Il cardinale Baldisseri: «C’è un grande lavoro da fare per sostenere e difendere le famiglie»

«La III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi indetta da Papa Francesco, che si terrà dal 5 al 19 ottobre prossimo in Vaticano, dal titolo “Le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”, vuole tratteggiare delle linee guida per il futuro della pastorale familiare. La discussione e il dibattito verteranno sulle problematiche emerse dall’inchiesta e riassunte dall’Instrumentum Laboris. C’è un immenso lavoro da fare per la Chiesa e il Sinodo vuole aiutare i pastori e tutti i cristiani a camminare insieme per sostenere, costruire e difendere le famiglie».
Il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei Vescovi delinea e anticipa i temi che saranno affrontati durante le due settimane di lavoro. «È certo che lo zoccolo duro della società e della Chiesa è la famiglia composta di un uomo e una donna, uniti in matrimonio e da figli, istituzione naturale e primordiale, che oggi si trova in una situazione di confronto e di sfida di carattere inedito, nuovo e difficile. Il Vangelo della famiglia è la buona notizia, che anche nei paesi di tradizione cristiana deve essere proposta con forza, convinzione e come grande bene per l’umanità intera. Non dobbiamo dimenticare che appena il 36 per cento dell’umanità si riconosce seguace del cristianesimo e che il Vangelo della famiglia deve essere predicato a tutte le creature, anche a quel 64 per cento che non lo conosce», puntualizza Baldisseri, toscano, nato nel 1940, Cardinale dal 21 settembre dello scorso anno.

Eminenza quanto è cambiata la società rispetto all’epoca in cui Karol Wojtyla scrisse l’esortazione Familiaris Consortio?
«Sono passati oltre trent’anni dalla pubblicazione della Familiaris Consortio (il 22 novembre 1981) e il mondo è cambiato da allora in un ritmo vertiginoso e intenso a tutto campo. L’intuizione di Papa Francesco di riprendere a trattare il tema della famiglia è illuminata e provvidenziale, perché la famiglia è il fondamento della società e per la Chiesa, è la “chiesa domestica”. È in gioco il futuro dell’umanità toccando l’istituto familiare. L’espressione di Papa Francesco: “Una Chiesa in uscita” indica bene l’orientamento dell’evangelizzazione di oggi, che parte dalla famiglia e colloca la Chiesa in cammino con la gente che deve fare i conti con il fenomeno della globalizzazione che in termini geopolitici, economici e sociali ha sbocchi imprevedibili».

Il termine “sinodo” deriva dal greco “synodos” che vuol dire “camminare insieme”. Qual è il significato profondo di questa assise straordinaria nella quale la Chiesa universale cammina dai cinque angoli del Pianeta verso la sede di Pietro per riflettere su tutti quei temi e quelle situazioni che sono mutate da tempo?
«È un evento ecclesiale di grande portata per il tema che è stato scelto. Il Sinodo è l’espressione più alta di collegialità dopo il Concilio Ecumenico e come tale si costituisce come un Assemblea di pastori, guidati dal successore di Pietro, il Papa, ma coinvolge tutta la Chiesa nella preghiera e nel discernimento. A questo Sinodo vi partecipano con diritto di voto tutti i Presidenti delle Conferenze episcopali (114), i Capi delle Chiese Orientali sui iuris (13), i Capi dicastero della Curia Romana, i Membri del Consiglio di Segreteria (15) e di nomina pontificia (26), rappresentanti di religiosi (3), e con diritto di parola uditori-uditrici laici (36) e rappresentanti di chiese sorelle (8). Vi sono pure esperti e molte altre persone che collaborano al buon andamento dei lavori. Questo Sinodo è allora un momento alto d’incontro e di riflessione sul tema della famiglia, che tocca tutti, interpella la Chiesa, la società, le nazioni e tutte le istituzioni. La Chiesa vuole proporre agli uomini e alle donne del nostro tempo l’insegnamento perenne di Gesù Cristo, che è una persona, sulla famiglia».

Due settimane di lavoro alle quali seguirà nel 2015 un Sinodo ordinario, sempre dedicato alla famiglia. Nel percorso di rinnovamento della Chiesa quanto è importante, come Lei ha sottolineato “proporre al mondo odierno la bellezza e i valori della famiglia, che emergono dall’annuncio di Gesù Cristo che dissolve la paura e sostiene la speranza”?
«Sì. I Padri sinodali si riuniranno per due settimane, dal 5 al 19 ottobre, con una domenica in mezzo e una conclusione speciale, perché durante la S. Messa di chiusura vi sarà la beatificazione di Paolo VI, fondatore del Sinodo dei Vescovi. Si è consapevoli che il tema è vasto, complesso, con punti particolarmente delicati che richiedono lunga e profonda riflessione. Ed è per questo che Papa Francesco ha stabilito che vi sia una seconda tappa, il Sinodo Ordinario del 2015, durante il quale sia ripreso il tema e allargato ad altre prospettive, al fine di elaborare le risposte adeguate alle impellenti esigenze segnalate in larga parte già nell’Instrumentum Laboris. È importante proporre la bellezza e i valori della famiglia cristiana, oggi, in questo contesto di trasformazioni e di cambi epocali per le scoperte scientifiche, che spesso non sono messe al servizio dell’istituto familiare e a sostegno della vita e al benessere delle persone, della famiglia e della società, per le ideologie che feriscono l’istituto familiare e le politiche che le accolgono e le impongono internazionalmente».

