Mi sento uno scout. La straordinaria “carta del coraggio” consegnata a Renzi e ai vescovi

Lo confesso: ho sempre nutrito una certa diffidenza verso gli scout e la loro cultura organizzativa. Non mi sono mai piaciuti il loro cameratismo esasperato, la passione per la disciplina e per la gerarchia, tutto quel proliferare di simboli, gradi, divise, eccetera, con il quale li ho sempre identificati, desiderando, fin da piccolo, di starne ben lontano. Il fatto poi che un Presidente del Consiglio così autoritario come l’attuale provenga, e orgogliosamente, dalle loro fila non ha certo aumentato la mia simpatia nei loro confronti.

STREPITOSO DOCUMENTO 

Eppure oggi, sabato 23 agosto 2014, “io mi sento uno scout” anzi “io sono uno scout”, parafrasando il Kennedy cittadino della Berlino di mezzo secolo fa. Sono uno scout perché ho appena finito di leggere, nella sua versione integrale (anticipata dall’eccellente pezzo di Kocci su Il Manifesto di alcuni giorni orsono), la “carta del coraggio” approvata dalla Route Nazionale dell’Agesci e consegnata pubblicamente, a San Rossore, al cardinal Bagnasco e al Presidente Renzi. Leggetela la Carta, leggete tutti questo strepitoso documento. Cercatelo sul web. Procuratevelo in qualche modo. E’ davvero un testo importante. Per molte buonissime ragioni. Prima di tutto, perché l’hanno scritto dei giovani , ragazze e ragazzi tra i 16 e i 21 anni; giovani che hanno una voglia matta di occuparsi di questioni sociali e politiche, senza per questo rinunciare a curarsi di se stessi; giovani umili e riflessivi, ma giustamente orgogliosi di smentire i facili profeti di sventura che dipingono la loro come un generazione di svogliati, di privi di valori, di abulici, e tutte quelle altre scemenze che si leggono sui giornali o nei libri scritti da vecchi tromboni mascherati da psicologi di tendenza. Gente che dei giovani non sa niente e capisce meno. Secondo punto: si tratta di giovani credenti, di cattolici che fanno mostra di un coraggio e di una lucidità che spesso mancano alle generazioni più mature.

UNO STIMOLO PER LA SOCIETÀ CIVILE E PER LA CHIESA

Sì, perché hanno avuto il coraggio questi ragazzi di presentare, alla loro Chiesa e al Paese, un lungo e articolato elenco di riforme: ad esempio, hanno chiesto alla Chiesa di non discriminare nessuno in base all’orientamento sessuale, di accogliere al proprio interno (e non solo di tollerare) gay, divorziati e conviventi, di esibire uno stile di vita e di governo davvero sobrio e “povero”, di concedere finalmente un ruolo più incisivo alle donne e ai laici; hanno avuto l’ardire questi giovani di chiedere ai vescovi, ed è uno dei passaggi più belli e convincenti della Carta, di fidarsi dei loro fedeli, di considerarli cristiani adulti e maturi, e di non temerli, di non pensare di doverne tenere a bada presunti pericolosi istinti devianti. E’ il disegno, coraggioso e splendido, di una Chiesa rinnovata e fiduciosa del futuro quello che tracciano i giovani dell’Agesci. Ed è una trama collettiva, un delizioso frutto democratico, non il prodotto dell’intelligenza di uno solo, non l’emanazione del carisma di un eletto, di un duce grande o piccoletto. E’ di questa forza che abbiamo bisogno, noi “non giovani”, per capire che non tutto è perduto, per non lasciarci andare al pessimismo brontolone. E anche per capire che il miglioramento della Chiesa e dell’Italia nascono così, quando, come un grande intellettuale collettivo, migliaia di persone si mettono insieme per pensare al loro futuro, per discutere, con serietà e passione, del mondo che vogliono costruire insieme agli altri. E’ quella degli Scout cattolici un’energia che, proprio perché non settaria, ma, al contrario, democratica e laica, non si rivolge solo alla Chiesa, ma anche allo Stato e a tutta la comunità, chiedendo non solo che il legislatore riconosca appieno i diritti delle nuove famiglie (cioè delle coppie omosessuali e di quelle di fatto), ma anche che tutta la comunità nazionale si sintonizzi presto con i valori centrali delle generazioni emergenti: il rispetto assoluto dell’ambiente, il rifiuto del consumismo becero e la sperimentazione di forme alternative solidali di acquisto e consumo, l’amore per la pace e il rifiuto della guerra (e cioè, in concreto, la riduzione delle spese militari), la passione assoluta per la legalità e la Costituzione repubblicana.

Mettiamoci in ascolto di questi ragazzi. E facciamolo in fretta. Buona domenica a tutti.

Per leggere il testo della “Carta del coraggio”, cliccare qui (dal “Secolo XIX”)