La donna tra il paradiso della creazione e quello dell’attesa

Questa settimana le donne trionfano. Meglio: una donna. Che cosa suggerisce, a te donna e religiosa, il mistero di Maria, donna in paradiso con tutto il suo essere, corpo compreso?
Anna

Cara Anna, in questa settimana siamo circondate da figure femminili esemplari che hanno segnato la storia della chiesa e dell’umanità, come santa Benedetta della Croce, santa Chiara. Tra queste certamente emerge per bellezza e santità la vergine Maria. Essa è icona della chiesa, figura di ogni credente, immagine della forma originale scaturita dall’opera creatrice del Padre, strada sicura per il cielo.

ESPLORATRICE DEL MISTERO DELLA FEMMINILITÀ

Maria è associata al mistero di Gesù, perché colei che ha generato il Figlio di Dio non poteva subire la corruzione della morte. Essa è modello di ogni donna e di ogni credente, è la grande esploratrice e guida nel mistero della femminilità. Infatti ci dona di cogliere la finezza e profondità dell’essere donna, indicando il primato dell’interiorità sul fare, della Parola sulle molteplici parole. Pensarla e definirla “Assunta in cielo” non la colloca in una sfera celeste lontana da ogni realtà o situazione umana, ma la pone come colei che indica il fine dell’esistenza, la vocazione a partecipare con tutto ciò che siamo alla gloria del cielo. Maria si situa tra la terra e il cielo per allargare i nostri angusti orizzonti, per ridefinire la nostra vocazione all’eternità, per dirci che tutto ciò che è “carne” e “corpo”, non andrà perso, parteciperà della vita, sarà ritrovato in Dio.

LA DONNA IN SINTONIA CON DIO

Noi donne abbiamo inscritta anche nel corpo la dimensione della vita che prende i ritmi mensili, che si fa accoglienza e generatività, che assume tutta una gamma di emozioni e sentimenti, di affetti …, che racconta la tenacia e la forza appassionata dell’amore, l’intuizione dell’intelligenza, la ricchezza della creatività e del “genio femminile”. La vita delle donne è ancora segnata dalle ferite della violenza, dalle umiliazioni che ne ledono la dignità, deturpano la bellezza, sviliscono le potenzialità; siamo figlie, sorelle, madri e spose segnate dalla croce, dalla fragilità e incompiutezza, partecipi dell’opera della redenzione. La donna come tale porta in sé il legame profondo con il suo popolo, come Maria figlia d’Israele. Essa è capace di coglierne i gemiti dell’umanità, quella a lei vicina e quella lontana e di esprimerli in sé, sintonizzandoli con quelli di Dio, per immedesimarsi in maniera oblativa nella realtà quotidiana e feriale, e porsi al servizio delle situazioni difficili e dolorose. Allora la vocazione della donna, come per la vergine Maria, è di essere intermediaria e custode tra due giardini: quello dell’Eden e quello del paradiso. Il primo, quello della creazione, della seminagione, della generatività, della lotta quotidiana tra il bene e il male, della fedeltà alla terra e alla propria fede, alla propria missione; della dedizione incondizionata sino a dare la vita, della cura e della compassione. Il secondo, quello dell’attesa, della sentinella che scruta la notte per intravedere l’alba del nuovo giorno, che indica la via maestra e sa guardare il futuro con speranza; vive nella fede la certezza che il disegno di Dio si compirà e si sta infallibilmente compiendo nel mondo che anela a partecipare della sua gloria.