Pane e noci: ristrutturazione fai-da-te. E il sindaco? Al mare…

Torna il feuilleton “Pane e noci” di Alessio Mussinelli e con le illustrazioni di Matteo Gubellini. Don Biagio programma una ristrutturazione garibaldina, reclutando le maestranze senza lavoro, italiane e straniere. Ma ci si mette una pioggia anomala…

 

Soggiorno motivazionale.

Questa era la scusa ufficiale usata dal sindaco Foresti per obbligare gli assessori e i consiglieri del suo schieramento politico a lasciare il paese per quattro giorni di fila.

– Ci hanno creduto?- gli chiese don Biagio che aveva preallertato una squadra di giovanotti per la ristrutturazione del ricovero.

– Pare di sì. Avrete strada libera da questo giovedì -.

– In quattro giorni faremo sì e no la metà di quel che serve –

-Vedete di non lamentarvi o faccio saltare tutto. M’è costata una fatica organizzare questo viaggio…-

Il Foresti si passò una mano sulla fronte e la scrollò dal sudore.

-A quanto stiamo?-

Angelo passò una penna su un foglio puntando un elenco.

-Quindici –

-Sono pochi –

-Ce li faremo bastare-.

-Italiani?-

-Otto italiani, sette stranieri-.

Il Foresti fece un sì deciso con la testa. Il giovedì seguente, all’alba, il sindaco si mise alla guida del furgone dell’unione sportiva e caricò uno a uno i consiglieri, tirando fuori dal letto uno che si era finto malato, e non appena oltrepassò il cartello stradale del paese, il ricovero fu preso d’assalto.

Il più attivo di tutti, colto da una frenesia che poteva provenire solo da uno sproporzionato abuso di caffeina, era don Biagio, che si dava da fare con la mente e le mani dirigendo i lavori e buttando sabbia nella betoniera. Lavoro dispendioso quanto inutile poiché prima di usare il cemento era necessario rimuovere e sostituire i vecchi impianti di riscaldamento che facevano acqua.

L’anomalo movimento insospettì dapprima gli ospiti del ricovero che furono spostati nell’ala più moderna della struttura, dopodiché i parenti che nel fine settimana giunsero numerosi per le visite e diedero sfogo ai loro pensieri sommergendo di lamentele l’ufficio del direttore.

– Non capisco il problema – intervenne don Biagio spuntando da un caschetto giallo di protezione. -Preferivate un ricovero accidentato? Se proprio ci tenete, provvederemo a rimettere ogni perdita dov’era prima-.

A capo della protesta s’era messo un uomo che nella struttura aveva ricoverato la suocera.

-Potevate avvisarci –

– L’avremmo fatto volentieri ma non ce ne è stato il tempo- si giustificò il parroco. -O lo facevamo adesso, o non lo facevamo più-.

– Sì ma in questo modo m’inguaiate-.

Quello cui l’uomo si riferiva era la richiesta della suocera di tornare a casa intanto che i lavori giungessero al termine, cosa che l’uomo non aveva la minima intenzione di accettare poiché la signora aveva un importante forma di schizofrenia e non appena ne aveva occasione gli rifilava padellate sulla schiena.

– Finché è il padellino delle uova strapazzate non fa nulla, ma se trova il paiolo della polenta è un problema- concluse l’uomo sgranchendosi le spalle come avvertisse il dolore.

Don Biagio represse un sorriso in un colpetto di tosse. -Portate pazienza solo qualche giorno-

Un martello pneumatico iniziò a triturare un muro scrostato che andava rifatto.

– Ci fosse il sindaco, tutto questo macello non sarebbe successo- si lamentò una tenendosi le orecchie tappate con le mani.

A Don Biagio tutto quel negativismo non andava giù. C’erano alcuni disagi da sopportare, ma i vantaggi sarebbero stati molti e valeva la pena soffrire.

– Il vostro sindaco non poteva fare un accidenti. Non ci sono soldi per fare i lavori come si deve. O così, o pomì-.

Il sindaco, nel frattempo si godeva il riposo sulla riva del mare e per levarsi il rischio che i suoi venissero a sapere qualcosa, aveva bandito i telefoni cellulari per l’intero fine settimana. Solo un leggero fischio all’orecchio tra un sonnellino e l’altro gli ricordava quello che nel paese stava in sua assenza accadendo. Dormiva e sognava un ricovero nuovo, a due passi da un parco con pratino inglese, cespugli di rose sui lati e un laghetto per anatre e pesci rossi. Tutto il contrario di quel che trovò al suo rientro poiché il ricovero era rimasto esattamente quello di prima. Anzi, a guardarlo bene sembrava pure peggiorato.

– Ha piovuto- si giustificò don Biagio che non aveva messo in previsione di poter incontrare acqua sul suo cammino. -L’interno è quasi finito, ma all’esterno non abbiamo potuto toccare nulla-.

Il #tempo non lo comanda nessuno gli twittò santalessandro sempre puntuale nelle sue sortite.

-E ora che si fa?-

– Aspettiamo che smetta di piovere-

– E se non smettesse?-

– Ormai è estate, che volete che succeda? Arriverà anche il sole-

E invece quell’anno ci fu un’estate che sembrava novembre. Piovve ogni giorno a scrosci, con l’intensità di un ciclone tropicale, rinviando l’intervento di ristrutturazione all’autunno.

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Vuoi leggere le puntate precedenti? Eccole qua.

Primo episodio: L’inaugurazione
Secondo episodio: Cioccolato
Terzo episodio: Grigliata esplosiva
Quarto episodio: Chi la fa…
Quinto episodio:Una zuffa coi baffi
Sesto episodio: Quasi Beautiful
Settimo episodio: Misteri hi-tech
Ottavo episodio: Anonimo bergamasco
Nono episodio: Il mistero del paese deserto
Decimo episodio: Il torneo in notturna
Undicesimo episodio: Questo arresto non s’ha da fare…
Dodicesimo episodio: La guerra delle strisce
Tredicesimo episodio: Don Biagio nel blu dipinto di blu
Quattordicesimo episodio: Quella ristrutturazione s’ha da fare. Una questione di coscienza