Il superquiz della liturgia: cos’è la preghiera di intercessione?

Continua il superquiz della liturgia curato dalla commissione liturgia della parrocchia di Seriate, che racconta in pillole alcune curiosità sulla Messa, con un linguaggio a misura dei più piccoli. Stavolta vediamo cos’è la preghiera di intercessione.

Il gesto dello spezzare il pane è anticipato dalla preghiera del Padre Nostro e dallo scambio della pace. Nella preghiera del Padre nostro, chiamando Dio con il nome di papà e dicendo «Padre nostro» (e non «mio»), ci riconosciamo fratelli, figli di uno stesso Padre. Subito dopo siamo invitati a scambiarci la pace. La pace è la vita, lo stare bene, il vivere nella gioia, avere un cuore riconciliato. Là dove c’è il peccato, il male, lì non c’è pace. E chi è l’unico che può vincere il male che c’è nel nostro cuore? Il Signore! La sera di Pasqua Gesù va dai suoi discepoli ancora rinchiusi in casa per la paura e dice loro: Pace a voi!”. Nella Messa anche noi incontriamo il Signore risorto e riceviamo il suo perdono che ci porta la pace. La pace che viene dal Signore è un dono che non va tenuto per sé, ma viene scambiata, condivisa. Scambiandoci il gesto di pace noi ci rendiamo conto che la pace di Gesù unisce a lui tutti coloro che partecipano al banchetto del suo corpo e del suo sangue. Non si partecipa mai alla Messa da soli; siamo una famiglia, una comunità di fratelli!

Il superquiz: cosa vuol dire anamnesi? Cos’è la preghiera di intercessione?

Anamnesi significa “ricordo”. Ma cosa ci ricorda? Subito dopo le parole: “Mistero della fede”, siamo chiamati a far memoria della passione, della resurrezione e dell’ascensione al cielo di Gesù. Poi si offre a Dio Padre “il pane della vita e il calice della salvezza”. Ognuno è invitato ad unirsi a questa offerta.

Dopo la consacrazione il sacerdote continua con una lunga preghiera. Quale significato ha? È la preghiera di INTERCESSIONE: il celebrante prega Dio per i vivi (per la chiesa sparsa su tutta la terra, i presenti, il papa, il vescovo, i sacerdoti…) e per i defunti. La preghiera eucaristica si conclude poi con la DOSSOLOGIA, cioè rendendo gloria a Dio: “Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a Te, Dio Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli”.

La storia del gallo cedrone

Questa storia rende davvero bene quando viene raccontata dal vivo…Chi l’ha ascoltata può darvene conferma 🙂

Il gallo, impettito e consapevole del suo ruolo, si sistemò le penne con cura, poi, con un deciso battito d’ali, volò sul punto più alto della staccionata. Tutto era pronto. Gli occhi tondi delle gallinelle fissavano la magnificenza del gallo che, drizzato il collo, iniziò a cantare… e ancora una volta avvenne il prodigio: su quelle note, con maestosità, il sole sorse! Questo era ormai il consueto “rito” che accoglieva il giorno. Nel piccolo cortile, ogni gallina anelava ammirata al gallo per il suo potere di far sorgere il sole. Accadde però, un giorno, che per un improvviso acquazzone, il gallo si raffreddasse. Da principio nessuno, nel pollaio, diede troppo peso alla cosa, neppure l’interessato, ma avvenne che il mattino seguente… la voce del sorprendente pennuto, fosse completamente scomparsa. L’intero pollaio non tardò ad accorgersene e tutti sprofondarono nella paura: “Il gallo non ha più voce! Come potrà sorgere il sole?”. Si andavano dicendo le galline. “Senza il sole l’intera terra morirà!”. E l’angoscia si faceva sempre più strada. Mortificato il gallo se ne stava sul suo trespolo; tentando con tutte le forze di emettere qualche suono, ma niente! Fu proprio allora, fra pianti e starnazzi, che piano piano, maestoso come sempre, il sole si alzò. Quale stupore! L’astro luminoso sorgeva da sé stesso, senza bisogno di nessun canto. Questa fu un’incredibile scoperta che pesò soprattutto sul povero gallo che cadde in un profondo sconforto. Per molti giorni nessuno lo vide più, ma poco importava, visto che il sole sorgeva comunque, anche senza di lui. Ma una mattina, qualcosa di nuovo accadde. Al primo chiarore dell’alba, tutto il pollaio fu destato da un canto dolcissimo. Ancora traballanti e addormentate, le galline fecero capolino sul cortile e con stupore videro il gallo che cantava meravigliosamente, mentre il sole iniziava a portare il suo splendore sulla terra. “Come è possibile! Mai lo avevamo sentito cantare così bene!”. Si dicevano le une alle altre. Ma lui, indifferente a tanti elogi, continuava ad elevare al cielo quelle note che si andavano diffondendo per l’intera vallata. Era un canto sublime come mai, infatti non proveniva più solo dalla gola, ma dal cuore: il gallo, ora, non cantava più per far sorgere il sole, ma perché il sole stava sorgendo.