Laura, medico di Bergamo: «Il caos dei test di specializzazione ha penalizzato il merito»

«I giornali ci hanno definiti “studenti”, ma noi siamo già medici abilitati: stiamo facendo sostituzioni, lavoriamo in case di riposo, negli ambulatori o come guardie mediche. Invece ci fanno passare per studentelli di primo pelo che vogliono solo lamentarsi ».

Laura[1] ha 26 anni, ha una laurea in medicina con lode e da sempre il sogno di diventare pediatra. Peccato che quel sogno, per ora, sia destinato a rimanere nel cassetto ancora per un po’: Laura si è trovata infatti coinvolta nel recente caos dei test di ammissione alle specializzazioni mediche, caos dovuto allo scambio in sede di esame del test per le specialità mediche con quello per i servizi e che ha generato confusione, comunicati ministeriali in contraddizione tra loro, e infine la decisione di risolvere la questione (e la figuraccia) con l’annullamento di alcune domande e conseguente livellamento a tavolino dei punteggi. Il risultato? Graduatorie nelle quali non si sa più bene che ruolo abbia giocato il merito e quale, invece, le inefficienze burocratiche, i cavilli, l’incompetenza o la superficialità di chi era stato chiamato a decidere del futuro di migliaia di aspiranti medici specializzandi.

«Quello che più mi manda in bestia  – spiega Laura, bergamasca, che è rimasta fuori dalla graduatoria per pediatria per 60 persone  e spera ora nei ripescaggi –  è il modo assolutamente disorganizzato con cui è stato gestito il tutto… E questa disorganizzazione la paghiamo noi». Laura non è certo una che sta con le mani in mano: subito dopo aver ottenuto la maturità scientifica è stata ammessa alla facoltà di Medicina dell’università di Brescia, dove si è laureata perfettamente in linea con i tempi e conseguendo la lode. «Ho sempre desiderato fare il medico, in particolare la pediatra, e mi sono impegnata per anni… Per trovarmi poi in questa beffa assurda! Ma come è possibile invertire due test ministeriali?».

Come Laura, sono moltissimi gli aspiranti medici che si sono visti sorpassare in graduatoria a seguito della “toppa” delle due domande annullate, toppa con cui il Miur ha cercato di riparare allo scambio dei test per evitare di doverli ripetere, con costi e difficoltà annesse: «Pur avendo svolto un test che non competeva alla mia area, avevo risposto correttamente ai due quesiti  che poi sono stati annullati – spiega Laura -. Il Ministero però ha stabilito che per l’annullamento delle domande avrebbe assegnato 0 punti a chi le aveva fatte giuste, 2 punti a chi le aveva lasciate bianche e 2,6 punti a chi le aveva sbagliate (perché per ogni errore toglievano 1,3 punti ). E parliamo di graduatorie in cui basta una differenza di 0,1 punti per decretare l’ingresso o meno in specialità».

Sulle graduatorie hanno influito anche i punteggi assegnati al curriculum di studi, con un metodo di conteggio che ha finito per avvantaggiare i candidati provenienti da Università nelle quali prendere un 30 e lode è molto più facile che in altre.  Ma non è finita qui: «su Internet circolano fotografie di aule nelle quali i computer per i test erano praticamente appiccicati l’uno all’altro. Come è possibile? Per non parlare delle testimonianze di gente che fotografava i test con il telefono e si faceva mandare le risposte da casa. Come è possibile che in alcune aule siano riusciti a portare dei cellulari? Noi siamo stati perquisiti prima di entrare. Le regole in Italia  valgono solo per qualcuno? È stata una enorme pagliacciata, e ne ha fatto le spese chi si è impegnato per anni e ha sempre rispettato regole e regolamenti».  Insomma, il classico pastrocchio all’italiana che – tra test invertiti, toppe peggiori del buco, modalità di svolgimento dell’esame dubbie e penalizzazione delle Università più severe rispetto a quelle più blande   – rischia di mettere in gioco il futuro di migliaia di (potenziali) medici qualificati e motivati. Per quanto riguarda la possibilità di fare ricorso, però, Laura è scettica: «mi sto informando in merito, ma costa un sacco di soldi e i tempi sono lunghissimi».

Laura è amareggiata, come sono amareggiati molti suoi colleghi e amici che si sono visti sorpassare in graduatoria non sulla base del merito, ma del sistema “tanto al chilo” tipico di molta burocrazia all’italiana. Con la differenza che, in questo caso, si parla di professioni mediche, cioè di persone che avranno in mano la vita dei propri pazienti e per i quali il merito dovrebbe valere più di qualsiasi disorganizzazione. Almeno in teoria.

 

[1] Il nome è fittizio per motivi di privacy