del Regno e aver mandato ad annunciarlo, Gesù spiega ulteriormente che cosa è, precisamente con le parabole.

SORPRESA, GIOIA, DECISIONE

Ci sono alcuni elementi comuni alle due parabole del tesoro nascosto nel campo e della perla preziosa.
Anzitutto l’urgenza decisiva del Regno. Chi lo ha scoperto – chi ha scoperto che Dio è in mezzo agli uomini – deve essere pronto ad abbandonare tutto. «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!», dice Gesù al giovane ricco, sempre nel vangelo di Matteo. «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio», dice nel vangelo di Luca.
Poi la sorpresa e la gioia: il tesoro e la perla superano di gran lunga l’attesa del contadino e del mercante. Donde la sorpresa e la gioia.
Infine la decisione. Tutto quello che si ha non ha più nessun valore, i massimi valori diventano minimi di fronte alla scoperta. Tutti gli averi vengono venduti.
La terza parabola – quella della rete che raccoglie ogni genere di pesci – è un po’ diversa. Qui diventa centrale il tema del giudizio. Il Regno, così importante per i due protagonisti delle parabole precedenti, non è una forza neutra. E’ anche giudizio, discernimento. Ma questo giudizio è difficile nella storia; sarà sicuro e definitivo solo alla fine, quando sarà Dio stesso a giudicare.

Nel frattempo si deve saggiamente prendere tutto ciò che ci troviamo di fronte come fa lo scriba – l’appassionato studioso della Parola di Dio – che prende da quella Parola sia le cose vecchie che quelle nuove. Gli studiosi pensano che questa frase sullo scriba divenuto discepolo del Regno è una specie di “firma” di Matteo al suo vangelo: è lui, infatti, questo scriba che toglie dal suo tesoro cose nuove e cose antiche…

IL MOTIVO PER VENDERE TUTTO

Va notata la differenza fra la prima e la seconda parabola: il regno dei cieli è simile a un tesoro; il regno dei cieli è simile a un mercante di perle preziose. Nella prima parabola l’accento è posto su ciò che si trova: è trovato per caso, ma è straordinario. Nella seconda su colui che cerca: ha cercato da sempre quello che finalmente è riuscito a trovare. Il regno dei cieli è sempre queste due cose: un qualche cosa da cercare e un qualcuno che cerca. Non basta l’offerta di Dio; bisogna che l’offerta di Dio mi appaia interessante. Immaginiamo la più grande gioia della nostra vita: quando ci si è sposati, quando è nato un bambino… Quando una grande gioia irrompe, tutto il resto passa in secondo piano. La cosa più difficile non è vendere tutto, ma trovare un motivo sufficiente per vendere.
Dunque la vera necessità è lasciarsi prendere dalla gioia, perché abbiamo trovato ciò che è veramente importante. Ci immaginiamo il mercante che dopo aver visto in controluce “quella” perla, si dicesse, dicesse: “Lasciamo perdere, vedremo la prossima volta”? Ma se quella è la perla che cerca da tutta la vita… Non può che correre, vendere tutto e prenderla… Non si può valutare la perla e fare la pazzia della vita, se non abbiamo il cuore aperto alla sorpresa e alla meraviglia.
Come stona la nostra rassegnazione alla fede… Non ci si rassegna – non ci si dovrebbe mai rassegnare – all’amore.