L’Instrumentum laboris ha come obiettivo “comunicare i valori del Vangelo in modo comprensibile all’uomo di oggi”. È per questo che nell’Introduzione Lei scrive che “la misericordia di Dio apre alla continua conversione e alla continua rinascita”?
«L’Instrumentum laboris ha disegnato la realtà di oggi, e credo che almeno ne sia stato un contributo obiettivo e onesto, con le sue luci e le sue ombre. Il documento preparatorio al Sinodo, sintetizzando le risposte al questionario inviato lo scorso autunno ai fedeli cattolici di tutto il mondo su matrimonio e famiglia, registra la situazione attuale della famiglia ed è la base sulla quale i Padri sinodali rifletteranno sul tema alla luce del vangelo. Dall’indagine risulta che c’è bisogno di un rinnovato annuncio del Vangelo della famiglia, nella verità e nella carità. La carità è sottolineata dall’accento con il termine misericordia. Papa Francesco non si stanca di ritornare su questo punto nelle sue Omelie e nei suoi interventi, per ricordare a tutti ed anche ai Padri Sinodali che la misericordia è centrale nel messaggio del Vangelo e investe in particolare il matrimonio e la famiglia».

Quali possono essere le prospettive per le coppie di fatto?
«Già i termini con cui si esprime questa situazione indicano che non si tratta di una famiglia, che per sé è fondata sul matrimonio. Allora vi sarà una pastorale adeguata per le persone coinvolte e i padri sinodali saranno chiamati a tratteggiarle per aiutare gli operatori pastorali nella loro azione».

Il documento ha ribadito il no alle unioni di persone dello stesso sesso ma “nel caso in cui chiedano il Battesimo per il bambino, il piccolo deve essere accolto con la stessa cura, tenerezza e sollecitudine che ricevono gli altri bambini. È evidente che la Chiesa ha il dovere di verificare le condizioni reali in vista della trasmissione della fede”. È un’apertura nei confronti di un argomento molto dibattuto?
«Qui si tratta di considerare i bambini che non hanno scelto di trovarsi in questo contesto e quindi devono essere accolti dalla Chiesa per quelli che sono, con tenerezza, senza discriminazioni o altre considerazioni. Quanto alla preparazione ai sacramenti e all’educazione religiosa, è affidata in primo luogo a chi ne ha cura e alla comunità parrocchiale a cui appartengono».

“Di fatto, televisione, smartphone e computer possono essere un reale impedimento al dialogo tra i membri della famiglia, alimentando relazioni frammentate e alienazione: anche in famiglia si tende sempre più a comunicare attraverso la tecnologia. Si finisce così per vivere rapporti virtuali tra i membri della famiglia, dove i mezzi di comunicazione e l’accesso a internet si sostituiscono sempre di più alle relazioni”. L’assise affronterà anche questo aspetto della nostra vita?
«Sarà certamente uno dei temi che saranno affrontati dai Padri sinodali per le dimensioni globali che hanno assunto i mezzi di comunicazione nel mondo e l’incidenza sulle masse specialmente sui giovani, gli adolescenti e i bambini. Nell’Instrumentum laboris si menzionano gli effetti negativi che possono occorrere per l’abuso di questi strumenti della tecnologia della comunicazione. Ovviamente è tutto un grande lavoro pastorale da fare per utilizzare queste magnifiche invenzioni per la diffusione del vangelo e allo stesso tempo i danni che possono provocare nelle famiglie e nelle relazioni interpersonali e di gruppo, fino all’utilizzo della rete per fini illeciti e criminali».

“Una Chiesa “povera e per i poveri”, si afferma nell’Instrumentun laboris, non dovrebbe mancare di far sentire alta la sua voce” nei confronti di quella “famiglia che si trovi a lottare per la sussistenza”. Un problema attualissimo. Cosa ne pensa?
«Papa Francesco proviene da un paese di un continente che ha non solo sofferto la povertà fino all’esclusione della maggioranza della popolazione, ma ha anche lottato per trovare una via di benessere per tutti. In questa nobile lotta la Chiesa è stata ed è in prima linea ancora oggi con una evangelizzazione diretta nella favelas, negli slums, nelle periferie della miseria più nera ed ha imparato con i poveri a spogliarsi delle sue ricchezze anche materiali e le ha poste a disposizione dei poveri. La Chiesa è nata nella povertà, con Gesù nella mangiatoia, spogliato sulla croce, crocifisso e morto. Solo così è risorto e ha conferito ai suoi discepoli la missione di andare nel mondo per edificare l’edificio di pietre vive e non costruire palazzi di sola pietra o monumenti sui sepolcri. “Come vorrei che la Chiesa fosse povera per i poveri”, è l’espressione di papa Francesco proferita sin dall’inizio del suo Pontificato. È necessario convincersi che il cammino della Chiesa è il cammino dei poveri. “Poveri in cammino” sono gli uomini e le donne di tutti i tempi, che hanno bisogno di qualcuno che li guida. È Gesù in persona, la Chiesa di cui egli è capo, spogliata di tutto, che può ben essere credenziale per questa lunga marcia verso i cieli e la terra nuova».