Eleonora, da Bergamo al Giappone: il mondo visto dal bancone del bar

Eleonora Pagnotta, 23 anni, da sette mesi si trova in Giappone, a Kyoto, per immergersi completamente nella lingua e cultura giapponese, che ha potuto studiare all’Università di Bergamo: «Non saprei spiegare come sia nata la mia passione per il Giappone – racconta -: ricordo di aver sempre guardato alla cultura giapponese come qualcosa di raffinato e penso che a ciò abbiano contribuito la fascinazione di mio padre per questo Paese e l’arrivo, in terza elementare, di un nuovo compagno di classe: si trattava di un ragazzino per metà italiano e per metà giapponese. Credo di aver iniziato a pormi domande sulla cultura giapponese proprio con l’arrivo di questo mio coetaneo, che tutti tempestavamo di domande sul Giappone. Una volta terminati gli studi classici ho pensato che fosse arrivato il momento, dopo aver studiato le mie radici, di studiare lingue e culture diverse dalla mia ed ecco che, senza che avessi mai considerato prima l’idea, mi è venuto in mente di studiare giapponese. Non sapevo come sarebbe stato, mi chiedevo se non fosse stata un’idea un po’ insensata, ma mi sono subito innamorata della lingua e della cultura giapponese. Il colmo è che, a scelta fatta, mi sono ricordata di aver detto, ai tempi delle elementari, che avrei studiato questa lingua: ecco fatto».
Prima di approdare in Giappone, Eleonora ha vissuto l’esperienza del progetto Erasmus in Inghilterra: «Ho deciso che non mi sarei fermata a quella singola esperienza estera – prosegue – e, rendendomi conto della necessità dello studio della lingua in loco, nonché desiderosa di visitare il Giappone, ho deciso di partire e studiare in una scuola privata. Purtroppo l’università di Bergamo non ha partnership con altri atenei in Giappone, quindi non sono potuta partire per uno scambio».
L’impatto con questa cultura tanto amata non è stato semplice, per diversi motivi: «Il primo impatto è stato traumatico per il semplice fatto che, oltre ad essermi resa conto di non aver imparato abbastanza in tre anni di studio, mi sono anche accorta di aver scelto una scuola che non mi piace e ho avuto delle discussioni con un paio di insegnanti. In ogni caso mi trovo benissimo: sono felice qui». Le difficoltà finora incontrate da Eleonora rimangono connesse alla scuola e al desiderio di poterla cambiare, desiderio che necessita lo sbrigare diverse pratiche burocratiche per poterlo realizzare, anche se non sono mancati piccoli episodi legati al quotidiano: «Penso a quando non sono stata bene e sono dovuta andare due volte in ospedale: qui per le visite che noi faremmo dal medico di base vanno in ospedale, oppure quando, per la prima volta in vita mia, ho dovuto chiamare la polizia per colpa di un allarme scattato in un appartamento vicino al mio alle 5.30 del mattino, allarme che nessuno si era curato di disattivare.  Ad ogni modo non ho incontrato grosse difficoltà e ho sempre trovato qualcuno disposto ad aiutarmi, anche a trovare il mio attuale lavoro part-time come barista, un lavoro che adoro e mi ha aperto tante opportunità».
Sorprendente, sicuro e straordinario: queste tre parole potrebbero, per Eleonora, descrivere il Giappone.  L’esperienza più bella? I rapporti personali che si sono venuti a creare casualmente: «Ho conosciuto tanti amici nei vari pub dopo aver scambiato un paio di parole  – racconta Eleonora – e addirittura due amiche per strada durante un matsuri, una festa tradizionale. C’è però un episodio che mi ha dato molta soddisfazione da un punto di vista umano e lavorativo. Capita spesso di fare amicizia coi clienti, ma qualche giorno fa ho conosciuto una coppia di signori americani coi capelli bianchi e tante bellissime esperienze di vita che, dopo aver speso qualche giorno al pub in cui lavoro, sono venuti a dirmi quanto siano stati felici di aver incontrato me e i miei colleghi e di come noi siamo stati una parte importante del loro viaggio in Giappone e se ne sono andati ringraziandoci e abbracciandoci. È un episodio molto semplice, ma è stato bellissimo».
Eleonora non sa ancora di preciso fino a quando resterà in Giappone, ma vorrebbe fermarsi il più possibile: «Sinceramente quando penso alla fine della mia esperienza mi salgono le lacrime agli occhi: credo che dominerà sempre i miei ricordi e le mie scelte di vita».