La monaca Chiara e il canto d’amore del Cantico

Immagine: Marc Chagall, Il Cantico dei Cantici

Cara suor Chiara, mi hanno detto che un collaboratore parla, in questo numero del “santalessandro”, del Cantico dei Cantici e dell’aspetto bello gioioso, positivo della sessualità. Ho pensato a te e la cosa mi intriga un po’. Vorrei chiederti: Tu monaca potresti dirci qualcosa del Cantico? Grazie. Angela

Rabbì Aqiva, il grande mistico ebreo del II secolo disse: «L’eternità non vale quanto il giorno in cui il Cantico dei Cantici fu dato a Israele. Sì, tutti gli scritti sono santi, ma il Cantico è il più santo». Questa espressione del grande Rabbì, cara Angela, è rivelativa del significato e del valore di questo testo nella scrittura che, per la sua struttura e ricchezza poetica, spirituale, narrativa, si presta a molteplici interpretazioni. È un testo bellissimo che narra l’amore umano e la corporeità, attraverso una gamma di colori, profumi, sentimenti, aromi, che fanno di questo libro l’alfabeto dell’amore. In esso si celebra l’amore, la persona nella sua totalità; tutta la dimensione corporea e sensuale è coinvolta quasi a far risuonare la parola di Dio nel momento della creazione quando, contemplando l’uomo, affermò che “è cosa molto buona”.

AMORE SENZA IMBARAZZI E AMBIGUITÀ

Una bontà e una bellezza descritte con uno sguardo passionale e contemplativo allo stesso tempo perché l’amore tra un uomo e una donna è qualcosa di estremamente reale e corporeo, ma allo stesso tempo estatico e carico di quel mistero che rimanda all’Altro per eccellenza. Un amore non intimistico, ma che si fa relazione, comunicazione, incontro, forza creatrice, potere fecondo, momento eterno. Il Cantico non teme di presentare tutta la dimensione passionale che sottende all’incontro uomo-donna come linguaggio necessario voluto da Dio, con un realismo spoglio da qualsiasi ambiguità o imbarazzo. Lo presenta come dimensione dell’amore, ma per viverlo con tale trasparenza e purezza di cuore occorre ritrovare la sua origine, la fonte sorgiva da cui scaturisce: il volto di Dio che è Amore. Staccato da questa origine la corporeità, la sessualità, la relazione possono diventare mercificazione, sfruttamento, abuso, possesso …

Dio stesso utilizza la metafora sponsale per comunicare il suo legame di alleanza con l’uomo, per comunicare un amore fedele che mai viene meno; Egli sceglie e sposa, in Cristo, la nostra carne, e continua a farsi carne nell’Eucarestia per dare forma e concretezza all’amore. Chiama alle nozze l’umanità perché possa godere di quell’amore per la quale è stata creata e salvata: «Come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te» (Is 62, 5).

I TEMPI DELLA LONTANANZA E DELLA SOLITUDINE

Ma il Cantico narra anche la fragilità dell’amore, le insidie che lo affliggono, i tempi di aridità e lontananza, la solitudine, il momento in cui si devono scacciare le volpi, scongiurare le ragazze …: sono passaggi da attraversare perché l’amore è fatto di piccoli passi che ne costruiscono la verità e la solidità sino ad affermare che «forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passione, una fiamma di fuoco!».

L’amore è grande e invincibile, è eterno, perché è fuoco che “viene da Dio”. Se questo amore, senza perdere di intensità, potesse coinvolgere ed abbracciare tutti gli uomini, sarebbe la più alta Incarnazione dell’amore di Dio che ama tutti e chiama a vivere di Lui e con Lui. In un tempo in cui l’amore è bistrattato e svilito, instabile e fragile, questo testo ci invita alla scoperta dell’altro, all’uscire da sé per la ricerca del bene dell’amato, a non cercare ebbrezze illusorie, ma una felicità duratura in cui l’amore assume in sé anche il linguaggio della rinuncia e del sacrificio. Sì, l’amore mira all’eternità, a un esodo da sé verso l’altro, che si fa incontro e dono. Il Cantico ci invita a fare delle nostre esistenze “un poema di amore”nelle diverse vocazioni e stagioni della vita; a imparare linguaggi e gesti nuovi che l’alleanza con il Dio che è amore ci suggerisce, nella certezza che «le grandi acque non possono spegnere l’amore, né i fiumi travolgerlo, perché forte come la morte è l’amore!».